Nino Manfredi. La vita, la carriera artistica, le critiche e le foto di tutti i suoi film
- Autore: Aldo Bernardini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2021
Sono stato segnato dalla vis tragicomica del “primo” Nanni Moretti. “Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?” ulula in Ecce Bombo dopo avere aggredito un tale per il disfattismo della frase “Rossi e neri sono tutti uguali”. E nello stesso film se la prende anche con Nino Manfredi, il volto-simbolo degli spot per la Lavazza: "E poi c’è Manfredi che è il più sfasciato di tutti che dice: Vuoi una sigaretta?”. Come dire due piccioni con una fava. Due mostri sacri della commedia all’italiana, colpiti e affondati in quanto espressioni-stereotipo di un genere da svecchiare.
Forse la verità sta nel mezzo, e del quadrumvirato "storico" Gassman-Tognazzi-Sordi-Manfredi, quest’ultimo incarna a ogni modo la facies più verista. La sua recitazione mai eccedente, lo sottrae alle etichettature (il “cinismo” comico di Ugo Tognazzi, l’istrionismo di Vittorio Gassman, il macchiettismo “cattivo” di Alberto Sordi), facendone emblema mediale per antonomasia. E non suoni come diminutio: Nino Manfredi ha attraversato mezzo secolo di storia, di cinema, teatro, televisione italiani, indossando e dismettendo di continuo i panni dell’individuo comune.
Comuni sono le vicissitudini tragicomiche dell’emigrato in Svizzera di Pane e cioccolata (1974). Comuni le tentazioni del travet che sogna da giustiziere della notte ne Il giocattolo (1979). Comune è l’infermiere a vita di C’eravamo tanto amati (1974). Comune l’avvocato Sasà Iovine, iscritto a un gioco criminale più grande di lui, ne La mazzetta (1978). Comune è persino l’umanità dolente con cui affresca papà Geppetto in Pinocchio (1972). In scena e fuori scena, comune era in fondo Nino Manfredi, né divo né belloccio, né mattatore né attore da B-movie.
Non sempre riconosciuto dalla critica, Manfredi arrivava al pubblico attraverso una recitazione funzionale e senza sovrabbondanze, discendente dalla puntigliosità di cui rivestiva ogni ruolo, di spicco o da comparsa che fosse.
Come indica Oreste del Buono a introduzione del saggio Nino Manfredi. La vita, la carriera artistica, le critiche e le foto di tutti i suoi film, freschissimo di riedizione per Gremese:
“Nel caso della pubblicità della miscela Lavazza interpretata da Nino Manfredi, è chiaro che il principale merito della suggestione del messaggio è da attribuirsi all’interprete […] Nell’esiguo tempo che ha a disposizione Nino Manfredi vive un a situazione difficile bizzarra o comunque strana […] Poi a lenire, rincuorare, corroborare Nino Manfredi nell’impatto con quella situazione, sopravviene la degustazione del caffè. Un ultimo sussulto di diffidenza. La richiesta imperiosa d’informazione. Ma sarà buono? L’accettazione soddisfatta della notizia ambita. Ma è Lavazza? Il rincaro dell’informazione, non più per l’interprete, ma per lo spettatore. Se è Lavazza non può essere altro che buono. Infine il passaggio all’esaltazione, l’interprete come solista per l’incombente coro del pubblico, lo slogan trionfalmente sessuale. Più ne mandi giù più ti tira su […] Nell’esiguo tempo che ha a disposizione Nino Manfredi riesce a sintetizzare e a far circolare tra il pubblico un’intera esistenza di consumatore di caffè”. (pagg. 7-8)
Non è un caso che proprio all’interno della pubblicità-tormentone della Lavazza, Oreste De Buono rintracci topoi dell’impronta manfrediana, di segno opposto a quelli strombazzati dal Moretti-Savonarola dell’epoca.
È solo l’antipasto del libro-cult di Aldo Bernardini — riveduto, corretto e aggiornato per questa edizione da Enrico Giacovelli —, che attraversa biografia artistica, sinossi, foto a colori (anche inedite rispetto alle passate edizioni), note critiche, per approdare al riepilogo dello statuto artistico di un interprete dal tratto umano, e per questo tra i più apprezzati e riconosciuti dal pubblico italiano.
Pur dichiarandosi ateo, ai suoi funerali religiosi, presero parte circa 2000 persone. C’erano, certo, i soliti noti della politica e dello spettacolo, ma c’erano soprattutto tante, tantissime, persone comuni. Che è quello che più conta, per un attore.
Nino Manfredi. La vita, la carriera artistica, le critiche e le foto di tutti i suoi film
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