Mai più da soli. Il Mario
- Autore: Patrizia Poldi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
C’è un femminismo pubblico, urlato, di piazza, che per quanto s’impegni a protestare, a denunciare, non riesce ad aggredire i problemi, a cambiare le cose, se non lentamente. E ce n’è un altro sotto traccia, meno esibito ma concreto, per quanto defilato, che riesce a sovvertire i ruoli di genere e valorizza il leaderismo familiare femminile, mette a frutto le doti, la solidità morale, le qualità della vera colonna di casa - moglie, madre - pur non manifestandosi, non cercando visibilità, non scandendo slogan.
Non è che si voglia contestare il primo, ma sembra il caso di esaltare il secondo, una buona volta, capace di fare risultato silenziosamente, di legittimare la centralità familiare e sociale delle donne. Lo incontriamo nella prima prova narrativa di Patrizia Poldi, matura signora del Mantovano, nata e cresciuta a Bozzolo sopra l’Oglio, autrice per l’Editoriale Sometti di un romanzo, Mai più da soli. Il Mario, pubblicato un anno e mezzo fa dalla casa editrice di Mantova (settembre 2022, 184 pagine).
A cominciare da oltre un secolo addietro, è la storia di una famiglia contadina di pianura, padana. Pagine di vita in salita ma dignitosa, di lavoro, di crescita, di maniche sempre rimboccate, di valori saldi, terricoli, veri. E di una parte della famiglia di Patrizia.
Il Mario è Maria Benasi, la nonna paterna, nata quartogenita alla fine dell’Ottocento in un nucleo dedito al lavoro nei campi, nella piana del Mincio, che dal lago di Garda porta le acque nel Po: papà Fiore, mamma Pasqua, tre figli maschi e due femmine.
Prima del 1910, il capofamiglia lascia vedova la moglie, dopo una breve malattia. Con tanta forza e grande coraggio, la donna si fa carico della casa, dell’attività, dei cinque da portare avanti.
Nel 1915, la Grande Guerra allontana anche i due primi nati, arruolati, proprio come tanti giovani che lavorano per loro. Maria, allora diciassettenne, non esita ad assumere una decisione: non ama stare in casa a ricamare o rammendare, continuerà lei il lavoro prima del padre, poi dei fratelli. Contattati contadini dei paesi limitrofi, anziani o troppo giovani o non idonei alla leva, prende letteralmente le redini della situazione. Quelli faticano nei canneti lungo la riva del fiume, lei preleva il materiale e con il carretto tirato dai cavalli consegna le canne vegetali alle lavoranti, che realizzano i manufatti da vendere.
Anche questa parte tocca a Maria, ormai per tutti “il Mario”, ragazza combattiva, tenace e agguerrita, cresciuta all’ombra di una “rasdora” forte come Pasqua. Non è facile ottenere la fiducia dei compratori, le donne non erano tenute in considerazione, ma la sfida è vinta, come vengono superate tante difficoltà. Spesso deve alzare la voce per essere ascoltata, gli uomini cercano anche di raggirarla, ma dimostra di saperne sempre più di loro.
Da qui, prende corpo la bella storia del Mario di casa Benasi e poi Poldi, raccontata da nonna Maria alla nipote novenne, in forma di confidenze di una donna in età a una giovanissima. Neanche sessantacinquenne, non è anziana nemmeno per gli standard del 1961, ma è rimasta vedova da un momento all’altro anche lei.
Dopo anni dedicati al marito bisognoso, qual era negli ultimi tempi il povero Guido, diventato cieco intorno ai sessant’anni, si ritrova ad avere tanto tempo per sé e a non sapere cosa farsene. Si sente sola, pur ospitando in casa ancora il figlio più giovane. I nipoti hanno la loro mamma, sicché non è compito suo accudirli, se non in casi eccezionali. Le sue attenzioni si rivolgono alla nipote, la figlia di Arrigo, il primogenito.
Con vari pretesti, cerca di darsi da fare per attirare la curiosità della bambina, unica femmina, la più grandicella, probabilmente anche la più disposta a conoscere e apprendere.
Ogni pomeriggio, divide la cena, prima di sera. La polenta fresca coi funghi, lo zabaione, la sfoglia da cui taglia pezzetti da abbrustolire sulla stufa economica. Le caramelle candite, nel periodo delle arance: tenuta a bagno una notte, la scorza si taglia a listarelle, che vanno passate nello zucchero e da ultimo sul fuoco, a caramellare. Riposte in un vaso di vetro, sono pronte come ricompensa per la nipotina. La impegna in piccole incombenze, così da farla sentire responsabile e utile allo stesso tempo.
Dopo cena, la nonna si ritaglia un piccolo spazio per le preghiere. Concluse, comincia a dire della sua vita, quasi voglia lasciarla come testamento.
Va letto assolutamente questo racconto di cose di una volta, vivo e vero come pochi altri e tanto autentico nei ricordi amorevoli di Patrizia Poldi. Diventata ora autrice di questa biografia della nonna, della famiglia e di un tempo andato ma non remoto, offre una prova ulteriore di autenticità - semmai ce ne fosse bisogno - sottolineando che per quanto la riguardava aveva accettato volentieri di raggiungere spesso la casa di nonna Maria sebbene l’abitazione non le concedesse i primi comfort domestici degli anni del boom economico, di cui invece godevano i Poldi. Ad esempio, non c’erano acqua corrente, rubinetti, lavandini, mancava il telefono...
Lei aveva continuato ad andare, nonostante tutto fosse spartanamente scomodo. Alla nonna faceva piacere e lei poteva godere della sua storia, del Mario.
Così, anche i lettori potranno apprezzare - ogni tanto con gli occhi lucidi - il racconto della vita di Maria. Niente e nessuno è mai stato capace d’intralciare la strada che aveva deciso di percorrere.
Mai più da soli. Il Mario
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Un bel libro che si legge in poco tempo perché molto avvincente la storia è la storia della vita di mia nonna veramente una donna tutta di un pezzo ma buona come il pane il libro scritto bene e anche molto preciso veramente contento che mia sorella lo abbia scritto è anche una parte della mia vita
Un libro o meglio una vita che si divora...che ti divora per la sua autenticità e fierezza!
Attuale questa storia dovrebbe essere letta e vissuta da tutti noi!
Grazie cara Patrizia