Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita di Francesca Coin

Francesca Coin con Le grandi dimissioni (Einaudi Stile Libero, 2023) scrive un libro intelligente su un fenomeno che sta assumendo proporzioni enormi: le dimissioni volontarie di persone che fino a ieri hanno dedicato la loro vita al lavoro.
Ci è stato detto: il lavoro nobilita l’uomo. Ma non è cosi.
Il lavoro stanca, distrugge e, quando non è sicuro, uccide.
Questo non è un elogio per i lavativi, ma la cruda realtà.

L’autrice Francesca Coin, sociologa e docente universitaria, divide il libro in due parti; nella prima mette in rilievo il modello giapponese e cinese fatto di dedizione e sacrificio anche a costo di distruggere la propria vita e fa molti esempi di gente letteralmente “morta per il lavoro”.
Il problema, secondo Coin, è la mancanza di organizzazione delle multinazionali che sfruttano il lavoratore senza pensare alle conseguenze tanto che le giovani generazioni hanno pensato a un modo per ribellarsi: “sdraiarsi”.
In alcuni casi questo avviene letteralmente, in altri solo metaforicamente con la rinuncia agli studi e al modo di vivere dei genitori profondamente “confuciani”.
Il problema non sussiste solo nel mondo orientale, ma anche in Italia dopo la pandemia che ha tragicamente portato alla ribalta lo sfruttamento dei lavoratori in alcuni settori.

Francesca Coin racconta le vicende di medici e infermieri e la lenta discesa nel burnout di entrambe le categorie oberate da responsabilità e da stipendi troppo bassi. I medici cercano la libera professione più remunerativa mentre gli infermieri e gli operatori sanitari si allontanano dimettendosi, ma riprendendosi la vita.
Si passa poi a parlare dei lavoratori del commercio al dettaglio che devono sottostare a orari più lunghi e a condizioni indecenti di lavoro con paghe al minimo e capireparto vessatori che giungono persino alle molestie sessuali.

L’autrice apre uno spiraglio sul mondo della ristorazione che è basato su una rigida gerarchia nella quale le donne e gli immigrati sono il gradino più basso. Anche in questo caso le dimissioni sono vissute come una liberazione dai ricatti. Sono storie che fanno riflettere su un mercato del lavoro disumano che ha reso tutti precari (leggi: “schiavi”) e ha allargato le differenze tra ricchi e poveri.

Francesca Coin conclude con i proletari intellettuali delle case editrici sfruttati e sottopagati, specialmente se di sesso femminile in un contesto che non protegge la maternità.
In sostanza il libro dice di lasciare un mondo fatto di ricatti e di riprenderci la vita, perché la carriera non vale una vita. Nessuna carriera.