La profezia perduta del faraone nero
- Autore: Fabio Delizzos
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2020
Un’ombra nera, quasi senza corpo. Essere umano, spirito? Sorprende quelli che chiama ladri di reperti dell’Antico Egitto. “Sono Khonsu, il messaggero che Unas manda per punire” ammonisce prima di decapitare e asportare sempre le stesse parti delle viscere. Tutti massoni le vittime, di una loggia di antica osservanza egizia, nella Torino dell’estate 1799 occupata dagli austriaci. Hanno cacciato i francesi con l’aiuto dei russi, approfittando dell’assenza del generale Bonaparte, bloccato in Egitto con le sue truppe, vittorioso nel deserto ma sconfitto in mare ad Abukir, dall’inglese Nelson.
Fabio Delizzos è nato a Torino nel 1969, da madre pugliese e padre sardo. Cresciuto in Sardegna, vive a Roma. Laureato in filosofia, musicista, creativo pubblicitario, appassionato di esoterismo e mistero, è uno scrittore molto attivo, al decimo thriller, solo per Newton Compton, dal 2010.
La profezia perduta del faraone nero (Newton Compton, 2020) è un’indagine storico-esoterica dominata dal giallo, che conduce alla vigilia del 1800, nella città della Mole, eccitata dalla passione per l’egittologia, che ha contagiato l’Europa. Gli scienziati al seguito di Napoleone stanno facendo eccitanti scoperte sulla remota civiltà fiorita nella terra delle piramidi in riva al Nilo. Grandi ritrovamenti: la Stele di Rosetta, con tre scritture diverse. Se tanto l’egiziano geroglifico, lo ieratico e il greco demotico dovessero tradurre lo stesso testo, sarebbe possibile decifrare la lingua egizia. Un grande passo avanti.
Torino è anche una delle capitali della magia in Europa e delle conoscenze occulte. Con l’arrivo dei francesi, vi si sono affermate numerose logge massoniche, che cercano di praticarle, mentre altrove la Massoneria si dedica piuttosto alla politica, se non a divagazioni libertine e gaudenti, pensa il commissario di polizia Eugenio Caffarel, bruciando un’altra pallina d’oppio nel fornello della pipa. È stato promosso da poco, per volere delle autorità asburgiche, prima era solo un semplice “satellite”, un agente di strada, ma non è affatto austriacante, semmai un uomo di grande cultura. In precedenza è stato un docente di filosofia, abbandonando l’insegnamento per gravissime ragioni familiari.
Col giovane assistente, un militare austriaco, è davanti al secondo cadavere, conciato nelle stesse condizioni raccapriccianti. Il primo era all’esterno, vicino a un ponte di pietra, questo è nella camera da letto di una ricca villa disabitata: una cassaforte aperta, la testa spiccata dal busto, piazzata tra le gambe all’altezza delle caviglie. L’addome è aperto, una parte del grasso e delle viscere è stata asportata. Sul petto è poggiata quella che somiglia alla croce dei copti, i cristiani d’Egitto, ma è pure la rappresentazione dell’ankh, un geroglifico che significa “vita” o anche “giuramento”. Era Calandra, un facoltoso mercante di antichità e collezionista di reperti egizi, secondo assassinato dopo Ugo Carbone, altro esoterista e alchimista. Entrambi erano stati via da Torino e vi erano rientrati da poco.
Due e se ne aggiunge un terzo, per ora, per l’impegno del commissario, già professore universitario. Anche il guardiano del Museo di antichità dell’ateneo torinese, altro adepto, è trovato con la testa tranciata accanto alle caviglie, ankh sul petto.
Casualmente, un’anziana nobildonna regala a Caffarel un romanzo che sta riscuotendo successo, Il mercante di mummie, scritto da un soldato, un suddito del Regno di Sardegna che si firma Conon de Solis. E questo ci porta in Egitto, sotto la Sfinge, dove un colonnello dei servizi speciali dell’armata francese attende che l’amico d’infanzia nelle vacanze in Corsica e suo generale. Napoleone B(u)onaparte, esca dalla Piramide di Cheope.
L’ufficiale è il sardo Conon, amante del mistero, scrittore di un romanzo fortunato. Si è unito alla spedizione in Egitto su invito di Napoleone, ma più per ammirare i resti della civiltà del passato, che lo attira. Approva gli ideali di libertà e uguaglianza della Rivoluzione, non il modo in cui i francesi li stanno affermando, schiavizzando popoli e saccheggiando territori.
A differenza di Bonaparte, che pare debba molto della carriera folgorante alla Massoneria tanto attratta dall’occulto, de Solis considera importante il credo delle logge, ma non ha mai accettato di farvi parte, perché non condivide l’esistenza di un architetto dell’universo da cui tutto dipende.
Napoleone lo informa in via riservata che stanno per abbandonare i resti dell’armata d’Egitto al loro destino e fare rientro in Europa, nonostante il blocco navale inglese. Non saranno ostacolati, “è già tutto stabilito”. Ma da chi e perché?
È così che Conon de Solis può tornare a Torino, con l’aiuto della seducente Sofia Onfrey e concorrere a tentare di sventare l’oscura minaccia riaffiorata dall’antichità.
Difficile staccarsi dalle pagine del romanzo. Delizzos è uno scrittore generoso, col dono di uno stile fluido che non stanca il lettore, anche in un libro piuttosto lungo e pieno di intrecci complessi, non foss’altro per descrivere le articolazioni massoniche, ma che resta fondamentalmente un giallo.
Ricordate che si vuole Torino fondata da esuli egizi. Solo una leggenda? E la mappa dell’Egitto delle sabbie? Conduce ad armi bibliche che non devono finire nelle mani sbagliate.
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