Luce
- Autore: Elisa Ruotolo
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Elisa Ruotolo, a chi scrive, è sempre apparsa tra le migliori giovani scrittrici italiane. Ha già pubblicato molto, da racconti lunghi a romanzi brevi sino a diverse raccolte di poesia. In particolar modo tra le sue opere ho apprezzato Corpo di pane, in cui vedevo una carnalità e un desiderio dei sensi che la Ruotolo accettò ammettendo che alcune sue poesie si potevano prestare a soluzioni interpretative a cui lei non aveva proprio pensato.
Ora con questo scritto Luce (Tetra edizioni, 2023), siamo a metà tra una fiaba per adulti e un racconto lungo che inizia con la figura di Michele che vive con Carla.
Si è rotta una tapparella e di incanto il caldo, in casa, non è più così asfissiante, ma i due si ritrovano al buio e sanno che per gli inizi di settembre la tapparella deve essere riparata.
Michele non vede il problema, perché fa ancora caldo e in ogni caso quella tapparella rotta è un bene perché così non vedono la finestra di fronte dove spesso capitava che un padre picchiasse i figli che non volevano mangiare. Ma Carla non si fida più di Michele, vuole che esca dall’apatia e che faccia qualcosa per aggiustare quella tapparella.
Difficile trovare nella narrativa italiana una tapparella come alibi per una storia "malnata", ma gli oggetti per la Ruotolo hanno il sapore delle cose toccate affinché riprendano vita. Non è colpa di chi tende a decodificare il testo, se tutto quello che scrive l’autrice ha poi il sapore di una sfida e ha che fare con l’essere imbevuta di qualità tattili, che rientrano nella sfera di un desiderio differito. Ciò vale sia per le sue poesie che per i suoi scritti, come quest’ultimo.
Forse se leggete un estratto del testo con me capite che il desiderio non ha sempre una valenza erotica, anzi quasi mai:
Sinceramente non lo so perché andai avanti con Carla. Forse pensavo che potevo ancora farcela. Come Marco.
Forse ero in un momento in cui questa cosa poteva succedermi veramente. O forse pensiamo tutti e sempre di farcela, quando ogni cosa è perduta per sempre.
Fatto sta che me la portai a casa (...) lei mise su un paio d’occhi scandalizzati (Sic!) per dirmi che in quella sua famiglia di sarti timorati nessuno l’aveva mai fatta una cosa simile.
Ecco cosa scrive l’autrice. Ma prima di far venire Carla, a casa sua, Michele deve nascondere delle cose in giro (il sostantivo "cosa" qui sembra usato per non dire delle verità "complicate") soprattutto le foto con lui e Marco. Perché Michele non vuole che Carla veda le fotografie di lui e Marco insieme. Potrebbe scoprire una intimità di cui lei non era a conoscenza?
Alla fine Michele chiama Giuseppe per riparare la tapparella e Giuseppe al telefono non lo riconosce subito, ma appena nomina “il Greco” capisce. Da qui in avanti Michele con la storia del Greco si ricorda il passato e così inizia un lungo flashback.
Alla età di dieci anni, una forte febbre servì ad accorciare una gamba, come spesso accade con le poliomielite. Le competenze mediche della madre sono scarse, anche se da giovane diceva che voleva diventare un buon medico, ma poi semplicemente si fece comprare un’enciclopedia di medicina, una volta sposata, e come trovò come impiego, grazie alle informazioni mediche che aveva assimilato, di farsi passare per un sedicente Dottor Rhume, per dare consigli su una rivista chiamata "Benessere" . Ma la rivista, in poco tempo, smise di uscire mensilmente, poi addirittura il direttore del giornale la chiuse per mancanza di lettori. Quando la madre apprese la notizia fece finta di niente, ma poi divenne sempre più depressa e cominciò, su consiglio dello psichiatra, a fare una terapia a base di litio, aumentando i dosaggi nel tempo finché la donna diventa quasi assente.
Quindi per chi volesse leggere questo libro come fiaba, forse è meglio evitare. Non perché la Ruotolo scriva di un medicinale "potente" contro la depressione grave, ma proprio perché non è esattamente un racconto da fiaba parlare di una madre che amorevolmente svolge un lavoro che le piace e che la lascia in sacrosanto silenzio, finché non tornano i figli da scuola pieni di energia e affamati. Per poi avere il terrore di dover accudire la sua famiglia, quando l’unica cosa che in realtà desidera è restare a letto tutto il giorno.
Ed entrando nel merito se questo sia o meno un racconto lungo per adulti o, tolte alcune pagine, una fiaba adatta anche ai più giovani, va tenuto conto che in esergo non è riportata una massima dal calendario di “Frate Indovino”, ma il frammento di una poesia di Patrizia Valduga che recita:
Per la luce del giorno rendi grazie, / per il tuo buio datti il tuo perdono.
Tutto si cela nell’ambiguità di queste due righe che sono scolpite con grazia e assolutamente comprensibili.
La luce è la tapparella che Michele non vorrebbe aggiustare mai, perché da lì ha visto la luce, ma anche il “male” quotidiano. A tapparella alzata, come si è già scritto, Michele vede un padre di famiglia che quotidianamente riempie di botte i suoi figli, solo perché non hanno fame, oppure non hanno voglia di mangiare quello che ha preparato la madre. E dunque a lui riaffiorano ricordi tristi e rimossi.
Mentre il buio, è quella zona indifferenziata e grigia, che non ci permette di essere moralmente migliori degli altri esseri umani.
A ogni buon conto, Elisa Ruotolo, anche in una novella riesce a instaurare un clima di grazia e di riconciliazione, ma senza esagerare, prendendo a prestito il “dizionario delle ambiguità”, in cui Michele è colpevole, i genitori pure, Marco è colpevole per le fotografie di cui non sappiamo neppure cosa venga fotografato, perché in fondo di lui, di Marco, ancora non sappiamo nulla.
Elisa Ruotolo sembra la nipote minore di Leonardo Sciascia, che amalgama con grande sapienza letteraria con le favole di Esopo.
Un piccolo, grande libro da leggere assolutamente.
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