La trappola nel deserto
- Autore: Lapo Sagramoso
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Di Lapo Sagramoso, pittore, scrittore, grafico, designer e art director che vive ed opera dalle parti di Verona, abbiamo già letto e apprezzato un romanzo precedente Intrigo a Fiume, edito nel 2022 da La Torre dei Venti). Soprattutto, condividiamo l’attenzione per gli eventi storici e sottoscriviamo la disarmante considerazione che gli italiani non imparano nulla dalla storia, perché non la conoscono, né aspirano a conoscerla.
Facciamo malinconicamente nostro l’assunto reiterato nella nota dell’autore in calce al nuovo successo narrativo del creativo veneto, un altro romanzo storico con il capitano calabrese dei Reali Carabinieri Rocco Vadalà, La trappola nel deserto, apparso un anno fa nella collana Zefiro delle Edizioni La Torre dei Venti (gennaio 2023, 286 pagine), del Gruppo editoriale Tabula Fati di Chieti.
Se non manca chi ha detto che governare gli italiani non è difficile, è inutile (non pensate a Mussolini e nemmeno a Giolitti, la frase è stata attribuita all’uno all’altro ma si dubita che l’abbiano mai pronunciata), è legittimo giudicare più inattuabile che arduo insegnare la storia alla grandissima parte dei nostri connazionali.
Sagramoso cita a ragione Indro Montanelli.
Non è che gli italiani non imparano nulla dalla storia, è che non la sanno.
Sosteneva il grande giornalista toscano, la cui memoria è stata di recente “sporcata” anche materialmente da una cancel culture anch’essa solennemente antistorica.
Lapo Sagramoso aggiunge che intanto il cittadino si è ulteriormente allontanato dalla storia, per questo, serve renderla viva, presente, appassionante anche nella narrativa.
Leggendo sempre le ultime righe in appendice al romanzo, piace anche la rivalutazione di un connotato apprezzabile: il senso civico, condiviso da una purtroppo ridotta aliquota di compatrioti: coscienti, competenti, dediti al bene collettivo, alcuni patrioti o partigiani, altri semplicemente brave persone.
Quanto contrasta questo modello con la vulgata dell’italiano poco capace e poco efficace, tanto diffusa autolesionisticamente, indolente, approfittatore, egoista, levantino, voltagabbana, per giunta esterofilo, che Sagramoso incarna nel prototipo nazionale “all’Alberto Sordi”, prevalente tra i maschi italici, dediti in tanti alla più sfacciata improntitudine.
Sicché, Lapo Sagramoso ama rileggere nei suoi romanzi la storia italiana della prima metà del Novecento, sconosciuta o scarsamente frequentata dal grande pubblico. Alzi la mano chi sa poco più di niente della Repubblica dannunziana del Carnaro e dell’eccitante esperienza libertaria a Fiume nel 1919-20 (altro scenario storico caro a Sagramoso). Ancora meno si conosce della quarta sponda libica nel periodo tra la conquista italiana del 1911 e la perdita nella seconda guerra mondiale.
Silenzio assoluto tra gli astanti, se si accenna all’accordo del 1920 con i Senussi che pacificò l’Africa settentrionale tricolore.
Tanto Fiume che la Cirenaica sono lo sfondo delle missioni militari e delle vicende amorose del capitano Vadalà, appena promosso maggiore all’atto di partire come addetto militare per la Legazione italiana di Tien-Tsin in Cina, tuttavia bloccato a Bengasi, dall’avaria della nave da trasporto Sorrento. L’attesa prolungata del ricambio della pompa da testata introvabile in Libia mette in dubbio l’imbarco alla volta della Cina sulla motonave Vulcania, nello scalo egiziano di Porto Said.
Con Vadalà ci sono gli immancabili maresciallo Gargiulo e attendente Giuffrida, per quanto il sottufficiale risulti meno inseparabile del solito, visto che scompare dal postribolo dove si intratteneva con una ragazza egiziana. Rapito dai ribelli anti italiani?
Il maggiore è costretto a intraprendere un’avventurosa spedizione con un drappello di meharisti, che lo porterà nel cuore del deserto, fino al rifugio del Gran Senusso, l’emiro a capo della resistenza. Intanto non manca l’incontro molto ravvicinato con la bella e generosa moglie del colonnello Berlingieri. Rocco non è sposato, ma le donne gli piacciono eccome.
E, attenzione, ci sono anche splendide spie, come Jane.
Suggestiva la ricostruzione romanzata delle trattativa per la firma del trattato di Er-Regima, che nel 1920-21 concluse le ostilità dei ribelli, con il riconoscimento della sovranità italiana su Tipolitania-Cirenaica in cambio di ampie autonomie alla Senussia nel territorio sahariano. Un successo diplomatico secondo Sagramoso: impresse al colonialismo italiano in Africa un’identità diversa da quello francese e belga, avvicinandolo a quello inglese. L’Italia, ultima tra le nazioni europee a darsi un impero, elevava i nativi a soggetto di diritto internazionale a pieno titolo.
L’accordo garantì al nostro Regno un enorme risparmio in truppe e materiali nella Colonia, sebbene proseguissero scontri armati saltuari.
Ma Mussolini, con la sua politica estera aggressiva e nell’illusione di guidare una potenza mondiale (smentita dalla debolezza economica e industriale del Paese), stracciò il trattato di Er-Regima nel 1923 e riprese le ostilità con la Senussia e la resistenza.
Disfece quello che avevano realizzato funzionari pubblici intelligenti, al servizio dello Stato.
L’accordo con i Senussi era stato merito del ministro delle colonie, senatore Luigi Rossi e del governatore Giacomo De Martino, due italiani che a Lapo sembrano quasi non-italiani, tanto poco corrispondono agli stereotipi abituali.
Perché questo tipo di connazionale:
Riesca tanto raramente a prevalere e a imporsi all’altro tipo, quello che con un eufemismo potremmo definire “alla Alberto Sordi”, resta uno dei grandi-piccoli misteri nazionali.
La trappola nel deserto
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