Non è tempo per noi. Quarantenni: una generazione in panchina
- Autore: Andrea Scanzi
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
Andrea Scanzi, firma di spicco de Il Fatto Quotidiano, ma anche autore teatrale, con una passione smodata per Giorgio Gaber, al nono libro, in Non è tempo per noi. Quarantenni: una generazione in panchina, racconta dei quarantenni che prima di tutti hanno rottamato i loro quarant’anni.
Andrea Scanzi non ti lascia indifferente: indubbiamente scrittore e giornalista di razza, il suo pezzo su Il Fatto Quotidiano ha un certo appeal secondo alcuni e scatena rabbia in altri.
Sta di fatto che ha una marea di seguaci su Twitter e su Facebook. I detrattori, invidiosi, arrivano a dire che il suo pubblico è fatto di quarantenni dall’ormone scatenato, essendo Scanzi di ottimo aspetto. Un bel quarantenne appunto.
Il libro è diviso in due parti: quelli che siamo stati e quelli che siamo e saremo.
I successi sportivi di Alberto Tomba, cui dobbiamo il film più brutto degli ultimi decenni, ovvero Alex l’Ariete, ormai un cult per la terribile recitazione dell’Alberto nazionale.
Poi gli strilli e la voce esagitata di Giampiero Galeazzi, quando riuscì nell’impresa di battere la Svezia, battendo l’arrotino molto noioso, ma numero uno del mondo, Mats Wilander.
I turbamenti erotici dovuti da Sharon Stone nell’accavallamento gambe, molto più sensuale della patinata Kim Basinger, per arrivare da ultimo alla prima serie TV di qualità, parliamo de I segreti di Twin Peaks.
In televisione Andrea Scanzi apprezza lo sport e poco altro, ma come tanti coetanei maschi si accorge che le donne parlano di sesso con dovizia di particolare: Sex and The City mette in campo quattro giovani professioniste di successo, tra cui spicca Carrie, che discutono tra loro delle performance erotiche dei rispettivi partner: voti, fantasia a letto, quantità di rapporti sessuali. Anche il belloccio Scanzi teme la sfrontatezza femminile, che in Italia resta comunque meno politicamente scorretta e forse le ragazze si riconoscono più nella giovialità e nella solidarietà di un gruppo di giovani, sempre di New York, i più timidi di Friends.
E si arriva ai quaranta anni, anche da un punto di vista politico: a Scanzi Matteo Renzi non piace particolarmente. Certo sdogana la nomenclatura comunista, si presenta come Fonzie al programma di Maria De Filippi, Amici. Ve li immaginate Massimo D’Alema, Veltroni, con un giubbetto presentare il programma della sinistra?
"Non lo voglio un Matteo Renzi a far la guerra a mio nome. E’ nato quando me, ma non è come me. Siamo uguali, ma più che altro siamo diversi. Parla bene, è simpatico, è un discreto menopeggio. E ha il merito innegabile di avere messo al centro dell’attenzione il tema del ricambio generazionale" (pag. 162)
Ma è ancora anni Ottanta: per Scanzi, è il nostro cinepanettone, c’è ancora da fare.
Ligabue è il cantante che ci rappresenta, rock buonista, linguaggio semplice, politica cui non hanno tolto le spine e canzoni che non fanno paura.
Forse l’Italia è allo stallo, una novità che non sappiamo dove ci porterà sono i social: quanto potere hanno realmente i maestri di pensiero di Twitter?
Ora ridiamo, ma chissà fino a quando. I cambiamenti saranno internazionali e Scanzi non è poi così pessimista. Insomma non ci dice tutta la verità e il libro è un mix di nostalgia e di presente un poco troppo nervoso.
Non è tempo per noi. Quarantenni: una generazione in panchina
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