Le città degli angeli. Angelopolis di Danielle Trussoni

Il precedente libro di Danielle Trussoni, dedicato alla saga degli angeli era certamente più plausibile e maggiormente documentato di questo sequel, “Le città degli angeli”. Appare lungo e contorto e decisamente meno efficace, oltre che francamente troppo inverosimile per risultare accettabile ad un normale pubblico di lettori pur se disposti a dare fiducia ai numerosi esperti di angelologia, disciplina che in tempi oscuri, quali quelli che stiamo vivendo sull’intero pianeta, riscuote un notevole successo.

Siamo a Parigi, ritroviamo i protagonisti del romanzo precedente, alcuni dei quali sono morti: soprattutto Angela Valko, la scienziata madre di Evangeline, l’eroina mezza umana e mezza angelica che era stata al centro della parte più interessante del primo romanzo. Qui invece i cacciatori di angeli, Verlaine e Bruno, sono alle prese con i gemelli Grigori, due creature angeliche meravigliose, una terribile Eno, una donna-angelo sadica che è incaricata di sgominare i cacciatori di angeli, una studiosa russa che lavora al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e ne custodisce i misteri, nel tentativo di portare a termine la missione di liberare il mondo dai Neifilim, gli angeli potenti che sono mischiati agli umani dei quali vogliono prendere il posto distruggendoli.

Da Parigi lo scenario si sposta in Russia e poi nella desolata Siberia, dove lo scienziato pazzo Godwin ha costruito una gigantesca prigione, un panottico ispirato ad un modello di Jeremy Bentham, che racchiude migliaia di angeli catturati e oggetto di esperimenti genetici.

Ci si muove nello spazio ma anche nel tempo: dal presente agli anni ’80, dalla corte dei Romanov prima della Rivoluzione, con una lunga parte dedicata a Rasputin e al suo rapporto intimo con la zarina Alessandra, che sperava che il monaco ciarlatano potesse salvare il piccolo Alessio dall’emofilia che lo avrebbe ucciso.

Preziose uova Fabergé, incisioni di Durer, album di fiori secchi raccolti dalle arciduchesse figlie dello Zar Nicola II, semi di età antidiluviana, nel senso del diluvio di Noè, questi molti degli ingredienti del romanzo. Molto più riuscita la parte storica, con appropriate citazioni e ricostruzioni, meno risolta invece la vicenda della battaglia epocale tra angeli imprigionati e i loro cacciatori che risulta in qualche parte davvero difficile da accettare, a meno di non prenderla con molta ironia. Forse Quentin Tarantino, col suo geniale mix di tragico e comico, violento e sarcastico, potrebbe trarne un film colorato e geniale: una trama così in effetti è più adatta ad un filmone pieno di effetti speciali, che alla letteratura...non me ne voglia la brava Danielle Trussoni, che ho conosciuto come scrittrice seria e documentata.