La religione del mio tempo, silloge strutturata in tre parti che prende il titolo dal sonetto di Belli “La riliggione der nostro tempo”, fu dedicata da Pier Paolo Pasolini all’amica Elsa Morante e pubblicata da Garzanti nel 1961.
Vi si trova la poesia La Resistenza e la sua luce, in cui Pasolini rievoca i giorni friulani della guerra, la sua storia di perseguitato, la scelta del fratello Guido di fare il partigiano, tragicamente ucciso, lo slancio della lotta antifascista.
La vicenda personale si intreccia con quella collettiva animata dal bisogno di giustizia e di libertà.
L’autobiografia, amalgamandosi con l’ideologia, accende così i problemi legati alla strenua liberazione dall’invasore.
Scopriamo testo, analisi e commento del componimento di Pasolini.
“La Resistenza e la sua luce” di Pier Paolo Pasolini: analisi e commento
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I versi dell’incipit rivelano senza esitazione le sue adesioni più profonde e offrono la condizione pubblica del poeta il cui intento è di ritrovare e offrire a se stesso e agli altri una meditazione sui valori di umanità che guidarono lo sviluppo democratico del Paese.
E allora, ecco il componimento in cui l’immediatezza della comunicazione e una autenticità espressiva si nutrono e si arricchiscono, via via, di particolari fondamentalmente friulani fino a una complessità di tratti dal significato universale.
Spiccata la capacità di analisi e di sintesi:
Così giunsi ai giorni della Resistenza senza saperne nulla se non lo stile:
fu stile tutta luce, memorabile coscienza
di sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche quando l’Europa tremò nella più morta vigilia.
La Resistenza, che ha al suo centro la liberazione dell’uomo, è dunque luce: stile di vita esemplare che induce la coscienza ad allargare i suoi territori. Continua Pasolini il suo discorso in direzione della cronaca, evocando la fuga familiare da Casarsa per consegnarci un racconto civile in un momento decisamente caotico:
Fuggimmo con le masserizie su un carro da Casarsa a un villaggio perduto tra rogge e viti: ed era pura luce. Mio fratello partì, in un mattino muto di marzo, su un treno, clandestino, la pistola in un libro: ed era pure luce. Visse a lungo sui monti, che albeggiavano quasi paradisiaci nel tetro azzurrino del piano friulano: ed era pura luce.
All’interno di questo contesto si connota la suggestiva immagine della madre che pensosamente presa da timori volge lo sguardo verso i monti in cui combatteva il figlio, Guido, con la premonizione del mortale destino.
Pasolini stesso, in compagnia di pochi contadini, viveva da perseguitato.
L’inquietante visuale si apre poi alla rinascita e la “parola poetica”, che rappresenta una funzione estetica ed etica, con raffinata eleganza colora di luce la tela lacerata:
Nella soffitta del casolare mia madre guardava sempre perdutamente quei monti, già conscia del destino: ed era pura luce. Coi pochi contadini intorno vivevo una gloriosa vita di perseguitato dagli atroci editti: ed era pura luce. Venne il giorno della morte e della libertà, il mondo martoriato si riconobbe nuovo nella luce…
L’anafora della “pura luce” esprime dunque la bellezza oltre il tempo della morte e della distruzione: è con la luminosità del gesto civile e politico che è possibile dare un’anima al mondo e restituire il mondo all’anima.
Pasolini ha, però, la dolente consapevolezza del disincanto:
La luce è sempre uguale ad altra luce. // Poi variò: da luce diventò incerta alba.
Così egli esprime il depotenziamento dell’energia sociale; la luce della Resistenza perde d’intensità e di purezza con l’affermarsi della civiltà dei consumi che offusca il suo vedersi nella luce dell’alba e delle lucciole, mentre il caos del profitto fa smarrire l’estetica e la morale della profondità.
È su questa base che va inteso l’epilogo, i cui versi esprimono anche il disincanto per lo smarrimento del sogno di giustizia:
Così
l’alba nascente fu una luce fuori dall’eternità dello stile… Nella storia la giustizia fu coscienza d’una umana divisione di ricchezza, e la speranza ebbe nuova luce.
Nella poesia Lacrime, testo immediatamente successivo della medesima raccolta, il poeta deluso dirà:
Un sogno / ingiustificato, inoggettivo, fonte / ora di solitarie, vergognose lacrime.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La Resistenza e la sua luce” di Pier Paolo Pasolini: una poesia sulla lotta antifascista
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