La regina degli scacchi di Walter Tevis

Beth ha otto anni ed è un’orfana. Sarà costretta a crescere tra quattro strette mura, a contatto con una realtà che non la vuole, e che lei non vuole a sua volta. Le sue giornate sono monotone, buie, finché un giorno, per caso, nota un uomo che gioca con delle strane statuine di legno. Curiosa, inizia a osservarlo e scopre che quello è il gioco degli scacchi. Osserva, impara le regole e, un bel giorno, l’uomo le insegna a giocare. E lei impara. Oh, se impara…

Il suo è un talento puro, lei non gioca le partite: le vede. Vede le mosse prima dei suoi avversari, gente più grande di lei, che gioca da anni. Poi, un giorno, Beth viene adottata. Fine della storia? Anzi: la sua passione è appena sbocciata e la madre adottiva intravede qualcosa, in lei.
Beth s’iscriverà al suo primo torneo, poi a molti altri, con l’obiettivo di battere i più bravi, i migliori.

In America avrà vita tutto sommato facile, ma il vero avversario si trova all’altro capo del mondo, in Russia. Riuscirà a battere il campione del mondo da sola? O avrà bisogno di qualcuno al suo fianco, qualcuno che l’aiuti a far sbocciare definitivamente il suo talento?

Walter Tevis ci racconta una storia di dramma e speranza, che ci dice che ognuno ha il proprio posto nel mondo, basta aver la pazienza di cercarlo. E di guadagnarselo.
La regina degli scacchi (Minimum fax, 2007, trad. A. Cecchi) è tornato alla ribalta grazie a una serie interpretata da Anya Taylor-Joy, apparsa in diverse pellicole di M. Night Shyamalan, e racconta una storia nella quale sarà facilissimo immedesimarsi. Il cuore dei lettori seguirà freneticamente le vicende di Beth, narrate dalla penna di questo grande scrittore, autore di altre opere portate sul grande schermo: Lo spaccone, L’uomo che cadde sulla Terra e Il colore dei soldi.

Un libro dedicato a chiunque voglia leggere qualcosa di bello, imparando qualcosa di più sul magnifico mondo degli scacchi. Le mosse del gioco sono spiegate con cura nel libro, ma comunque con mano leggera, per non appesantire la narrazione.
Da leggere per capire che la speranza può davvero aiutare.