La torta in cielo di Gianni Rodari

La ricorrenza oggi dei quarant’anni dalla morte e del prossimo centenario dalla nascita è l’occasione propizia per rileggere e rinnovare la meraviglia di un incontro con l’opera del grande scrittore e giornalista Gianni Rodari (1920-1980).

Tra i suoi libri più famosi, come non ricordare le Favole al telefono (edite da Einaudi nel 1962), legate tra loro da un filo conduttore tenero e commovente: l’amore paterno del ragionier Bianchi, rappresentante e commesso viaggiatore, che ogni sera da una pensione diversa racconta al telefono una favola alla figlioletta lontana, per ripristinare una vicinanza e farla addormentare contenta.

Una delle peculiarità più suggestive delle favole rodariane sta nel fatto che mentre le vicende narrate sono un prodotto della squisita fantasia dell’autore, l’ambientazione è quasi sempre realistica, per cui ogni storia viene a situarsi nel paesaggio riconoscibile di una città italiana, e quindi in un luogo che tutti possiamo identificare e collocare nel tempo della memoria e nello spazio del vissuto.

È la stessa situazione che possiamo ritrovare nel racconto lungo La torta in cielo, (Einaudi Ragazzi, 2009), che riprende uno spunto narrativo già presente in una delle Favole al telefono intitolata Il palazzo di gelato, ricco di ingredienti favolosi attinti dalla favola classica, eppure così vivace e originale nella sua freschezza inventiva.

Giocando con la parodia dello stile cronistico, Rodari racconta ciò che succede nella borgata romana del Trullo quando un misterioso oggetto volante appare improvvisamente nel cielo, sconvolgendo la routine quotidiana degli abitanti, i quali pensano subito a un’invasione di extraterrestri, chiamano le forze armate, convocano esperti e scienziati per farsi spiegare l’inspiegabile, tentando di comprendere con le parole oracolari e incomprensibili della scienza l’entità e la natura del fenomeno.
Sembrerebbe, permutando l’ironia giocosa e arguta con l’angoscia, uno scenario non remoto da quello cupo e apocalittico di questi nostri giorni di impaurita autoreclusione.

Solo due bambini della borgata sapranno spingersi oltre le apparenze e le preclusioni fino a "toccare" con mano l’oggetto inquietante e misterioso e gusteranno con gli altri amichetti le delizie di una torta scesa dal cielo. L’oggetto non era infatti un’astronave aliena e nemica, ma un dono della fantasia che solo l’innocenza, sostenuta dalla curiosità, può conoscere e godere in pienezza. La grazia e la felicità, sembra volerci dire Rodari, sono alla portata di tutti: basta saper vincere la paura e mantenere vivo nell’animo quella forma sensoriale di "appetito" che è la nostra curiosità.

Brevità, leggerezza di tono, immagini sensuose e delicate come disegni a pastello improvvisate da un bambino che impara a dare forma al mondo sono le caratteristiche dello stile di Rodari, pieno di sensazioni tattili, olfattive, visive, di cromatismi che colorano il grigiore del mondo restituendogli le tinte nostalgiche di una felicità originaria smarrita e stimolano il lettore bambino, ma anche agli adulti (non è forse vero che le favole sono destinate soprattutto ai più grandi?) a varcare una volta ancora la soglia di quel luogo eterno di memoria e destino che chiamiamo infanzia.