La prigione di carta
- Autore: Marco Onnembo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2020
Il ritrovamento di una scatola di cartone in una biblioteca lì da tanto tempo senza aver mai destato nessuna curiosità, con dentro un manoscritto del professore Malcom King, insegnante di scrittura creativa alla Cornell University di New York, darà l’inizio ad una lettura affascinante, quanto mai attuale e coinvolgente, come sono le storie che narrano di scenari immaginari e non auspicabili.
Marco Onnembo, nato a Eboli, è un dirigente d’azienda e giornalista. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, si è specializzato in Marketing presso la Wharton School di Filadelfia e la Graduate School of Business di Chicago. Collabora con molte testate tra le quali Affari & Finanza e Il Sole 24 Ore. La prigione di carta (Sperling & Kupfer, 2020), il suo romanzo d’esordio, ha una trama intensa, sconvolgente, nella quale il lettore si immerge fin dalle prime pagine e offre spunti di riflessione sulla nostra realtà più recente e su quella futura.
Malcom King, umanista, uomo di colore con lo stesso nome di Martin Luther King che lo fa sentire come un predestinato, dopo aver lasciato la Northwestern di Chicago, torna a insegnare a New York nella stessa università che anni prima lo aveva formato. Da sempre insieme a Lynette, sua moglie, che ama ascoltarlo e a suo figlio con il quale alla nascita ha stretto un patto, gli avrebbe consegnato nel corso della vita solo risposte sincere. Emozionato all’incontro con gli studenti del corso, è ignaro del cambiamento che il governo si appresta a varare: una legge sulle nuova forme tecnologiche che avrebbe portato alla digitalizzazione dell’apprendimento e della didattica, bandendo da tutte le scuole degli Stati Uniti i libri cartacei.
“Combinare frasi e parole per ricavarne un senso diverso. Immagini. Suoni. Odori descritti sapientemente. Poteva forse una scrittura digitale raccontare lo smarrimento descritto da Salinger ne Il giovane Holden? E la polvere che si raccoglie sui vecchi libri lasciati in cantina su cui di tanto in tanto ci cade l’occhio e che, a volte, inaspettatamente, decidiamo perfino di aprire e di sfogliare, non attribuisce una maggiore informazione alle parole stesse?"
Le biblioteche dovranno lasciare il posto ai centri di ricerca sul digitale, l’uso dei libri non sarà più consentito, condannati a una damnatio memoria e i grandi classici delle letteratura manipolati, per fare posto a versioni politicamente edulcorate. L’uomo non potrà alla fine più credere nel valore della parola scritta e la scrittura come atto rivoluzionario non avrà più memoria. Uno scempio per il professore King, intellettuale e uomo libero: guidava gli studenti alla conoscenza, fondamentale per costruire un pensiero critico e una coscienza civica. Una ribellione avrebbe potuto fermare quell’oscenità? Verrà arrestato e condannato al carcere a vita, con uno dei processi più veloci della storia americana.
Solitudine, digitalizzazione compulsiva, ideali, insegnamenti, scenari futuri illiberali: saranno molti gli interrogativi e le riflessioni che il lettore si porrà alla fine del romanzo. L’autore, alternando sapientemente il tempo e le citazioni letterarie tra il passato e il presente, racconta la storia di un uomo colto, un libero intellettuale, della sua ribellione e della privazione della sua libertà in nome dei suoi ideali. Una cosa non da poco in questo nostro periodo storico di immobilismo e mancanza di passioni, scrivere di un personaggio così sorprendentemente straordinario.
La prigione di carta è un bellissimo ed entusiasmante romanzo per chi ama i libri e per chi propende per un paese profondamente democratico nel quale la cultura sia segno imprescindibile di civiltà. Consigliato!
La prigione di carta
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