Mai più Concordia
- Autore: Luca Cari
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Le ore emozionanti e i giorni toccanti del naufragio più insensato della storia
Sono le 22,30 di venerdì 13 gennaio 2013, quando il Centro operativo nazionale dei Vigili del Fuoco chiama il responsabile comunicazioni di emergenza del Corpo, Luca Cari, che sta tornando a casa. Al Comando di Grosseto arrivano telefonate che parlano di una nave in difficoltà a due miglia dall’isola del Giglio. Passeggeri dicono di avere avvertito un sussulto, un forte boato e parlano di un blackout elettrico, ma non c’è conferma, non è arrivata una richiesta di soccorso ufficiale. Si tratta di un grande transatlantico della Costa Crociere, 4200 persone a bordo. È cominciata la fine della Concordia.
Nessun SOS, dunque, però qualcosa non torna. È in corso un’evacuazione controllata, dicono adesso i colleghi. Poco dopo, un colpo allo stomaco. È la mezzanotte del 14 gennaio, le chiamate si rincorrono: c’è un’evoluzione negativa... panico... i primi tre morti. La tragedia di una bella nave, di 32 vite e di tanta gente a bordo e non solo, è in pieno svolgimento.
È dedicata a loro e ai Vigili del Fuoco che affrontano il pericolo senza curarsi delle telecamere che li riprendono, il libro nel quale Luca Cari ricostruisce la storia dei ponti capovolti e dei piani rovesciati nelle viscere del gigante del mare e nella coscienza dei protagonisti, “Mai più Concordia”, per Stampa Alternativa, 128 pagine 12 euro.
I primi soccorritori ricordano un grande frastuono. A qualcuno erano sembrati gabbiani, prima di comprendere che si trattava di persone che gridavano. Il disastro della Concordia è un urlo indistinto di migliaia di esseri umani e un brulicare di lucine in acqua. E sugli scogli altre lucine affannate, centinaia. Erano le torcette stroboscopiche in dotazione ad ogni giubbotto salvagente.
L’inferno del naufragio della Costa Concordia è acqua gelida dodici-tredici gradi, oggetti che cadono in mare dall’alto della balena arenata che si piega, natanti di soccorso che sfidano condizioni di scarsa visibilità, onde di risacca che battono con forza, gente che patisce terrore, ipotermia, infarti, annegamenti, che resta intrappolata all’interno.
Dalle 21,42 del 13 gennaio a poco prima delle 5 del mattino successivo sulla grande nave è tutto finito. Ora l’apocalisse è sul molo. Sono tanti, che non sanno dove mettersi per quanti sono. Cari riesce a comunicare la voglia febbrile dei colleghi di fare, di aiutare, di salvare. Affrontano il rischio dell’affondamento della nave – che in quei momenti credevano imminente – pur di raggiungere chi sentono gridare nella pancia rovesciata, le persone intrappolate, ferite dai mobili crollati, al buio, al freddo. Tutti disorientati dal ribaltamento, salvatori e salvati: pareti diventate pavimenti, corridoi trasformati in pozzi, scale in parapetti, porte verticali ora quasi orizzontali sotto i piedi. Peggio, l’inclinazione è incompleta, solo 80°. Tutto è obliquo e starci sopra è difficile.
La nave che si adagia sugli scogli, scivolando su Cala Lazzaretto, emette un lamento di ferraglia grattata, lugubre per chi è dentro. Il rischio è senza fine. La paura pure.
Quando gli ultimi Vigili tornano al Giglio sono le 7,30 (altri due naufraghi saranno salvati il 15 gennaio e l’ultimo 38 ore e 30 minuti dopo “l’inchino” fatale). Ma il vero eroe per Cari è un civile gigliese, salito sulla Concordia per dare una mano. Uno che si è introdotto non per dovere ma per umanità. Una lezione per chi avrebbe dovuto abbandonare per ultimo quella nave mutilata, come la legge del mare gli imponeva.
Luca non ha parole di accusa. Preferisce raccontare le ferite interiori, i morsi dentro, il dolore di chi per settimane, mesi, ha continuato a lavorare nel relitto e a rischiare, ogni giorno, non più per salvare vite, purtroppo, ma per restituire una verità e un corpo da piangere.
Quanto ad un sopravvissuto, in particolare, oltre alla legge degli uomini, sarà soprattutto la sua coscienza a chiedere il conto di quei piani rovesciati.
Mai più Concordia. La storia dei piani rovesciati raccontata da chi è entrato nel ventre maledetto
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