Monte Casale. L’ultimo combattimento
- Autore: Carlo Benfatti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Alla fine dell’aprile 1945, una ritirata costellata di lutti, a quel punto del tutto inutili, specie per la popolazione civile: in rotta dalla Linea Gotica, sulla strada verso il Brennero, le truppe tedesche continuarono a uccidere indiscriminatamente. Nel Mantovano affrontarono l’ultimo scontro di rilievo con le formazioni partigiane, qualche soldato americano e i nostri del Corpo di Liberazione militare italiano arruolato dagli Alleati. Carlo Benfatti lo ha ricostruito dettagliatamente in Monte Casale. L’ultimo combattimento. Ponti sul Mincio, 30 aprile 1945, un saggio redatto nel 2002 dallo storico del fascismo e riedito nel 2020 dalla casa editrice mantovana Sometti (176 pagine), su iniziativa dell’Amministrazione comunale di Ponti sul Mincio.
Di fatto, si tratta di un nuovo libro, arricchito dall’autore con episodi e testimonianze inedite, altre cartine, ulteriori immagini fotografiche e le biografie del partigiano quindicenne Alberto Montini, del soldato americano Richard Carlson e del pilota tedesco Luc Colomb, disertore della Luftwaffe che ha combattuto dalla parte dei ribelli.
Lo sfondamento della Gotica aveva aperto alle forze alleate le vie verso il Nord. Il 21 aprile 1945, Bologna venne liberata dalle colonne dell’Ottava Armata inglese, che comprendevano reparti italiani cobelligeranti e formazioni partigiane organizzate, come la Brigata Maiella. Nella pianura padana l’unico ostacolo restava il Po, per gli angloamericani e avanti a loro per i tedeschi, che in file interminabili cercavano di passare il fiume, nella ritirata verso la madrepatria. Un ripiegamento costantemente contrastato di giorno dall’aviazione alleata. Di notte invece erano minacciati dai partigiani e potevano anche scontrarsi con nuclei molto combattivi di incursori italiani, aviolanciati ad occupare nodi stradali e ponti.
Rimasti spesso senza collegamenti, i reparti germanici erano sottoposti a un grande stress, bellico, fisico, psicologico. Se guidati da bravi ufficiali, conservavano disciplina e nervi saldi, pur reagendo con forza a qualsiasi atto percepito come ostile. Altri sbandavano, qualcuno si abbandonava a eccidi ingiustificati, numerosi disertavano e si nascondevano, per consegnarsi agli Alleati una volta sopraggiunti. Non pochi ufficiali scelsero il suicidio.
Il 29 aprile, delegati del generale von Vietinghoff firmarono la resa in Italia, la guerra era di fatto finita ma contingenti tedeschi e fascisti cercavano ancora di dirigersi verso il Garda e il confine altoatesino. Da una parte, la popolazione italiana celebrava la liberazione, dall’altra truppe della Wermacht ben armate si facevano strada verso l’Austria.
Il Mantovano venne attraversato in particolare da una colonna dell’antiaerea. Ai 163 artiglieri della Flak, al comando del ten. Pfeffenkorn, si aggiunsero repubblichini delle Fiamme Bianche e l’organico crebbe fino ad oltre 260 componenti, raccogliendo lungo la strada altri soldati isolati. Razziavano tutti i poderi incontrati e non esitavano a usare le armi. A Bagnolo uccisero una donna, affacciata dalla finestra per curiosare: a loro era sembrato che volesse dare l’allarme. A Corte Panzina fucilarono quattro civili, sorpresi armati di fucile da caccia ed eliminarono un giovanissimo, che con una pistola voleva unirsi ai ribelli.
Il 28 aprile, la colonna tedesca incappò in una formazione corazzata americana a Coregara. Riuscirono a disimpegnarsi in un’ottantina, raggiunsero Monte Casale e si trincerano sopra Ponti sul Mincio, a Sud di Peschiera. Reparti partigiani delle formazioni locali “Garibaldi” e “Italia” chiesero la collaborazione di militari del II Corpo d’Armata USA e questi, in contatto radio col proprio Comando, ottennero l’appoggio di un distaccamento di arditi del IX Battaglione d’assalto della Legnano, uno dei sei Gruppi di Combattimento italiani, snelle divisioni leggere equipaggiate e vestite come i reparti britannici, a parte le nostre stellette e il tricolore sul petto o sull’alto delle maniche. Erano in transito nei pressi: una settantina di uomini, con mortai e cannoncini da 57 mm, al comando del capitano Migliaccio.
Lo scontro fu l’ultima azione di rilievo sul suolo italiano, per la partecipazione di diverse forze combattenti, la durata (circa quattro ore), il volume di fuoco e il numero di morti e feriti, dall’una e dall’altra parte, anche se l’ultimo combattimento in assoluto in Italia avvenne in Val Sabbia, a Nordovest di Brescia, il 2 maggio, il giorno stesso in cui la resa tedesca diventava formalmente operativa. Ultimo, ma minore per consistenza.
Tornando a Monte Casale, è giusto citare gli otto caduti (dei sedici complessivi) per parte italo-alleata: gli arditi del Legnano sergente maggiore Giorgio Orcesi di Parma, Mario Galbussera di Bonate Sotto (Bergamo), Enrico Benedetti di Porto Santo Stefano (Grosseto), Luigi Marcon di Mezzano di Primiero (Trento), Antonio Quaranta di Poggiardo (Lecce); i partigiani Alberto Montini di Castelnuovo del Garda (Verona), Adelino Comparotto di Valeggio (Mantova); il soldato americano Richard A. Carlson di Saint Paul Minnesota e “Karl” o “Giuseppe”, un austriaco unitosi ai partigiani.
Tante nazionalità: anche la battaglia di Monte Casale, fa notare il presidente dell’ANPI provinciale, rivela il carattere non solo nazionale della lotta di liberazione italiana e con i tratti di un conflitto che fu “cruda guerra civile”, tra italiani schierati su fronti opposti, gli uni contro gli altri.
Monte Casale. L'ultimo combattimento. Ponti sul Mincio, 30 aprile 1945
Amazon.it: 14,85 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Monte Casale. L’ultimo combattimento
Lascia il tuo commento