La spia che amava
- Autore: Clare Mulley
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2020
La spia che amava, primo libro tradotto in italiano di Clare Mulley – scrittrice e biografa inglese di fama internazionale, opinionista della BBC e del Guardian e del Telegraph –, è il ritratto di Christine Granville, una fra le più importanti spie inglesi della Seconda guerra mondiale, raccontato attraverso i fatti che l’hanno resa grande, le testimonianze dirette di chi l’ha conosciuta e incontrata, i successi e le tragedie, le avventure e le disgrazie di una donna che non cercava altro che la libertà.
Nel libro, tradotto da V. Cartolaro e in uscita il 9 luglio per 21lettere, giovane casa editrice indipendente alla sua seconda pubblicazione, Clare Mulley ricostruisce attraverso archivi, documenti originali, interviste a ex colleghi, amici e amanti la vita di una donna complessa e fuori dall’ordinario, che ha fatto della libertà e del coraggio la cifra della sua esistenza. Quella di Christine Granville (nome in codice di Krystina Skarbek) è una storia in cui i confini tra fatti e mito tendono a sovrapporsi, confondersi e infine sfumare.
Donna intelligente, emancipata e audace ai limiti dell’incoscienza, descritta da chi l’ha conosciuta come bellissima e misteriosa, non si è mai lasciata trascinare dagli eventi, ma piuttosto li ha governati. Si dice che fosse la spia preferita di Winston Churchill e che Ian Fleming, il padre di James Bond, ne rimase affascinato al punto da disegnare la figura di Vesper Lynd, la prima delle Bond Girls, ispirandosi proprio a Christine. Si dice anche che abbia fatto suoi decine di uomini e che fosse talmente irresistibile da ammansire persino i cani della Gestapo.
Ma il mito si costruisce sui mattoni dei fatti. E sono questi a interessare l’autrice, che tratteggia la personalità di Krystina con l’accuratezza e l’attenzione della storica. Krystina nasce nel 1908 a Varsavia, figlia del conte Jerzy Skarbek, bello e infedele, amante delle donne e del gioco d’azzardo, e Stefania Goldfeder, figlia di un ricco finanziere ebreo. Trascorre la sua infanzia tra le comodità della tenuta di famiglia alla periferia di Varsavia. Si sposa giovane e si trasferisce nell’Africa coloniale con il suo ricco marito. Sin da piccola aveva mostrato un’attitudine avventurosa, ma è con l’invasione della Polonia a opera della Germania nazista che rivela la sua vera natura. Abbandonati lussi e comodità, arriva in Inghilterra e con insistenza si offre volontaria come agente segreto. Inizialmente respinta in quanto donna, grazie alla sua determinazione riesce a convincere il Governo britannico ad arruolarla. Cambia nome in Christine Granville e viene assegnata al SOE, unità di sabotaggio, sovversione e spionaggio istituita da Churchill, diventando la prima spia donna al servizio del Re.
La spia che amava è una storia di coraggio, intelligenza e tanto sangue freddo. Le vicende di Christine, brillantemente ricostruite dall’autrice, si snodano in una trama avvincente e appassionante, che a volte fa dimenticare di essere alle prese con una biografia. Nel ’41 Krystina finisce catturata in una retata della Gestapo assieme al collega (e amante) Andrzej Kowerski. Per farsi rilasciare e si morde la lingua fino a sanguinare, simulando i sintomi della tubercolosi. Conquistata la libertà, i due, ripiegano verso l’Africa: con mezzi di fortuna passano l’Ungheria, i Balcani e la Turchia, fino al Cairo. Intanto il legame fra i due diventa sempre più forte e Christine chiede il divorzio (che arriverà solo nel ’46) al marito.
Tornata in Europa avrà un ruolo fondamentale nella liberazione della Francia. Per settimane fa avanti e indietro lungo le Alpi al confine con l’Italia e nello zaino porta pane, formaggio e granate: osserva i movimenti delle truppe tedesche e prova a mettere in contatto la resistenza francese con i partigiani italiani. Non solo riuscirà nel suo intento, ma qualche settimana dopo raggiungerà il forte sul Col-de-Larche, a duemila metri di altezza sulle Alpi, dove risiedeva un gruppo di polacchi reclutati a forza dai nazisti convincendoli a disertare, a sabotare le installazioni tedesche e passare alla resistenza, consegnando armi e munizioni ai partigiani italiani e francesi. Con il suo lavoro, dà un contributo decisivo agli Alleati: è lei a trovare le prove dell’operazione Barbarossa, il piano nazista per l’invasione dell’URSS; attraversa le montagne di mezza Europa con il microfilm nascosto in un guanto per farli arrivare sulla scrivania di Churchill. Riesce addirittura a far liberare alcuni importanti ufficiali francesi – tra i quali uno dei suoi amanti – arrestati dalla Gestapo e condannati a morte, fingendosi la nipote di un ufficiale inglese.
Ma nel racconto della vita di Christine Granville non c’è spazio solo per le avventure e per i successi militari. Christine è una donna guidata dalla passione, libera, indipendente, straordinariamente emancipata per i suoi tempi. Negli anni da spia divorzia due volte, vive una lunga e tormentata relazione con un altro agente segreto e si lascia alle spalle decine di amanti e ammiratori. Il suo nome in codice è Willing per la sua tendenza a cercare “gli amanti più affascinanti e le missioni più pericolose”.
Ma la sua tenace femminilità, tanto indispensabile durante la guerra, diventerà scomoda al termine del conflitto. Nonostante le medaglie al valore riconosciutole dalla Francia e dal Regno Unito, verrà abbandonata dal Governo britannico che deciderà di voltarle le spalle e negarle la cittadinanza, vedendo in lei una figura pericolosa per quello che poteva rappresentare e raccontare. Impossibilitata, come molti dei suoi connazionali esiliati, a tornare nella Polonia sotto il regime comunista, Christine finisce sola e indigente. Vive in un alberghetto a Londra dove conosce e si lega in amicizia con Ian Fleming. Il 15 giugno 1952, un pretendente respinto, Dennis Muldowney, la uccide a coltellate nella sua stanza. Krystina Skarbek muore a 44 anni, pochi giorni dopo aver accettato di sposare Andrzej Kowerski, la spia che aveva amato durante la guerra.
La sua storia è stata a lungo sepolta, in parte per la tendenza ad associare le spie a personaggi maschili, in parte perché gli uomini che avevano fatto parte della sua vita, riuniti in un vero e proprio circolo, censurarono ogni forma di pubblicazione che la riguardasse, persino una sceneggiatura in cui il suo ruolo avrebbe dovuto essere interpretato da Sarah, la figlia di Winston Churchill.
"Era una donna straordinaria, è ridicolo che non sia più conosciuta. Questo non vuol dire togliere nulla a tutte le altre donne e uomini che hanno servito, tutte le loro storie sono fantastiche, ma la sua storia è incredibile, e non è stata onorata come dovrebbe".
Clare Mulley con La spia che amava riporta così alla luce una figura finora sconosciuta, disegnando fra le righe il ritratto intimo e personale di una donna a cui è stato impedito di diventare un’icona. Un libro attento ai dettagli e alle fonti, scritto in maniera intelligente e vivace. Tradotto in diverse lingue, presentato alla Camera dei Lord del Parlamento inglese, ha raccolto recensioni entusiaste, fra gli altri, sulle pagine del "Times", di "Vogue" e del "Guardian", è entrato nell’Editor’s Choice del "New York Times" ed è stato opzionato dagli Universal Studios, che ne hanno acquistato i diritti cinematografici, e proposto ad Angelina Jolie il ruolo della protagonista.
La spia che amava: I segreti e la vita di Christine Granville, primo agente segreto britannico donna della Seconda Guerra Mondiale
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