L’inganno Machiavelli
- Autore: Fabio Delizzos
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
“Inconcepibile. Inammissibile”. Niccolò Machiavelli è dolorosamente sconvolto. Un giovane e valido coadiutore della Cancelleria di Firenze è senza vita in Piazza della Signoria. Suo superiore, quale secondo cancelliere e segretario dei Dieci, l’uomo di lettere e di politica non si capacita della morte improvvisa di un sano marito e padre eccellente, collaboratore della Repubblica, che apre il nuovo thriller storico di Fabio Delizzos, L’inganno Machiavelli (Newton Compton Editori, settembre 2021, 384 pagine).
Sono in gran parte gialli ambientati nei secoli di mezzo quelli che hanno reso l’autore poco più che cinquantenne uno scrittore apprezzato e tradotto in diverse lingue. Nato a Torino nel 1969, da padre sardo e madre pugliese, ha vissuto in Sardegna, studiato filosofia nell’Università di Cagliari e vive a Roma da quasi vent’anni. Creativo pubblicitario e copywriter, ha debuttato nel 2010, con La setta degli alchimisti. Il segreto dell’immortalità, primo di numerosi titoli Newton Compton. Non si sente legato a un genere letterario e nemmeno vi si riconosce. Da lettore, divorava di tutto fin dall’adolescenza: avventure, epica, fantascienza, fantasy, horror e tanta saggistica varia. Da scrittore, complice la nonna sarda, narratrice autodidatta perché non scolarizzata, si dedica al progetto di turno impegnandosi a tempo pieno. Pensa, elabora, scrive, non trascurando di documentarsi su fatti, eventi e protagonisti autentici, dal momento che i contenuti sono prevalentemente storici, con un venature esoterico-thriller.
Tornando nel centro di Firenze, a fine ottobre 1503, Machiavelli osserva sgomento il cadavere del buon Gherardo Valori: occhi chiusi, bocca semiaperta, stringe una lettera. Si rivela provvidenziale l’uomo più vicino al corpo del povero giovane, che la sfila dal pugno e la porge con cautela al cancelliere. Lo sgomento di Niccolò aumenta alla lettura del contenuto del foglio, che emana un leggero odore indefinibile: frasi scritte con una calligrafia nervosa, cattiva.
Sono indirizzate proprio a lui. Cominciano con insulti allo “Spettabile signor segretario”. Lo descrivono accuratamente. Nominano sua moglie Marietta e sua figlia Primerana. Proseguono con offese e minacce, terminando con un’espressione raggelante: “fra poco morirai”. Recano una firma, quella di un diavolo: Belfagor.
La lettera è stata spedita da Roma alla Seconda Cancelleria. Gherardo deve averla aperta ed essere subito corso fuori, ad avvertire Machiavelli, stramazzando poco dopo aver lasciato Palazzo Vecchio. Il dottore consiglia a Niccolò di non toccarsi la faccia con le dita e di lavare le mani accuratamente: il foglio potrebbe essere stato avvelenato.
Tanto giallo e mistero, fin dalle prime pagine. In quelle immediatamente successive, Delizzos insiste sull’intrigo e pone le basi dello sviluppo più che mai attraente della trama.
Dal gonfaloniere a vita Pier Soderini, di cui Niccolò è uomo di fiducia, giungono due disposizioni. Una prima, ufficiale, stringata, gli chiede di recare a Roma delle lettere “di crescenza” ai cardinali ai quali “si deve più rispetto” e che visiterà a nome della Repubblica. La seconda è una commissione segreta, molto più articolata, deliberata dai Dieci e redatta in un foglio da distruggere dopo averlo letto. Lo incaricano di raggiungere Roma “con ogni prestezza” — molti arcaismi punteggiano il testo, una soluzione adottata da Delizzos per accompagnarci nel passato — di prendere alloggio a casa del cardinale Soderini, fratello di Pier e di condurre indagini riservate sul sedicente Belfagor.
Prima di quella a lui indirizzata e malauguratamente maneggiata da Gherardo, era già pervenuta a Palazzo una lettera firmata Belfagor, non avvelenata e contenente la minaccia di assassinare il gonfaloniere e annientare tutta Firenze in un sol colpo, “con un’arma segreta e inaudita”.
E qui, col racconto che si tinge di fantascienza, occorre dare ragione a Fabio: non segue un solo genere, se ne avvale a discrezione, con l’obiettivo centrato di fare colpo sui lettori.
I Dieci avanzano l’ipotesi di un mittente delle lettere e delle minacce: il duca Valentino, Cesare Borgia, da sempre nemico dell’autonomia di Firenze e che Machiavelli conosce meglio di chiunque altro. In pratica, gli viene chiesto di scovare Belfagor, annientarlo anche se dovesse risultare Borgia e acquisire se possibile l’arma portentosa di cui si è detto in possesso.
Alle solite, però, non viene anticipato nemmeno un fiorino. La regola è sempre la stessa per i funzionari della Repubblica del Giglio: partire senza denari e tornare con i debiti. Non vorrebbe andare, ma deve farlo, qualcuno è morto al posto suo ed è inaccettabile.
Trova Roma in piena anarchia. Soldati francesi e spagnoli accampati fuori. Il conclave interminabile. E Belfagor che continua a fare strage.
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