La porta del Paradiso
- Autore: Alfredo Colitto
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2013
L’impasto è quello tipico del post-feuilleton: sullo sfondo della guerra dei Trent’anni si consumano trame oscure e intrighi di potere. C’è il giovane senza macchia e senza paura in cerca di riscatto; ci sono tesori nascosti, parenti-serpenti (e prelati idem); c’è soprattutto l’amore contrastato (da miglia e miglia di distanza, dai rovesci della sorte, da esotiche neo-circi), a tenere col fiato sospeso il lettore più incline a tifare per il protagonista.
Ne “La porta del Paradiso” (Piemme, 2013) ultimo romanzo-mainstream di Alfredo Colitto, c’è di tutto (succede di tutto) e ancora di più: a mancare è la stereotipia della narrazione “di genere”, annichilita dallo spessore del racconto storico, che incede con passo elefantiaco e leggerezza di farfalla insieme. Colitto è un veterano del thriller di ambientazione retrò, uno scrittore-scrittore (antitesi dello scrittore minimalista) col “gusto” dell’affabulazione, ispessita da elementi-portanti, tanto per il mulino della letteratura tout court quanto per quello (capiente) del genere avventuroso.
“La porta del Paradiso” odora di salsedine, esotismo, mistero, così come si deve alle storie di svariate peripezie, ma al contempo rifulge di luce verista, attraverso le descrizioni d’ambiente di una Napoli lurida e sfavillante e di un Messico coloniale con molti baluginii e altrettante ombre. La trama va rivelata in estrema sintesi, per non svelare l’intreccio e tradire i (numerosi) colpi di scena: anni milleseicento e rotti. Quando il nobile rampollo Leone Baiamonte viene a conoscenza della disfatta economica della sua famiglia si assume l’onere di risollevarne le sorti e, costi quel che costi, vendicare l’affronto. Sul suo collo finirà col pesare una condanna a morte, a causa della quale, tra il lusco e il brusco, sarà costretto a far fagotto, abbandonare casa e promessa sposa, far rotta per il Messico, dove un suo zio prete ha scoperto una miniera d’argento. Stop: vi basti sapere che tra varie ed eventuali disavventure e altrettante seduzioni del male, il suo intento di ricongiungersi a famiglia & promessa sposa, si rivelerà più arduo del previsto.
Nelle 450 e passa pagine del romanzo trovano spazio una caterva di situazioni e personaggi - eroi, anti-eroi, servi sciocchi, traffichini machiavellici, regine di cuori, pavidi e temerari -, cesellati dall’autore con la perizia dell’intagliatore di parole, erede più che legittimo della letteratura colto-avventurosa, da Alberto Ongaro in poi. Se siete tra coloro che amano le emozioni forti con residenza dalle parti del cuore (ma anche di muscoli e cervello) correte in libreria a procurarvi “La porta del Paradiso”, non ve ne pentirete. Pesa - peraltro - quando un tomo della Divina Commedia e ve lo portate a casa con sole 9.90 euro.
La porta del paradiso (Storica)
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