La sincronicità
- Autore: Carl Gustav Jung
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
La sincronicità di Carl Gustav Jung (Bollati Boringhieri, 1980, pp. 123, traduzione di Silvano Daniele) è un caposaldo della psicologia del profondo junghiana e ne costituisce l’apice. Pubblicato nel 1952, dopo quarant’anni da La libido: simboli e trasformazioni, che segnò la sua rottura con Freud, il libro si addentra in un territorio d’indagine sconosciuto — o per meglio dire dimenticato e sottovalutato da secoli in Occidente — per affermare e dare dignità di scienza a quei fenomeni conturbanti che il grande scienziato definisce "acausali" e "sincronistici". Essi non ubbidiscono alla sequenzialità causa-effetto e sovvertono la nostra concezione abituale del mondo, basata sullo scorrere del tempo lineare da passato verso il futuro, creduto ancora inesistente. Si manifestano in modo simultaneo su due piani, quello fisico e quello psichico; i due piani sono correlati dall’identico significato che possiede una valenza simbolica; il senso è il loro legante, ed esprimono una precisa finalità. Spesso si tratta di telepatia e anche di premonizione.
Sincronicità, afferma Jung, non è sincronismo; quest’ultimo è unicamente un accadere simultaneo di fatti senza che vi sia un legame significativo tra loro. La sincronicità è caratterizzata da forti contenuti emozionali in chi la sperimenta e si accompagna sempre all’emergere nel soggetto di un archetipo dall’inconscio collettivo, rappresentato da un evento oggettivo insolito nell’universo tridimensionale. È proprio l’archetipo a renderla possibile.
Eventi sincronici sono stati chiamati magia. Ecco perché lo studioso ha atteso molti decenni prima di affrontare l’argomento: il pericolo era di essere tacciato di superstizione e di rischiare l’incomprensione. È stato necessario lo sviluppo ulteriore della fisica moderna einsteiniana che ha relativizzato il tempo e creato la visione del cronotopo, spazio-tempo unificato, per far cadere l’assolutezza del principio di causalità come unica visione del mondo, appartenente al pensiero logico razionale. In questa operazione Jung ha avuto il sostegno e la collaborazione, nonché l’amicizia, del fisico Wolfang Pauli.
Nel libro vengono riportati, tra gli altri, due episodi emblematici. Uno è tratto dalla pratica clinica: una paziente molto rigida, vittima di un’educazione cartesiana univoca e limitante, sogna uno scarabeo; mentre lo racconta uno scarabeo batte contro il vetro della finestra. Jung la apre e accoglie l’insetto nello studio. Il fatto "casuale" e inesplicabile secondo la razionalità (perché accade in quel preciso momento?), realizza la svolta decisiva nell’analisi: da qui inizia a compiersi la trasformazione emotiva della donna. Per lei si tratta di una vera e propria rinascita. Nell’antico Egitto, sottolinea lo scienziato, lo scarabeo era, ed è ancora evidentemente per noi, simbolo di resurrezione e rinnovamento.
Il secondo esempio narra di un volo di uccelli posatisi in gran numero sul tetto della casa di un’amica, fatto ripetutosi per due volte, alla morte dei genitori di questa e successivamente come annuncio della morte inattesa di suo marito. Scrive l’analista:
"Se si riflette che già nell’Ade dei babilonesi le anime portano un “abito di piume”, e che nell’antico Egitto il ba, l’anima, è immaginato in forma di uccello, non siamo troppo lontani dall’ipotesi di un simbolismo archetipico”.
Interessantissimi gli esperimenti di Esp (acrostico di Extra Sensory Perception, percezione extra sensoriale) di telepatia riportati, compiuti dal prof. Rhine con la lettura di carte coperte da indovinare, da parte di uno o più sensitivi. Si tratta del primo esempio sperimentale dedicato a fenomeni paranormali. Rhine, mentre scopriva le carte contrassegnate da simboli, poteva trovarsi nella stessa stanza del soggetto percipiente, o no, a distanza breve o distante chilometri o migliaia di chilometri, come accadde tra Durham (Carolina del Nord) e Zagabria (Croazia) a 4mila miglia di distanza tra i due. Lo spazio diventa ininfluente, si contrae.
Altro studio meticoloso riportato è la comparazione di temi astrologici tra coppie sposate; sono quadri astrali in cui, se vengono sovrapposti, predomina la congiunzione lunisolare tra coniugi. Sole e luna congiunti, si sa, esprimono l’unione muliebre.
Jung considera anche l’antichissimo libro oracolare cinese I Ching. Noto qui che esso è pure il "protagonista" del romanzo Il gioco delle perle di vetro di H. Hesse.
L’autore compie una dotta disanima dedicata ai precursori della sincronicità nel corso del tempo. Pone in evidenza la "simpatia" nel pensiero greco, la correlazione e corrispondenza di tutto con tutto. Emerge la visione dell’"unus mundus" di ermetici, neoplatonici e alchimisti, quali Agrippa, Paracelso, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, secondo i quali materia e spirito si corrispondono e il macro è riflesso nel microcosmo, l’uomo. È contemplata l’armonia prestabilita universale di Leibnitz, il finalismo della volontà in Schopenhauer.
Su ogni pagina soffia un profondo sentimento del sacro, unito al rigore analitico della scienza. Soprattutto diventa evidente che l’immaginazione e l’affettività costituiscono la molla invisibile che fa girare il mondo. Per Jung l’inconscio possiede un sapere, una prescienza che diviene realtà fattuale.
La sincronicità riafferma la trascendenza e la concezione platonica contenuta nel Timeo; "il tempo è lo specchio mobile dell’eternità" scrive Platone in questo testo. Similmente Jung conclude:
"Il contingente [...] è un qualcosa che da un lato è generale ed esiste da sempre, e che dall’altro è la somma di molti atti individuali di creazione che si realizzano nel tempo”.
Queste parole sono estremamente profonde. Per la loro comprensione richiedono non soltanto raziocinio ma immaginazione e intuizione. Jung sembra dirci che la vita totale, vista nei due “lati”, tempo ed eternità, assomiglia a un copione scritto da un grande regista. Noi, con la Natura, siamo gli attori e interpreti, ma con “atti creativi” che ci appartengono.
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