Musica leggera anni di piombo
- Autore: Luca Pollini
- Genere: Musica
- Anno di pubblicazione: 2013
Il volume racconta con emozione e sincerità la canzone ’politica’, che si forma a Milano tra la metà degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta; le cui vibrazioni si ripercuoteranno su tutta l’Italia. Un decennio dove nascono formazioni politiche extraparlamentari... (dalle note di copertina)
Ho scritto una ventina di libri e non so nemmeno più quanti articoli sui cantautori italiani e volete sapere una cosa? A me della musica, in fondo, non me n’è mai importato un fico secco: non ci fossero stati i dischi dei cantautori col cavolo che avrei speso trent’anni a star dietro a quello che ritengo, tutto sommato, un mestiere ridicolo: aprire bocca e cantare dentro a un microfono. Se sei giovane e di belle speranze ancora ancora, ma se hai oltrepassato i sessanta, c’hai la calvizie incipiente e la pancia che lievita sotto la t-shirt da rocker consumato, ci vuole una gran faccia oltre che il classico orecchio jannacciano. Per farvela breve: ascolto e scrivo di canzone d’autore perché è quanto di più prossimo ci sia alla poesia con tutti gli aggettivi e gli attributi al posto giusto e - nel caso delle ballate politiche - al tazebao pure. Non credo - con Guccini - che “a canzoni si fan rivoluzioni”, ma nemmeno che parole & musica - combinate assieme come Dio comanda - siano mera contingenza; credo, anzi, siano un medium straordinario se teso verso l’impegno, il contenuto, l’arte tout court. E se a qualcuno può suonare grossa è perché c’è dentro fino al collo (e nemmeno se ne accorge) ai diktat dell’usa-e-getta: anche coi dischi, funziona come coi detersivi, buoni finché durano, ad andar bene una sola stagione: avete presente il frinire delle cicale?
C’è un’altra cosa che vorrei dirvi in premessa. Avessi scritto queste righe nel milieu dei serissimi anni Settanta, avrei scritto dell’acqua calda: mica c’era bisogno di menarla troppo col fatto che la canzone o è di contenuto (e/o di protesta) oppure ascolti le sdolcinatezze di Mogol & Battisti. Questo assunto-base il Movimento lo conosceva a memoria; era scontato che se uno saliva su un palco armato di chitarra c’avesse pure il “messaggio” da comunicare, e se così non era peggio per lui, che negli anni Settanta non c’era tempo da perdere (“tutto subito”) e non c’era da scherzare, si prendeva tutto sul serio, compresi il coito e la cacca dei contadini (si Gaber licet), figurarsi le canzoni.
Se mai vi andasse di approfondire il discorso, avrei un saggetto dal nome bello e programmatico da consigliarvi con tutto il cuore. Si intitola “Musica leggera anni di piombo”, lo pubblica - per la collana Velvet di No Reply - il giornalista Luca Pollini, uno che di politica, canzoni & costume se ne intende, se è vero com’è vero che ha alle spalle diverse dissertazioni sul tema (“I Settanta, gli anni che cambiarono l’Italia”; “Gli Ottanta, tra evasione e illusione”). Questo suo nuovo lavoro è un condensato - segnatamente b/n, scopertamente vintage - di tutto ciò vale la pena mandare a memoria della controcultura, dei festival, della politica, delle riviste, del piombo e dei vinili anni Settanta. E’ un libro teso, avvincente, intellettualmente onesto, non santifica ma nemmeno demonizza. Ci racconta, per esempio, di come a un certo punto ai concerti si cominciò ad andare come in guerra: entrare gratis e “processare” i cantautori (pagarono pegno anche Zappa e i Led Zeppelin) era diventato l’imperativo categorico del momento; ci racconta dei sogni morti all’alba di una generazione hippy, delle bandiere rosse, dell’ascesi e della caduta del sogno movimentista, di come su Battisti si dissero e si scrissero cose terribili che con la musica non c’entravano affatto (fascista e finanziatore di Ordine Nuovo), di Marcello Baraghini e la nascente Stampa Alternativa, di Re Nudo, dei Parco Lambro, dell’eroina, delle prime “fughe” in India, delle prime radio libere (“Ma libere veramente”), degli Area e degli Stormy Six, di Finardi, Camerini, della Cramps, di cantautori da trincea ed altri in trincea loro malgrado, a riprova del fatto che la canzone politica e d’autore era parte inalienabile del tessuto sociale, qualcosa di intrinseco - più ancora che contiguo - alle istanze, ai tic, alle utopie (in buona e mala fede) di quegli anni senza fiato, che Pollini illustra molto meglio dei Pooh, in questo affresco imperdibile per tutti gli appassionati della musica - che leggera era solo a parole -, e degli anni che di piombo lo sono stati di fatto (ma di fatto sono stati anche tanto altro).
Luca Pollini scrive benissimo e si legge d’un fiato, il suo nuovo libro costa appena 12 euro: non perdetevelo.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Musica leggera anni di piombo
Lascia il tuo commento