Le madri salvate
- Autore: Colombe Schneck
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2013
“La vita di ognuno di noi è un tentativo di amare. E’ l’unico tentativo” (Pascal Quignard)
Questa è l’epigrafe che la giornalista Colombe Schneck, parigina del 1966, antepone al suo duro racconto della ricerca fatta per capire il destino, mai raccontato, della cuginetta Salomè e del suo fratellino Kalman, scomparsi in Lituania nell’inferno della Shoah nel 1943. Attraverso una narrazione lucida e determinata, la scrittrice vuole riscoprire insieme a noi il destino della sua famiglia, di cui sua madre Hélène e sua nonna Ginda non hanno mai voluto realmente parlare, altro che per accenni brevi e allusioni mai del tutto chiare.
Mentre l’autrice aspetta la sua prima figlia, sua madre butta lì, come per caso, il desiderio che la piccola prenda il nome della cuginetta morta Salomè. La curiosità si accende nella mente di Colombe, che passerà gli anni successivi a svelare il mistero per cui due bambini erano stati gassati ad Auschwitz, mentre le loro madri, Raya e Mascia, sorelle di sua nonna, erano sopravvissute, avevano sposato altri uomini, erano diventate madri di altri figli.
Tutto il racconto, documentato e magistralmente ricostruito su documenti, testimonianze e foto d’epoca, ci riporta in una pagina di storia dolorosissima: la vicenda del ghetto di Kaunas, in una Lituania “stretta tra l’Urss di Stalin e la Germania di Hitler”. Prima dell’invasione nazista le famiglie ebree che vivevano in quella terra sembravano felici: parlavano yiddish, erano persone colte, liberali, aperte anche se molto devote. La nonna Ginda era andata a Parigi a studiare medicina e lì era rimasta, per sua fortuna, sposando uno scienziato, Simkha, e avendo due figli, Hélène e Pierre, francesi in tutto. La domanda che assilla la narratrice è la ragione per cui le madri erano sopravvissute ai due piccoli e questo interrogativo riceverà molte risposte attraverso le testimonianze dei vari sopravvissuti della famiglia, sparsi tra gli Stati Uniti e Israele.
La visita finale di Colombe alla città lituana da cui la famiglia proveniva, sarà un viaggio nel nulla:
”Della vita e della morte della mia bisnonna Mary, di Salomè e Kalman non rimane alcuna traccia. Da agosto a settembre 1943 i nazisti ordinano che i corpi siano bruciati…..Che traccia rimane qui, di quella vita di prima, di una bambina di nome Salomè Bernstein che suonava un piccolo tamburo? Non rimane niente”.
Merito della scrittura è dare voce a chi voce non ha mai avuto, ridare vita a chi l’ha persa nell’inferno dell’Europa nazista, e anche se le madri e le nonne hanno taciuto per anni, vergognandosi quasi della propria sopravvivenza, anche se vissuta in modo oltremodo drammatico in una miniera buia lavorando per oltre due anni, tuttavia quelle madri “salvate” hanno avuto un’altra vita, altri figli e nipoti che hanno potuto, anche se settanta anni dopo, capire e raccontare.
Il libro della Schneck mi ha commosso, coinvolto ed è riuscito a raccontare ancora un’altra storia di tante che ne abbiamo lette sulla Shoah…..ma non è mai abbastanza. Salomé, ritratta nella foto che chiude il volume, a due anni e quattro mesi, in mutandine, calzini e scarpette, sorridente e fiduciosa, è un monito per tutti noi, contro guerre e stragi che ancora oggi, purtroppo, si perpetuano contro bambini innocenti.
Le madri salvate
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