Pasolini. L’insensata modernità
- Autore: Pier Paolo Pasolini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
Pier Paolo Pasolini. Mentre gli altri correvano inebriati incontro al miraggio consumistico:
“E’ un futuro tragico quello che si dipinge ai miei occhi, un futuro di uomini ridotti ad automi disumanizzarti dalla società neocapitalista. Mi rendo conto che la mia visione è estremamente pessimistica, ma spesso dispero della possibilità di difenderci da questo pericolo”.
Direte: a parlare così è l’intellettuale soggiogato dai diktat del marxismo, sarà ma restano innegabili la lungimiranza intellettuale e il vaticinio da brividi. Se si considera, poi, che le affermazioni sono da ricondurre all’epoca in cui la dittatura del Capitale aveva appena cominciato a darsi da fare in maniera pervasiva (anno di grazia 1964, intervista rilasciata al periodico “Energie nuove”)... Per farla molto breve: è da questa pre-veggenza sociale che discende l’antimodernismo pasoliniano, il suo vagheggiare la civiltà contadina come modello, come antidoto disalienante alla piega assunta dai fatti e dalle cose. E’ da qui che discende anche la reiterata attenzione verso gli ultimi fortilizi argini del tracimare capitalistico-produttivo - le periferie, il dialetto, il Terzo mondo.
Anticorpi sociali contro l’estendersi a macchia d’olio di una modernità corruttrice di menti, anime, usi e costumi. In altre parole: ciò che oggi andrebbe annoverato sotto il nome di decrescita: qualcuno ci crede, ne scrive persino, e mi auguro non stia parlando solo al vento.
Con l’intento di riflettere sui temi (portanti) che gravitano intorno al concetto di decremento consumistico Jaka Book ha istituito la collana “I precursori della decrescita” (dirige Serge Latouche) e il confronto con Pasolini gli è consono come il classico cacio sui maccheroni. A scandagliarne l’aspetto di “critico dello sviluppo” qui riesce con criterio tanto accessibile quanto “filosoficamente” inappuntabile Piero Bevilacqua (“Pasolini. L’insensata modernità”), riunendo & commentando alcune delle previsioni pasoliniane - desunte da articoli, saggi, interviste, letteratura, poesie -, cartina di tornasole del progressivo decadimento intellettuale, spirituale, sociale dagli anni sessanta/settanta ad oggi.
Così Bevilacqua a pagina 37:
“Pasolini (…) impegna la sua disperata passione nell’analisi della situazione italiana (…) lo scrittore bolognese coglie con un’anticipazione che ancora sorprende fenomeni universali, che solo da poco tempo grandi analisti come Zygmunt Bauman e lo stesso Latouche hanno sviluppato con ampiezza (…) Come quando si sofferma sul legame tra i consumi e la vita degli individui. I contadini, egli ricordava, erano ‘consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita’. Folgorante intuizione. La svalutazione delle cose, frutto del lavoro umano, trascina anche gli uomini nell’irrilevanza”.
Ora non è per spaventarvi ma penso che se davanti a siffatti concetti la vostra spia interiore di allarme rosso resta buia, significa che la macchina da guerra consumista ha fatto bene il suo lavoro e che ci siete dentro (come ingranaggi, però) fino al collo. Per quanto mi riguarda la lettura di questo librino tanto agile quanto possente per peso specifico, è risultata “salutare”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pasolini. L’insensata modernità
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