Nostra patria è il mondo intero. 150 anni di emigrazione siciliana
- Autore: Nicola Grato e Giuseppe Oddo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Si vive in un periodo in cui molti giovani, dopo la laurea, lasciano ogni anno la terra di Sicilia, che era storicamente una zona di emigrazione, ora divenuta e continuata a essere terra di immigrazione con molti migranti che vengono dall’Africa e dall’Asia.
Nostra patria è il mondo intero. 150 anni di emigrazione siciliana (Istituto Poligrafico Europeo, 2021) vuole far conoscere il Museo delle Spartenze di Rocca Busambra, che si propone di valorizzare e conservare il patrimonio culturale accumulato nelle emigrazioni dal territorio nel corso del tempo. La sede del Museo è a Villafrati, in sei saloni di Palazzo Filangeri, per ora chiuso ma che sarà presto riaperto nella prossima estate, esprimendosi come struttura essenziale e luogo di cultura e di aggregazione per la memoria del territorio.
Si tratta in particolare non solo di Villafrati, ma di tutti i paesi dell’area di Rocca Busambra, sulla scorta dell’idea originaria e propulsiva che ha spinto a scrivere questo interessante e completo volume. Il volume si inserisce nel progetto generale del Museo della Spartenza di Villafrati, come strumento più idoneo per rendere quanto più conosciuto questo luogo museale.
Il titolo del libro di Nicola Grato e Giuseppe Oddo trae spunto dal titolo di una canzone di un siciliano messinese emigrato in Toscana, Pietro Gori, autore di molte canzoni tra le quali una versione della canzone del primo maggio con la musica di “Va Pensiero”. Si tratta di un volume che suscita particolare interesse in quanto ben documentato mentre molte emigrazioni di contro, specie quelle odierne non sono affatto documentate.
Vi è tra l’altro l’episodio in cui ben 262 lavoratori rimasero soffocati dal fumo della miniera di Marcinelle in Belgio, l’otto agosto 1956. In quel tempo il Governo si faceva vanto dell’incremento delle emigrazioni in quanto le rimesse degli emigranti erano notevoli ma si eccepì che questo comportava morti e vittime. Oggi le migrazioni si sono trasformate per diverse motivazioni, per ragioni dovute all’ambiente mutato, alle condizioni climatiche insopportabili e ci si muove per poi morire in mare durante la traversata.
Si tratta di un lavoro degno di plauso, in quanto fissa nella memoria un dato e fornisce a chi vuole studiare questo fenomeno anche da altri punti di vista, offrendo preziosi elementi di conoscenza sulle motivazioni, sui comportamenti delle imprese, sul capitalismo e su come questo sistema andrebbe modificato nel segno dell’umanità e della solidarietà. E questo per evitare che si ripetano fatti che sono in questo libro ben citati e documentati, in un’ottica che vede l’emigrazione legata strettamente al concetto di giustizia sociale.
Nel libro si parla di emigrazione con una parte storica, curata dal validissimo studioso Giuseppe Oddo riproponendo due suoi saggi, estrapolati rispettivamente da Il miraggio della terra in Sicilia. Dalla Belle époque al fascismo (1894-1943) e Il miraggio della terra in Sicilia. Dallo sbarco alleato alla scomparsa delle lucciole (1943-1969). Risulta utilissimo l’apporto alla conoscenza del fenomeno, da un punto di vista storico, ed è riportato il passaggio dedicato a questa problematica da Giuseppe Oddo, storico di valore e profondo conoscitore del fenomeno con analisi articolate dirette ad analizzare i movimenti migratori dall’isola nel corso del tempo e in varie parti del mondo, non solo in Europa o oltreoceano, ma anche in Tunisia, Egitto, Marocco, etc. I suoi due saggi L’emigrazione siciliana dall’Ottocento al Fascismo e La Sicilia delle spartenze nel secondo dopoguerra danno un quadro storico completo ed esaustivo sulle ragioni e motivazioni del fenomeno migratorio.
Un’altra parte è relativa alle storie raccontate che invece è curata da Nicola Grato che approfondisce l’emigrazione villafratese in Svizzera. Generalmente è un’emigrazione degli anni Sessanta e Settanta, che tutt’ora vede delle persone rimaste in Svizzera e tornate negli anni Ottanta, mutando la morfologia del paese natio, creandone uno nuovo. In quel periodo l’emigrazione era consentita solo a una persona che non poteva portare con sé i familiari, nemmeno i bambini. Vi era inoltre un forte movimento xenofobo in Svizzera, di cui però i Villafratesi non parlano: fu persino indetto un referendum contro gli stranieri.
Sono stati raccolti racconti e storie di vita vissuta in quanto si crede fermamente che la cosiddetta piccola storia risulta molto più utile alla conoscenza rispetto alla macro Storia. Sono storie di quotidianità, in cui si narra la vita di ogni giorno, quando si andava a mangiare, a ballare, a lavorare, parlando del proprio lavoro. Ma si parla anche del tempo libero, di come ci si ritrovava in fabbrica e poi la domenica sul lago, storie normali di un momento importante per il territorio di Villafrati. In quel tempo in paesi come Villafrati come pure i paesi limitrofi hanno attraversato e vissuto momenti di felicità con le rimesse e poi con il ritorno degli emigranti.
Nel Museo sarà documentata non solo l’emigrazione siciliana, ma anche quella di chi proviene dall’Africa e dall’Asia alla ricerca di dignità, tenendo presente che circa trentamila persone hanno trovato la morte nel mar Mediterraneo negli ultimi dieci anni. Un fenomeno quindi che non riguarda solo l’emigrazione siciliana ma quella da ogni dove, perché la mobilità umana non ha confini di tempo né di spazio e va documentata tutta all’interno del Museo. Non bisogna però solo documentare, ma anche offrire la possibilità di conoscere quali interventi devono essere fatti per rendere meno gravoso il percorso di questi emigranti che vengono in Sicilia e in Europa. Questi sovente sono tra gli ultimi, i più fragili, i più deboli, discriminati, ghettizzati, sottopagati, e vittime di razzismo e pertanto i più meritevoli di aiuto. Nessuno deve considerarsi uno “straniero”: si è tutti uguali a questo mondo, con uguale dovuto rispetto in qualsiasi parte del mondo in cui ci si trova. Per questo, per fare concretamente qualcosa, occorre sapere dove e come intervenire, conoscendo i punti più deboli.
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