Lettere a Lucilio
- Autore: Seneca
- Genere: Filosofia e Sociologia
Prendiamo questo libro, cambiamo il nome dell’autore adottandone uno inglese, e utilizziamo un titolo del genere "Come essere felici in cento mosse" oppure "La serenità alla portata di tutti". Ne otterremmo un best seller. La capacità dei classici di adattarsi ad ogni tempo è la caratteristica principale di quest’opera: ogni suggerimento, ogni invito che Seneca rivolge al suo amico Lucilio, può essere adattato alla nostra vita quotidiana; ogni esempio che l’autore ci sottopone per esortarci a cercare la virtù è attuale indipendentemente dal contesto in cui è applicato, sia esso il foro romano ai tempi di Nerone o l’ufficio di una ditta di import-export dei giorni nostri.
La ricerca della saggezza, la vera Filosofia, non deve essere limitata a pochi fortunati, perchè tutti noi siamo soggetti a limiti e problemi: dalla paura della morte, all’avidità, dalla ricerca dell’amicizia, alla mancanza di coraggio, dalla sofferenza, ai rovesci della fortuna. Non esultiamo se la nostra vita è senza scosse e piena di agi: tutto può cambiare al minimo soffio di vento, dunque abituiamoci all’idea della povertà, abituiamoci all’idea di morire, perchè nessuno è esente da tali malanni.
"Non è felice l’uomo che è considerato tale dal volgo, colui che è venuto in possesso di grandi ricchezze, ma chi ha ogni suo bene chiuso nel proprio animo, l’uomo retto e magnanimo che calpesta le cose ammirate dagli altri, che non trova nessuno con cui vorrebbe cambiarsi, che apprezza nell’uomo solo quelle qualità per le quali è uomo, che segue gli insegnamenti della natura, ne accetta le leggi e vive com’essa prescrive; colui a cui nessuna violenza riesce a strappare i beni che ha".
E rovesci di fortuna, Seneca ne ha vissuti diversi: nato nel 4 a.C. divenne un famoso oratore ai tempi di Tiberio, ma cadde in disgrazia e finì esule in Corsica. Agrippina, la madre di Nerone, lo richiamò a Roma per fare da precettore al figlio. Visse negli agi per vari anni, finchè Nerone se ne stancò, lo mandò in esilio e lo costrinse ad uccidersi.
Seneca fu una figura controversa ai suoi tempi: non dobbiamo pensare che la saggezza che ci dispensa tramite queste pagine fosse sempre stata il marchio principale del suo curriculum. Fu molto invidiato e criticato per la ricchezza in cui visse per il tempo in cui l’idillio con Nerone durò; ma non fu estraneo all’uccisione di Agrippina e fu accusato di una relazione con la sorella (ed amante) di Caligola. Quest’opera è il frutto di una meditazione sui mali propri ed altrui, un invito a una ricerca continua tra gli intoppi e le disgrazie. Un invito espresso con parole semplici, estraneo a sofismi e retorica, che può essere accolto anche da chi si intimorisce davanti alla parola "filosofia".
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