Midway. La battaglia che cambiò i destini della guerra nel Pacifico
- Autore: Massimo Capuccini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
1 luglio 1942: "Mancò la fortuna, non il valore!”, si legge sul cippo piantato dai bersaglieri nel deserto egiziano, a ricordo della prima battaglia di El Alamein. Poco meno di un mese prima, la fortuna non era mancata alle forze aeronavali americane, il cui valore è stato indiscutibile, ma le circostanze che potevano volgere a favore lo hanno fatto, eccome. Nel volume Midway. La battaglia che cambiò i destini della guerra nel Pacifico, che ricostruisce il duello tra le flotte attorno a un atollo hawaiano fino ad allora sconosciuto, Massimo Capuccini esalta i meriti della Marina statunitense e dei suoi comandanti e non trascura però di rendere omaggio al nemico giapponese, sconfitto nella sfida per il controllo dell’Oceano. È un libro illustrato con belle immagini d’epoca in bianconero, pubblicato all’inizio del 2021 nella Collana Archivio Storia delle edizioni fidentine Mattioli 1885 (160 pagine). L’autore, anche lui di Fidenza (Parma), giornalista laureato al Dams e appassionato di storia militare, ha studiato per anni la seconda guerra mondiale nei mari d’Oriente.
Nei primi sei mesi del conflitto, tutto sembrava a favore del Sol Levante, scatenato alla conquista del Sud Est asiatico e della Nuova Guinea, con l’obiettivo di minacciare anche l’Australia. La sorpresa di Pearl Harbour aveva messo in netta inferiorità le forze navali statunitensi e tutto sembrava contro l’US Navy, costretta a impegnarsi contro la Marina avversaria con tre sole portaerei e nessuna corazzata. Ben sei erano andate a fondo nella base militare delle Haway aggredita dagli aerosiluranti e cacciabombardieri nipponici domenica 7 dicembre 1941, prima ancora della dichiarazione ufficiale di guerra.
Tutto fino a Midway, la grande battaglia aeronavale combattuta tra il 4 e il 7 giugno 1942 per il controllo di un atollo di 5 km quadrati immerso nel nulla, entrata nella storia della seconda guerra mondiale per averla cambiata, alla pari di Stalingrado. Ma si tratta di un’indicazione fin troppo scarna, la portata è stata ancora maggiore, non foss’altro perché sovvertì tutti i pronostici, come si direbbe in gergo sportivo. Le forze imperiali giapponesi erano all’apice della potenza militare, avevano schierato una flotta imponente, alla quale l’avversario poteva opporre una formazione non in grado teoricamente di infliggere il colpo mortale che riuscì invece ad assestare, con l’aiuto di circostanze favorevoli, ampiamente spiegate nel volume.
La macchina bellica americana si era appena messa in moto per allestire la quantità di forze navali che avrebbe comunque ribaltato la prevalenza nipponica nel Pacifico, ma senza Midway questo si sarebbe verificato da sei mesi a un anno dopo e intanto il Giappone avrebbe mantenuto l’iniziativa, facendo pendere ancora a lungo la bilancia a proprio favore.
Un mix di fattori diversi consentì agli Stati Uniti di prevalere all’inizio di giugno: il desiderio di vendicare Pearl che motivava dal primo all’ultimo dei combattenti, la capacità di assumere rischi, l’efficacia dell’Intelligence navale che riuscì a “leggere” le mosse del nemico, la buona sorte che non volse le spalle, come si è detto. Onore anche agli sconfitti, nei confronti dei quali Capuccini cancella il pregiudizio che li ha voluti privi di idee, tronfi delle vittorie precedenti e incapaci di prendere decisioni giuste perché affetti dall’ “ottusa stupidità” attribuita loro dalla vulgata popolare.
Furono gli USA a dimostrarsi “avanti”, per la capacità di innovare, alla ricerca di un vantaggio anche laddove sarebbe difficile aspettarselo. Si distinse soprattutto l’equipe eterogenea di militari improbabili che in uno scantinato delle Hawaii decrittavano le trasmissione giapponesi in codice: solo una democrazia pragmatica e autenticamente libertaria avrebbe potuto affidarsi allo strampalato gruppo di Joseph Rochefort. L’amm. Nimitz aggiunse del suo, accettando di correre rischi calcolati quando la prudenza avrebbe consigliato il contrario.
Contro, è stata sempre opposta la mancanza di fantasia e intraprendenza dell’amm. Nagumo, che Capuccini ritiene invece vittima in primo luogo delle decisioni del superiore Yamamoto. Attribuisce al pur genio delle operazioni navali le istruzioni lacunose, la dispersione della potenza navale a inseguire obiettivi superflui o ridondanti, l’incapacità di prevedere che gli americani potessero comportarsi in maniera imprevista e condurre nel giro di poche ore allo sciagurato destino delle portaerei giapponesi.
Dopo Midway, Nimitz ritrovò la parità. La schiacciante superiorità nemica era stata annullata: al Sol Levante restavano le portaerei pesanti Shokaku e Zutkaku, più le piccole e meno riuscite Junyo, Hiyo, Ryujo, Zuiho. In tutto, circa 300 aerei imbarcati. Contro, gli USA schieravano Enterprise, Hornet, Saratoga, raggiunte presto dalla Wasp, sempre per un totale di 300 aerei.
Colmato il divario aeronavale, in attesa dell’arrivo delle nuove portaerei di squadra della classe Essex, con le quali passare all’offensiva, non restava che costringere al logoramento un avversario che non poteva contare sulla stessa capacità industriale e sulle materie prime per colmare perdite e vuoti. L’avvio della riscossa ebbe un altro nome, anche stavolta fino ad allora sconosciuto, quello di una piccola isola non distante dall’Australia e vicina al perimetro difensivo Sud dell’enorme impero giapponese: Guadalcanal.
Midway. La battaglia che cambiò i destini della guerra nel Pacifico
Amazon.it: 15,20 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Midway. La battaglia che cambiò i destini della guerra nel Pacifico
Lascia il tuo commento