La rivoluzione nell’arte
- Autore: Roberto Marchesini
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Arte e bellezza: c’eravamo tanto amati, poi nel Novecento si è consumato un divorzio. Per millenni, l’una è stata la rappresentazione dell’altra, poi hanno preso strade diverse. Per farsene una ragione, per elaborare questa separazione non consensuale imposta dagli artisti moderni alle forme figurative, Roberto Marchesini ha pubblicato un pamphlet tra sfogo e riflessione, “La rivoluzione nell’arte. Una sfida alla bellezza del creato”, per D’Ettoris Editori, Crotone, collana Orizzonti della conoscenza (pp. 158, euro 14,90).
L’autore dice di aver messo insieme non più di una raccolta di "appunti", ma sono contributi acuti, colti, razionali. Dopotutto la sua è una mente portata professionalmente all’elaborazione. Lavora a Milano come psicologo e psicoterapeuta, oltre a firmare non pochi libri, che estendono la psicoanalisi a vari settori, dalla sfera emotiva a quella relazionale, alla sessuale e religiosa, con un’incursione sui campi di battaglia a verificare l’effetto della guerra moderna sulla psiche (“Il paese più straziato”, D’Ettoris 2011).
A nessuno sfugge che fino all’800 l’arte è stata figurativa e comprensibile ed ora è invece ermetica e traumatizzante. Dalle forme perfette delle statue greche di 2.600 anni fa si è giunti alle figure sghembe e sgraziate di oggi, per banalizzare gli esempi.
Perché questa trasformazione? Perché un cambiamento così netto di gusto e orientamenti artistici? È quello che un po’ tutti ci siamo domandati e continuiamo a domandarci. Da qui la popolarità ritrovata da un un libro ch’è nato "impopolare", perché non è a tutti che si rivolge e non è da tutti che può essere consumato. È un lavoro alto, spazia su svariati versanti ed è sostenuto da una cultura multidisciplinare.
Le testimonianze del bello storico sono tantissime. Si alludeva alla scultura ellenistica, ma basta passeggiare in una città per coglierne ovunque. Parlano la lingua della bellezza e non altro perfino le più piccole badie, i ruderi dei templi greci e latini, finanche le statue mutilate, scolpite mirabilmente millenni fa nelle loro proporzioni perfette.
All’opposto, Roberto Marchesini stesso indica qualche esempio del brutto. Nell’introduzione, afferma di condividere l’espressione "bovina" dei coniugi Proietti, i fruttaroli di una commedia all’italiana con Alberto Sordi (il film a episodi Dove vai in vacanza?, 1978), di fronte alla
“Montagna del sale di Mimmo Paladino, alle Superfici magnetiche di Boriani. alle tele squarciate di Fontana, alle sfere bronzee di Pomodoro, ai suoni di Stockhausen, alla totale assenza di ordine, di significato, di ragione, anzi alla rinuncia volontaria di ordine, di significato e di ragione. Certamente nulla di simile alla sublime bellezza che ci si aspetterebbe dall’arte”.
Per Aristotele, compito dell’arte è imitare la natura, le supreme forme del bello sono l’ordine, la simmetria e il definito. Tommaso D’Aquino aggiungeva che
“belle sono quelle cose che viste destano piacere, per cui il bello consiste nella debita proporzione”.
Insomma, per l’uno e soprattutto per l’altro, cristiano, l’universo partecipa della bellezza di Dio, che si manifesta attraverso l’ordine, l’armonia, la proporzione. La bellezza suscita nell’uomo il piacere perché l’uomo stesso partecipa della bellezza di Dio.
Ed ecco, secondo il brasiliano Plinio Correa de Oliveira (1908-1995), scatenarsi nel ’900 una forza che si oppone a quest’ordine: la quarta Rivoluzione della storia, la Rivoluzione nell’arte, un processo volto a sovvertire l’armonia del creato. Per grandi sintesi: la prima rivoluzione, protestante, ha voluto distruggere i legami religiosi che facevano dell’Europa medievale una sola Cristianità. La seconda rivoluzione, liberale-illuminista, ha voluto distruggere i legami politici dell’antica società di ordini e stati. La terza, comunista, con l’abolizione della proprietà privata ha voluto distruggere i legami economici. La quarta, tenta ora di distruggere i legami microsociali, dopo che l’ordine macrosociale è stato sconvolto dalle rivoluzioni precedenti.
La Rivoluzione è quindi una sfida alla bellezza. “Scuotere, porre domande, evidenziare le falle di una società”: questo il senso dell’arte oggi.
“Mi è stato spiegato che la bellezza non ha nulla a che fare con l’arte”
conclude l’autore, che sostiene di non avere potuto fare a meno di provare stupore e dolore davanti ai nuovi "capolavori" incomprensibili, alle installazioni ardite. Una sgradevolezza estesa all’arte sacra: la chiesa cubica di Fuksas a Foligno, quella di Renzo Piano a San Giovanni Rotondo, quella di Tor Tre Teste,
“aggiungono allo sgomento una sensazione di profanazione”.
Questo, precisa Roberto Marchesini, non è un testo di storia dell’arte, semplicemente una raccolta di riflessioni sul significato dell’arte.
“Ho cercato risposte che spero siano utili anche ad altri. Chiedo perdono agli esperti d’arte moderna e contemporanea per le banalità e gli errori certamente contenuti in quanto ho scritto: la mia comprensione dell’arte non è molto diversa da quella di Remo e Augusta, i fruttaroli del film di Sordi”.
Se l’arte crea bellezza, la Rivoluzione è l’antitesi, mira a distruggerla. Conosciamo l’arte del passato, abbiamo davanti quella di oggi. Quale bellezza vorrà distruggere la quinta rivoluzione?
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