La natura si ribella. Coronavirus e clima
- Autore: Paolo Ranalli
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2021
Non abbiamo mai visto tanti camici bianchi, scienziati, virologi, medici come in quest’ultimo anno, l’anno del Covid e di una pandemia che sembra non regredire ma divenire, sotto forme di varianti, più virulenta. L’Italia, senza un piano sanitario d’emergenza che bisognava approntare nel 2016, così come richiesto dall’OMS, si è trovata insieme ad altri Paesi ad affrontare una guerra senza precedenti, con un antagonista invisibile da combattere senza avere nessuna risorsa sanitaria. Da più di un anno, quindi, abbiamo imparato a convivere con il pericolo costante di essere infettati, che ha cambiato le regole della nostra quotidianità e per sperare in un ritorno a una vita normale si dovrà attendere non poco tempo, fiduciosi che i ricercatori trovino un vaccino la cui unicità sia efficace contro i coronavirus che in futuro potrebbero generare nuove pandemie. In questo saggio di divulgazione scientifica e non solo, La natura si ribella. Coronavirus e clima (Giraldi, 2021), l’autore presta la sua conoscenza, la sua posizione di accademico e di ricercatore all’indagine sui fattori determinanti le emergenze epidemiche, manifestando una nuova visione della salute del nostro sistema Terra.
Paolo Ranalli si è laureato in Scienze Agrarie, ha conseguito il PhD in Genetica Applicata ed è stato Visiting Fellow alla Cornell University di New York. Ricercatore, ha pubblicato numerosissimi lavori scientifici, è stato docente alla Facoltà di Agraria dell’Università di Modena e Reggio Emilia, direttore di Dipartimento del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura e membro del Comitato Scientifico per le Bioenergie e l’Agroindustria. È accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna e dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.
La pandemia è figlia della globalizzazione, dell’agricoltura spregiudicata, delle emissioni di gas, dei cambiamenti climatici, delle forestazioni che hanno fatto aumentare il rischio spillover, ovvero il salto dell’infezione dagli animali all’uomo. I morbi trasmessi agli umani per zoonosi si sono intensificati negli ultimi decenni per la continua distruzione degli spazi naturali degli animali dovuti anche al cambio del clima. La Sars-Cov-2 è un coronavirus appartenente a una famiglia di virus ben conosciuta negli ambienti scientifici. In vent’anni i ricercatori hanno studiato e trattato differenti “forme virali trasmesse dalla specie animale alla specie umana”, che hanno generato epidemie: la Sars del 2002 originata dai pipistrelli, l’influenza aviaria dai polli, dai suini, l’Ebola dai macachi, la Zika dalle zanzare, la Mers ancora dai pipistrelli e cammelli, senza dimenticare HIV, dalle scimmie, uno dei primi coronavirus e responsabile dell’AIDS.
Circa il 60% delle malattie infettive che ci affliggono, scrive Ranalli, sono zoonosi le cui cause, andando a ritroso, sono riconducibili a fattori antropici, ovvero comportamenti scorretti dell’uomo verso il territorio. E ricorda inoltre che le pandemie flagellano anche le coltivazioni vegetali, come le piante di ulivo con il virus Xylella e il punteruolo rosso delle palme. Il coronavirus ha fatto il suo salto di specie a Wuhan, dove si è concentrato lo scorso anno il primo focolaio. Non incontrando anticorpi che lo neutralizzassero andava replicandosi nelle prime vie respiratorie per poi insediarsi nei polmoni, portando alla morte milioni di persone. Oggi lo conosciamo meglio, per cui si sono sviluppati protocolli clinici nella cura dell’infezione e in più ci sono i vaccini prodotti da diverse case farmaceutiche, sviluppati in brevissimo tempo e di differenti tecnologie (a vettore virale DNA e mRNA messaggero), non dimenticando che bisognerà proteggersi ancora affinché non si conterrà del tutto l’epidemia con protezioni personali, test rapidi e lockdown dai costi sociali, politici, economici complessi.
Cosa c’entra il clima con la pandemia?
Molto. L’aumento della produzione di CO2 è una delle cause di insorgenza di epidemie e i conseguenti cambiamenti climatici nel corso degli anni hanno modificato e modificano la biodiversità della nostra terra. Bisognerà, scrive l’autore, progettare il mondo dopo la pandemia, e fondamentale sarà l’agricoltura, le risorse di acqua, l’energia sostenibile e una nuova visione della salute.
“Il tempo che verrà ha bisogno di politiche globali, di ricerca scientifica coordinata, di politiche finanziarie coordinate. Bisognerà immaginare nuove forme di lavoro, di trasporto, di consumo culturale, di fare turismo."
Con i cambiamenti climatici che mutano il nostro habitat ci si pone la domanda: quali saranno le disponibilità di cibo, di accesso all’alimentazione, della produzione di alimenti, di gestione sostenibile del suolo e dell’acqua? Necessario, prezioso è condividere il concetto di salute circolare, in un sistema ogni elemento umano, animale, ambientale sarà strettamente interdipendente: il Coronavirus ci ha fatto comprendere tragicamente quanto la salute di tutti noi sul pianeta sia strettamente connessa a quella animale. Ranalli ha avuto modo come ricercatore di studiare eventuali emergenze agroalimentari e una delle soluzioni da attuare è “il miglioramento genetico vegetale”, ossia tutti quegli interventi idonei ad attenuare e mitigare i danni ai sistemi naturali delle colture. Nel nostro piccolo, potremmo sostenere in ogni città e paese il progetto di più alberi da piantare per sfidare il cambio di clima.
Con una scrittura chiara, facilitata da una alta leggibilità su tematiche di ricerca scientifica, il saggio è una storia del rapporto dell’uomo con la natura, l’occasione per comprendere il momento che stiamo attraversando, del perché e di quello che si dovrà attuare dopo per poter vivere. La lezione da trarre da tutto ciò che abbiamo vissuto in questa pandemia, non facile da debellare negli anni a venire, è che il clima e la salute del pianeta sono fondamentali per la nostra sopravvivenza.
La natura si ribella. Coronavirus e clima
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