La prima vittoria sul Piave dopo Caporetto. Fagarè di Piave, 16 novembre 1917
- Autore: Renzo Catellani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Il 16 novembre 1917, solo venti giorni dopo il disastroso sfondamento del fronte isontino a Caporetto, gli Austroungarici scavalcarono anche le acque del Piave sotto il Montello, mettendo piede sulla destra del corso fluviale. Battaglioni del 92° Fanteria dell’Isonzo avevano occupato il terreno tra Candelù e Fagarè, a San Bartolomeo, allo scopo di consolidarsi e favorire l’arrivo di rinforzi per puntare su Treviso. Nessun obiettivo sembrava ambizioso ad un esercito che aveva travolto gli Italiani in Carnia ed era arrivato trionfalmente nel cuore nel Veneto, ma in quelle ore si è verificato uno dei primi miracoli sul fiume sacro. I nostri artiglieri e fanti tennero, isolarono i reparti nemici e li ricacciarono.
Lo storico ed esperto di uniformologia e costume militare Renzo Catellani rende onore a quei soldati in grigioverde, ai loro sottufficiali, ufficiali e comandanti nel saggio La prima vittoria sul Piave dopo Caporetto. Fagarè di Piave, 16 novembre 1917. Pubblicato nel 2022 dalle Edizioni udinesi Gaspari (172 pagine), con la prefazione del generale del genio aeronautico Basilio Di Martino, è arricchito da numerose eccellenti fotografie in bianconero e cartine a colori. Sono tanto nel testo che in due inserti di carta patinata e comprendono una rara raccolta di scatti relativi all’episodio, conservati presso il Museo del Risorgimento di Roma. In appendice, i caduti e decorati dei reparti del Regio esercito coinvolti nella battaglia di Fagarè-Molino della Sega, 16-17 novembre 1917.
Tra i piccoli e grandi atti di valore (anche se non mancarono cedimenti e confusione, creata da nemici in uniformi italiane, come diremo), l’autore mette in risalto la saldezza dei fanti del I Battaglione del 154° Reggimento di fanteria, comandati dal tenente Mario Sfondrini.
Tutto ebbe inizio all’alba del 16. Traghettando sotto l’arco della propria artiglieria, i Boemi travolsero le nostre prime posizioni a ridosso della riva destra. Le truppe del 92°, unità d’elite, assumendo via via il controllo dell’argine maestro tagliarono la strada da Fagarè a Saletto, mettendosi nelle condizioni di prendere alle spalle tutte le truppe italiane sul greto del fiume.
Guidati dall’autore del saggio, si può fare sintesi intorno al I/154°, protagonista della resistenza italiana nell’area, sostenuta dal fuoco efficace dell’artiglieria, che rallentava e ostacolava gli assalitori. Un coraggioso contrattacco delle compagnie agli ordini del ventiquattrenne Sfondrini, tra le 13 e le 15, ristabilì il controllo della riva, costringendo i nemici ad arroccarsi al Molino della Sega. Saranno sloggiati il giorno successivo, da altri fanti e dai bersaglieri del 18°, in uno scontro spietato e sanguinoso, come tutti in quei due giorni.
Già nel pomeriggio dello stesso 16 novembre, la linea del fiume era stata ristabilita e liberati i nostri finiti prigionieri nelle ore precedenti. Il nemico aveva subito forti perdite (quasi 1.400 tra morti e dispersi), ma soprattutto bruciava l’inaspettata capacità di resistenza degli italiani, concretizzata in una serie di attacchi e contrattacchi lungo il Piave, sul Grappa e negli Altipiani, che fiaccò tra novembre e dicembre l’offensiva nemica, arrestandola a fine anno.
È stata anche la vittoria dei ragazzi del ’99, insiste Catellani, con enfasi giustificata. Impiegati per la prima volta in combattimento, ebbero il battesimo del fuoco e i primi caduti, alcuni ancora diciassettenni. Anche il loro sacrificio ha reso possibile la prima vittoria italiana sul Piave dopo Caporetto.
Va detto, con l’aiuto del generale Di Martino, che un primo tentativo di forzare la linea del Piave era stato condotto dall’esercito imperiale già il 12 novembre, in corrispondenza dell’ansa di Zenson. L’XI Corpo d’Armata era riuscito però a contenere e incapsulare la testa di ponte occupata dalla 41a Divisione Schutzen. Sarà sgomberata il 31 dicembre, accertata l’impossibilità di mantenerla. Più fortuna ebbero gli Ungheresi, il giorno dopo, a Grisolera, ma anche qui la loro penetrazione nel terreno allagato tra il Piave Nuovo e il Piave Vecchio venne arginata e stabilizzata.
Si è accennato al trucco sleale delle divise, replicato dai sabotatori tedeschi nel 1944 durante l’offensiva hitleriana su Bastogne, ma come quello condannato dalle Convenzioni di guerra. Un sottotenente inviato a verificare i punti più minacciati testimoniò d’avere incontrato un tenente della 179a Compagnia mitragliatrici, che lo aveva rassicurato sull’assenza di reparti nemici organizzati. Percorso un altro piccolo tratto, era finito in mezzo ad una ventina di soldati, che non solo avevano ignorato l’ordine di mettersi in linea, ma lo avevano disarmato e fatto prigioniero. Il giovane ufficiale non poteva saperlo, ma il “collega” era un impostore e anche quei soldati, evidentemente in divisa italiana. La 179a Compagnia mitragliatrici era stata travolta nell’offensiva di Caporetto.
“Fatte indossare a militari austriaci di lingua italiana le uniformi dell’unità catturata, il gioco è fatto: approfittando della confusione generata dal bombardamento di preparazione, attraversano il Piave facendosi strada tra i posti avanzati”
e preparando il terreno con sotterfugi e false informazioni all’azione del 16 novembre a Fagarè.
Il lavoro di Catellani è dedicato al tenente Mario Sfondrini, nato a Barbara (Bergamo), decorato con la medaglia d’argento al valore militare:
“comandante di battaglione, con rapidità d’intuito e d’azione arginava l’attacco avversario, che irrompendo sulla fronte di altra frazione, minacciava le difese sul fianco. Ricevuti rinforzi, preparava con mirabile calma il contrattacco ordinatogli e lanciava al giusto momento le truppe all’assalto, egli stesso esempio di ardire e di sprezzo del pericolo, travolgendo il tenace nemico e catturando più di trecento prigionieri e numerose mitragliatrici. Fagarè, (Treviso), 16 novembre 1917”.
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