La migliore offerta di Giuseppe Tornatore

Dal libro al film? Dal film al libro? Qual è il percorso più agevole?
Giuseppe Tornatore, premio Oscar 1990, ha avuto l’idea per un nuovo film, ma invece di buttare subito giù la sceneggiatura, ha deciso di scrivere in forma di racconto la storia che subito dopo è divenuta il film omonimo, uscito nelle sale di recente, “La migliore offerta”.

“Conviene saper raccontare una storia a voce, se si lavora nel mondo del cinema. L’esistenza di un film deriva spesso da un racconto orale. E non solo perché oggi si legge molto meno... Se riesci a incuriosire e affabulare i tuoi ascoltatori, avrai l’incarico di passare alla prima fase della scrittura…”

Con queste parole Tornatore introduce il suo piccolo libro, edito da Sellerio, che in poco più di settanta pagine ci descrive puntualmente ciò che vedremo nella pellicola sullo schermo.

I protagonisti sono Virgil Oldman, un battitore d’aste celebre in tutto il mondo, misogino e scostante, introverso e scontroso, elegantissimo, che indossa perennemente guanti per non toccare ed essere contaminato da ciò che è costretto a toccare, e una giovane donna, Claire Ibbetson, proprietaria di una villa settecentesca in disarmo, della quale vuole disfarsi con tutto ciò che contiene. In realtà la donna si nega a Virgil, che la sente solo al telefono, perché si saprà presto che, malata di agorafobia, Claire non esce di casa da anni. Il rapporto fra il sessantenne scapolo e solitario Virgil, che vive per la collezione di preziosissimi ritratti di donne che nasconde in una camera segreta a cui solo lui ha accesso, e l’inquietante Claire è al centro della storia e vale la pena non svelare il seguito, intrigante e misterioso, fino ad un finale imprevedibile e drammatico.

Tornatore si rivela un grande affabulatore, come prometteva nella breve ed intensa prefazione del libretto, ed ottiene il duplice scopo di catturare lettori e spettatori per il suo bel film... fedelissimo alla storia, con il valore aggiunto di un’interpretazione davvero straordinaria da parte di Geoffrey Rush, indimenticabile logopedista nel film “Il discorso del re”, e un’ambientazione elegante e raffinata. Insomma consigliati sia la lettura che la visione e ognuno potrà dare il proprio favore a l’uno o all’altra o, come nel mio caso, ad entrambi.