La meretrice di Costanza
- Autore: Iny Lorentz
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2014
“Dal giorno in cui Marie aveva appreso dell’imminente matrimonio, qualcosa in lei era cambiato, invece di girare per casa cantando e danzando, come al solito, svolgeva i suoi compiti con aria cupa e riottosa come un puledro che assaggi le briglie per la prima volta”.
Costanza. Anno Domini 1410. La diciassettenne Marie Sharer era l’unica figlia di mastro Matthis, il quale doveva la sua ricchezza al commercio con l’estero. Oltre alla dimora di Costanza, il padre di Marie possedeva anche un bel podere nei pressi di Meersburg e alcuni tra i più prosperi vigneti sulla costa settentrionale del lago. Sua moglie era morta nel dare alla luce Marie che era stata cresciuta da Wina, la governante, “una donna bassa, corpulenta, con un viso aperto ma severo”, la quale nell’allevare la piccola Sharer aveva trovato il giusto equilibrio tra condiscendenza e severità.
La bambina curiosa, spesso audace, ora si era trasformata in una ragazza ubbidiente e coscienziosa, promessa sposa del Magister Ruppertus Splendidus, figlio naturale del conte Heinrich von Keilburg, uno degli uomini più potenti dell’antico ducato di Svevia e suddito dell’Imperatore. Il giovane erudito ventiquattrenne, statura media, magro, dal volto dai tratti troppo duri per essere belli, aveva uno sguardo che pareva penetrare a fondo nelle cose e nelle persone. Ruppertus “uomo di penna e non di spada” faceva già parte della cerchia dei consiglieri di Otto von Hachberg, il vescovo di Costanza.
Nonostante quindi il Magister fosse un ottimo partito, Marie tentava di immaginare come sarebbe stato, giorno dopo giorno, vivere accanto a un uomo che non la amava, nei confronti del quale lei stessa non provava nulla. La ricca ereditiera dalla bellezza straordinaria, volto angelico, i grandi occhi color fiordaliso, i lunghi capelli biondi, il naso ben disegnato, la bocca appena arcuata, rossa come i papaveri, ricordava ancora quando aveva incontrato Ruppertus un’unica volta. Un brivido era corso lungo la schiena di Marie quando il Magister “l’aveva guardata e sfiorata con la sua mano gelida e molliccia, quasi priva di vita”.
La sera prima delle nozze, con la complicità di due testimoni, l’avvocato Ruppertus aveva accusato uno dei più ricchi cittadini di Costanza, di avergli offerto come moglie non “una vergine virtuosa” ma “una disgustosa sgualdrina” che si era concessa, dietro pagamento, a molti uomini. Subito dopo aver firmato il contratto matrimoniale “due grandi fogli di pergamena ricoperti da una fitta scrittura”, comprendenti anche la clausola nella quale si specificava l’impegno di mastro Matthis a dare la figlia al Magister “in condizioni di assoluta virtù e verginità”, Marie viene accusata di aver macchiato l’onore del Magister e solo un processo avrebbe potuto stabilire la gravità delle sue colpe.
“Secondo le leggi della santa Chiesa e dell’imperatore, a una donna accusata di prostituzione non è concesso stare sotto un tetto onorato. Per questo motivo vostra figlia trascorrerà il resto della notte in prigione”.
Non solo, “quando una fanciulla illibata si dedica alla prostituzione, l’uomo al quale è fidanzata può ucciderla senza temere di essere condannato dal tribunale”.
Condotta in prigione, dopo una notte da incubo durante la quale Marie era stata oggetto di violenza sessuale da parte dei suoi accusatori, la vittima innocente era stata portata nell’immensa sala del convento dei domenicani “noti per la loro spietata severità”, in cui si celebrava il processo-farsa. Quel tribunale ecclesiastico che proteggeva i colpevoli e condannava gli innocenti aveva emesso la sentenza a trenta colpi di frusta e al perenne esilio dalla città e dai suoi dintorni per Marie Sharer, accordando al Magister l’intero patrimonio di mastro Sharer come risarcimento per il disonore subito e per riparare alla mancata eredità. Marie ora era costretta a vivere una vita da emarginata, da esclusa.
“Le restarono soltanto la strada polverosa e il sole che in quelle meravigliose giornate di luglio splendeva caldo nel cielo”.
La meretrice di Costanza (titolo originale del volume Die Wanderhure, traduzione di Berta Maria Pia Smiths-Jacob), è il romanzo d’esordio di Iny Klocke ed Elmar Wohlrath marito e moglie i quali firmandosi con lo pseudonimo di Iny Lorentz, hanno creato una serie di grande successo in Germania.
Solo a contatto con la dura realtà della strada, sola in balìa degli eventi, Marie avrebbe compreso il motivo per il quale il padre a partire dai dodici anni le aveva proibito di giocare sulla piazza del mercato insieme agli altri bambini. Era stata finora una figlia protetta con grande attenzione fino al giorno in cui l’offerta del Magister “aveva messo tanti grilli per la testa” a mastro Matthis, fino a indurlo ad accantonare ogni circospezione e a spalancare porte e portoni a “quel malvagio traditore”.
È un Medioevo violento e crudele quello affrescato dalla coppia di scrittori i quali attraverso uno stile realista ritraggono un mondo spietato soprattutto nei confronti delle donne simboleggiato della figura negativa di Ruppertus Splendidus che “aveva architettato tutto con una perfezione diabolica”. Ma Marie era una lottatrice nata e non si sarebbe arresa facilmente al suo destino in un’epoca dove la morale e i comandamenti della Chiesa valevano pochissimo.
“Le mancava il suo mondo ordinato, un mondo in cui lei era una donna e non una merce da vendere a piacimento, un mondo dove non doveva peccare per guadagnare il proprio sostentamento”.
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