Le confessioni di una concubina di Roberta Mezzabarba

"Concubina", un termine che porta alla mente certi intrighi amorosi nelle corti dei secoli passati, o, anche in tempi più vicini ai nostri, le vite di certe donne in Paesi orientali, lontani dalla nostra mentalità. Niente di tutto questo: nel nostro caso è Misia, una donna d’oggi che potrebbe essere la nostra vicina di casa, a definirsi "concubina": schiava e succube non solo dell’uomo che ha sposato, ma anche della propria famiglia, di chi la usa approfittando della sua fragilità, e, in fondo, anche di se stessa. Una storia perfettamente attuale, come, purtroppo, se ne sentono moltissime.
Roberta Mezzabarba, scrittrice e poetessa, Presidentessa del Premio Letterario Nazionale Tuscia Libris, in questo suo terzo romanzo affronta un tema che apparentemente si direbbe quasi scontato, ma del quale, purtroppo, non si parla mai abbastanza: la violenza di genere. Violenza non solo fisica, ma anche e soprattutto morale, subdolo condizionamento strisciante che avvolge interamente la vita della vittima e la stringe in una spirale sottile e inesorabile, che sembra impossibile spezzare.

Misia, la sfortunata protagonista, è una donna schiacciata da una madre fredda e approfittatrice, alla quale si inchinano il marito, niente più di un’inerme figura di sfondo, e l’altra figlia, troppo terrorizzata o, forse, anche lei abbastanza approfittatrice da non avere nessuna volta di darle contro. Per colmo di sfortuna, molto presto Misia perde la nonna, l’unica figura familiare che la amasse davvero e la rispettasse come persona. La carenza di affetto familiare fa sì che Misia si fidanzi con Filippo, un tipo taciturno e incapace di veri gesti di affetto, ma apparentemente affidabile e tranquillo.

Con queste premesse, è ovvio che il matrimonio anneghi presto fra le onde della noia e della grigia quotidianità, con il marito che passa tutte le serate sul divano davanti ai programmi più sciocchi che la televisione possa proporre. Delusa e sola, Misia cerca conforto nell’abbraccio di un collega che, presto, si rivela solo un farfallone. Fortunatamente la donna non ha ceduto fino in fondo alle sue lusinghe, e, rimasta incinta, è sicura della paternità del marito. Lui, invece, reagisce male, per niente entusiasta dell’idea di diventare padre. Una sera, la scoperta del quaderno di poesie di Misia innesca in lui una spirale di violenza che ha come prima causa l’aborto della donna. Stretta tra la furia cieca del marito che non accenna a spegnersi, il perbenismo della madre che lo difende e la vigliaccheria della sorella che non vuole mettersi contro la famiglia, Misia è determinata a farla finita. Il destino, però, decide diversamente, e le apre davanti strade assolutamente tranquille e comuni, ma faticose e inaspettate per lei. E alla fine della strada c’è una luce che la aspetta...

Le confessioni di una concubina è scritto con uno stile semplice e chiaro, con un andamento scorrevole che favorisce la nostra empatia nei confronti della protagonista. Misia racconta le vicende della sua vita in modo disincantato, con fare allo stesso tempo timido e determinato, senza indugiare in piagnistei ma rivelando la propria confusione nella prospettiva che passa, nel suo ricordo, dal passato al presente e ancora al passato, nella fatica di scindere quello che è stato dalla situazione attuale. Non vi è una vera analisi degli altri personaggi, che sono solo comprimari funzionali a scatenare le emozioni di Misia: il racconto è suo, e solo suoi sono i sentimenti che lo agitano e gridano da ogni singola frase.

Un vero e proprio "bonus" sono le poesie, già premiate come silloge a sé stante, che si intrecciano con la narrazione e descrivono la situazione di Misia più di quanto non possa fare la prosa. Graditissimo "gadget" allegato al preordine, un CD con cinque brani musicali (fra cui uno di Giovanni Allevi), che ben esprimono la triste e malinconica dolcezza del personaggio e della sua silenziosa lotta per riappropriarsi della propria vita.