Le grandi vittorie dell’esercito italiano
- Autore: Gianluca Bonci e Gastone Breccia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Tripudio di bandiere tricolori a ogni successo della Nazionale di calcio ai Mondiali ed Europei, orgoglio sfrenato per l’Italia del pallone, ma nessuno scende in strada quando un campione e una staffetta vincono l’oro alle Olimpiadi nella gara più prestigiosa dell’atletica, la regina degli sport. Siamo fatti così, esultiamo per un’affermazione sportiva e lasciamo scivolare invece un vero trionfo, pure sportivo. Sempre meglio del nostro modo di considerare la storia patria, di cui conosciamo solo le sconfitte, al punto quasi da celebrarle. Nel tirare le orecchie ai connazionali, Gianluca Bonci e Gastone Breccia ricordano, finalmente, Le grandi vittorie dell’esercito italiano. Dalla Cernaia all’Operazione Nibbio, le battaglie e le campagne militari più gloriose, saggio storico-militare in libreria dal 30 settembre 2021 per Newton Compton (384 pagine, 12 euro nel formato cartaceo).
Del lavoro vanno segnalate innanzitutto la dedica e la breve, polemica introduzione dei due autori (il livornese Breccia insegna storia nell’università di Pavia, il marchigiano Bonci è un esperto di scienze strategico-militari):
“Ai soldati italiani, per non dimenticare che sono sempre caduti in difesa degli interessi nazionali e per l’interesse della collettività”.
Guidano i lettori in una parte del passato che viene troppo spesso trascurata, invece di trasmetterla alle generazioni future. Siamo un popolo ricco di qualità ma diviso da passioni politiche che non si ricompongono nemmeno di fronte al sacrificio di tanti concittadini per il Paese. È sempre una contesa tra guelfi e ghibellini e “per strano che possa sembrare, ci sono italiani che gioiscono delle sconfitte italiane, come se fossero da attribuire a una parte e non a un tutto. Adua, Caporetto e l’8 settembre 1943 hanno i loro paradossali estimatori, forse non del tutto consapevoli del danno che arrecano alla forza morale di un popolo intero”.
L’esercito di una nazione è l’espressione della sua gente, ne ricopia i pregi e i difetti, combatte e si sacrifica obbedendo agli ordini di chi è stato scelto a comandarlo. Da qui la scelta di illustrare, in maniera storicamente rigorosa ma accessibile a tutti, alcuni episodi in cui hanno brillato il valore dei soldati italiani, la professionalità, lo spirito d’iniziativa, la capacità dei comandi di guidarli al successo in situazioni difficili.
Da una parte i tracolli: Custoza, Lissa, Adua, Caporetto, l’8 settembre, dall’altra le buone prove: la Crimea, le difese decisive della Grande Guerra, i Gruppi di Combattimento del rinato esercito nella guerra di liberazione 1943-45, le missioni di pace dal 1980.
Sono nove, dal Risorgimento a oggi, le campagne e battaglie più importanti analizzate per sfatare il mito negativo di un’Italia senza gloria bellica e per valorizzare invece gli esempi in cui i suoi militari sono stati capaci di vittorie straordinarie, guadagnate sempre con spirito di sacrificio (che non è mancato nemmeno negli episodi infausti, almeno in parte).
Si comincia con la battaglia della Cernaia, il 16 agosto 1855, successo difensivo del corpo di spedizione del Regno di Sardegna in Crimea, durante l’assedio di Sebastopoli: anglo-francesi-turchi e bersaglieri contro le truppe dello zar russo. Segue la campagna piemontese nell’Italia centrale, che in pochi giorni (11-29 settembre 1860) ha strappato Umbria e Marche allo stato della Chiesa. Nell’ottobre-dicembre 1911, dopo lo sbarco a Tripoli e le battaglie di Sciara Sciat e Ain Zara, è stata la volta della conquista della Libia, contro un nemico irriducibile. Nella Grande Guerra, la difesa e controffensiva sull’Altipiano dei Sette Comuni, tra il 15 maggio e il 10 giugno 1916 impedirono alla Strafexpedition austroungarica di dilagare nella pianura veneta, alle spalle del grosso dell’esercito di Cadorna sul Carso. Due anni dopo, la battaglia del Solstizio fermò l’ultima offensiva dell’impero austriaco sul Grappa, sul Montello e lungo il Piave (15-20 giugno 1918).
Nella seconda guerra mondiale, si distinguono le due battaglie di Bir el Gobi, nel deserto cirenaico in Nordafrica (19 novembre e 3-7 dicembre 1941): la Bastogne italiana, che resistette all’offensiva britannica per liberare Tobruk e favorì la controffensiva dell’Afrika Korps di Rommel. Leggendaria la carica di Isbuscenskij, il 24 agosto 1942, del Savoia Cavalleria contro le mitragliatrici russe.
La presa di Monte Marrone è un episodio della guerra di liberazione: dal 31 marzo all’aprile 1944, gli alpini del CIL italiano, comandato dal gen. Utili al fianco degli Alleati, contesero vittoriosamente ai germanici un’area montana delle Mainarde, tra Lazio e Molise, importante nella linea difensiva tedesca di Cassino.
Infine, l’Operazione Nibbio in Afghanistan (15 marzo-15 settembre 2003), la più impegnativa e complessa delle nostre Forze Armate dal 1945, nella missione Enduring Freedom della coalizione internazionale inviata a liberare il territorio afgano dai talebani, dopo l’attentato dell’11 settembre 2001. Seimila chilometri di distanza dall’Italia, un’onerosa corvè di trasporti aerei (96 voli militari e 37 civili), per dispiegare il contingente, rifornirlo e assicurare il rientro. Un migliaio di uomini: il 9º Reggimento alpini della Brigata Taurinense, avvicendato il 15 giugno dal 187º Reggimento paracadutisti della Folgore.
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