Nave da battaglia Bismarck
- Autore: Sergio Schioppa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Sull’attenti, onori alla bandiera da combattimento issata ancora mentre la corazzata Bismarck della Kriegsmarine affonda nell’Atlantico, il 27 maggio 1941, a 700 km dalla costa bretone della Francia. E un grazie, riconoscente, a Sergio Schioppa, ricercatore appassionato di storia militare, competente anche di costruzioni navali, per avere redatto con la testa e con il cuore un volume storico-tecnico su quel gigante del mare. In un libro fittamente corredato d’immagini fotografiche e disegni in bianconero Nave da battaglia Bismarck (Graus Edizioni, Napoli, 2022, 146 pagine), ha ricostruito l’intero ciclo vitale e operativo dell’unità da guerra tedesca che nella primavera 1941 spaventò la rivale Marina britannica.
Napoletano, Sergio Schioppa è nato nel 1964. Laureato in economia e commercio alla Federico II, ha lavorato in un’impresa di costruzioni e gestito un’attività commerciale. Nutre da quand’era giovane la passione per la storia e la geografia, ha studiato e approfondito in particolare le vicende del secondo conflitto mondiale. Collabora attivamente con numerosi siti web a carattere storico-militare e ha firmato due post su Me.We.com: sui sommergibili dell’Asse e sulla Bismarck e le navi tedesche del III Reich. Non a caso, in coda al volume, propone insolitamente anche una sitografia delle pagine dedicate nel web a quanto può riguardare quella nave.
L’autore precisa in una scheda tecnica tutte le caratteristiche della corazzata. Ci limitiamo a riportare che misurava 250 metri di lunghezza tutto fuori, 36 metri di larghezza, 10,2 metri d’immersione massima; dislocava 41.700 tonnellate (50.900 a pieno carico); era spinta da 12 caldaie per 150mila HP ad una velocità massima da prova di 30,8 nodi (57 km); armata con 8 cannoni da 380/47 mm in quattro torrette binate, 12 da 150/55 mm e 16 da 105/65 mm, oltre a pezzi minori e mitragliere antiaeree.
Schioppa si sofferma anche sui vincoli imposti dal Trattato di pace del 1919 alla Germania sconfitta nella Grande Guerra. Limiti di stazza e potenza ignorati nella costruzione della Bismarck.
Molto lucidamente mette in risalto il progetto costruttivo e operativo della flotta d’altomare, che se portato a compimento avrebbe cambiato le sorti della seconda guerra, quantomeno per la Gran Bretagna. L’ammiraglio Raeder puntava sulle navi da battaglia e i sommergibili: corazzate e incrociatori negli oceani, grandi U-Boot in mare aperto, una combinazione letale nei grandi spazi. In una guerra contro l’impero inglese, una notevole flotta oceanica caratterizzata da larghissima autonomia avrebbe costretto le forze navali nemiche a sparpagliarsi, esponendosi ad attacchi mirati con forze superiori. Annientando il traffico marittimo, le isole britanniche sarebbero state affamate.
Prevedeva di arrivare, tra il 1946 e il 1948, a una flotta tedesca composta da 25 corazzate, 4 portaerei, 5 incrociatori pesanti, 44 leggeri, 68 cacciatorpediniere, 90 torpediniere, 300 sommergibili e altrettante unità minori.
Tuttavia, il Piano Z saltò totalmente quando il Fuhrer anticipò le mosse nel settembre 1939. A quel punto era a disposizione una sola nave da battaglia, la Bismarck (la gemella Tirpiz ancora in fase di ultimazione). In aggiunta, solo tre corazzate tascabili, oltre a due vecchie del conflitto precedente, due incrociatori moderni, 46 sottomarini pronti all’impiego, di cui soltanto 22 oceanici.
Per un quadro della vicenda finale tra il 24 e il 27 maggio 1941, ci rifacciamo in estrema sintesi all’Operazione Rheinubung, che avrebbe voluto impegnare la Bismarck nel Mare del Nord, contro le unità militari e mercantili alleate. La Home Fleet riuscì ad opporre allo strenuo le sue unità. I cannoni della corazzata tedesca distrussero l’inglese Hood, ma i britannici disponevano della portaerei Ark Royal e costrinsero l’unità nemica a cercare una rotta di scampo ad ovest dell’Islanda in direzione sud attraverso l’Atlantico settentrionale, ma l’artiglieria navale e gli aerei ebbero la meglio.
Contro la Bismarck vennero sparati 1876 proiettili di cannoni, dall’enorme calibro 406 mm ai 133 mm. Incassò certamente 7 dei 60 siluri sganciati dalle navi nemiche.
Lo scontro finale durò meno di due ore e la nave tedesca dimostrò tutta la sua potenza di fuoco, solidità e resistenza, considerata la disparità di forze rispetto all’avversario.
Non si è stabilito se sia andata a fondo per i colpi nemici o per le cariche di autaffondamento. Sergio Schioppa in questo libro ipotizza una concomitanza: con la nave sbandata, mentre le masse d’acqua imbarcate abbassavano la linea di galleggiamento, l’esplosione del terzo siluro dell’incrociatore pesante Devonshire dette il colpo di grazia, dopo la devastazione provocata dagli esplosivi fatti brillare volontariamente.
Dei circa 2.100 uomini d’equipaggio, vennero salvati solo 119 superstiti.
Belle e rare le immagini del relitto della Bismarck posata sul fondo in assetto, come se fosse ormeggiata in un porto. Le ha fornite Robert D. Ballard, lo scopritore dei resti del Titanic. Dopo due anni di ricerche con il suo team, ha individuato lo scafo l’8 giugno 1989, 4.790 metri sotto l’Oceano Atlantico, circa 470 miglia a ovest di Brest.
È in condizioni sorprendentemente buone, poggia in posizione verticale, intatto tranne una piccola parte della poppa e immerso nel fango che copre la chiglia fino alla linea di galleggiamento. Le torri della batteria principale sono cadute e capovolte sul fondo, le torrette delle secondarie e la maggior parte dei cannoni antiaerei ancora al loro posto, coperta e ponti di prua e poppa sono riconoscibili sebbene gravemente danneggiati.
La Repubblica federale tedesca, proprietaria del relitto, lo considera un cimitero militare e non autorizza la diffusione delle coordinate esatte del sito sottomarino.
Nave da battaglia Bismarck. Dal varo, all’attività e all’affondamento della nave tedesca che nel maggio 1941 ha messo sotto scacco l’intera Home Fleet Inglese
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