La perla e il campo. Omelie per un tempo nuovo. Anno B
- Autore: Rosario Giuè
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Rosario Giuè, conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, collabora con diverse testate giornalistiche ed è impegnato nella promozione teologica sul territorio, in atto rettore della Chiesa Santa Maria di Porto Salvo a Palermo.
Questa raccolta di omelie prende il titolo La perla e il campo. Omelie per un tempo nuovo. Anno B (EDB Edizioni, 2020), volendo richiamare due parabole evangeliche (Mt.13, 44-46).
L’autore le ha preparate, mosso dall’urgenza di restituire ai Vangeli la capacità di sorprendere e di interrogare anche chi sta sulla soglia della laicità.
Un libro che raccoglie omelie ispirandosi a quelle di padre Ernesto Balducci (1922-1992) con lo scopo di rendere sempre più viva la parola di Cristo come espressa e manifesta nei Vangeli.
Scrive Rosario Giuè:
Per anni le omelie di padre Ernesto Balducci sono state per me alimento, sostegno, compagnia. Con questo debito alle spalle ho pensato a mia volta di provare a scrivere, con il segreto desiderio che anche altri uomini e altre donne possano sentirsi orientati, da cristiani e cristiane, nel nostro tempo così inedito.
Un Vangelo che deve cogliere i segni dei tempi e usare un linguaggio nuovo. Quando invece ci si arrocca su posizioni tradizionaliste, fine a sé stesse, non si dà la possibilità a molti di entrare in colloquio con la parola. E questo avviene, come dice l’autore, non perché si è lontani dalla parola del Vangelo o lo si rifiuta; né perché si è perso il senso dei valori ma perché non ci si ritrova più in alcune esternazioni che sembrano distanti da quello che Gesù ha annunciato. Non vi è più un linguaggio, di gioia, di fiducia, di speranza, di ascolto delle critiche che vengono dal cambiamento delle coscienze e da nuove sensibilità.
Ma la battaglia non è persa e vi è, secondo l’autore, un futuro per la comunicazione del messaggio di Cristo.
Vi è il bisogno di una nuova spiritualità contemporanea, ma occorre una Chiesa che sia credibile, che si apra alle novità, e che si distacchi e liberi dalle logiche del Potere, intercettando le domande che provengono, dalla Storia, dalle coscienze. Uscire dalla retorica per acquisire un nuovo linguaggio che sia quello di assumere i problemi dei contemporanei e soprattutto delle donne, ascoltandole.
Nella prefazione al volume La perla e il campo, Rosario Giuè afferma come nel nostro tempo inedito, l’omelia deve essere interprete ed espressione del segno dei tempi. L’omelia è strutturalmente assegnata e pronunziata da chi presiede la celebrazione e i laici ne erano esclusi, il problema è anche quello di come raccordare la parola con quelli che la ascoltano.
Tutto questo tenendo sempre presente nella stesura dell’omelia, il tempo liturgico, gli studi esegetici, l’attenzione al momento storico e la durata. Quest’ultimo aspetto è di rilievo perché un parlare eccessivo stanca e non è comprensibile.
È rimarchevole l’importanza data alla Storia e all’aggiornamento in ragione degli odierni mutamenti. La parola, dice l’autore, chiede di essere reinterpretata specie nei tempi attuali di analfabetismo catechetico. Occorre che la parola giunga a tutti, rendendo la parola seducente e interessante, “traducendo” la Parola in una terminologia che è quella del tempo e della cultura attuale. Bisogna, dice l’autore, fare emergere la forza sorprendente del Vangelo; uno sforzo attualizzante è la mira principale di Rosario Giuè.
È importante nel testo il continuo richiamo al dialogo, come ha ricordato Papa Francesco e il linguaggio va aggiornato perché il messaggio diventi:
Significativo per la vita delle persone di oggi.
Senza dimenticare l’assemblea liturgica che, molto opportunamente don Rosario definisce non “un pubblico”, bensì un soggetto celebrante.
Con un’importante conseguenza: l’omelia non è opera solo del presbitero, ma a essa, a mo’ di co-autrice, contribuisce anche l’assemblea:
con le sue attese, con le sue ansie, con il suo silenzio, con le sue domande implicite.
Delle omelie raccolte nel prezioso volume se ne riportano di seguito alcune in citazione testuale precedute dall’indicazione del periodo liturgico:
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
…non possiamo abbracciare l’idea di famiglia dentro uno schema del passato che valga per sempre. Ciò che vale per sempre è soltanto l’amore. Il resto deve cambiare… La famiglia è vera e santa lì dove ci si ama, dove ci si rispetta, dove ci si accoglie. Se noi vogliamo celebrare la santa Famiglia, abbiamo solo una cosa da fare: rispettare gli altri e le altre. Tutti e tutte: i coniugati, le convivenze, l’essere separati o divorziati, l’essere eterosessuali o omosessuali (pag. 26).
IX Tempo ordinario
Il Dio annunciato da Gesù si rende presente nei processi di liberazione, accanto ai poveri, accanto alle vittime, agli oppressi. Quel Dio “inutile” non può essere più usato per giustificare guerre “sante”, “sacri” precetti, “sacri” principi (pag. 133).
XI Tempo ordinario
Spesso i cristiani, e la Chiesa, si presentano come coloro che sono legati al passato e hanno paura del futuro: sono visti come reazionari, chiusi, come un mondo a parte» …… «I poveri, i profughi, nessuno li vuole, fanno puzza: devono rimanere nel loro inferno fatto di guerre e di desertificazione delle loro terre… (pag. 140).
Secondo le Nazioni Unite, noi occidentali siamo il 17% della popolazione mondiale ma per mantenere l’attuale ricco tenore di vita, abbiamo bisogno dell’80% delle risorse del pianeta Terra. Ecco perché come ha dichiarato Papa Francesco, noi occidentali abbiamo una fobia per i poveri, considerati non solo come persone indigenti, ma come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani. (Francesco, Messaggio per la seconda giornata mondiale dei poveri. 18 novembre 2018) pag.141
Tutti i Santi
L’attenzione ai migranti o agli scartati o ai poveri non può essere vista come il frutto di un delirio passeggero. È una chiamata disseminata in tutta la narrazione biblica (pag. 267).
Il Vangelo pone rilievo soprattutto ai bisogni dei poveri e alle diseguaglianze, con un annuncio che non è astratto o neutrale rispetto alle questioni che la Storia propone.
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