La Pasqua narrata nei versi di Guido Gozzano è una visione minacciosa e consolatoria al tempo stesso. La poesia, contenuta nella raccolta Le dolci rime (Fratelli Treves, 1937), dovrebbe essere dedicata ai bambini e viene spesso letta nelle scuole primarie in occasione della festività cristiana; non possiamo negare, tuttavia, che il componimento di Gozzano trovi negli adulti i propri destinatari d’elezione.
Perché “l’antica pia favola dell’ovo” che chiude la poesia non è una conclusione rasserenante, come la intendono i bambini. C’è una tensione ineffabile nella lirica pasquale scritta da Guido Gozzano che non si scioglie neppure nella promessa conclusiva della Resurrezione. Si tratta di una poesia cupa, dai toni crepuscolari, fortemente simbolica.
A proposito della poetica di Guido Gozzano, Eugenio Montale scrisse:
Gozzano fu il primo dei poeti del Novecento che riuscisse ad "attraversare D’Annunzio" per approdare a un territorio suo.
Non v’è dubbio che i componimenti del poeta torinese ebbero una funzione di rottura con il canone tradizionale e si allontanarono dai modelli classici del Novecento, come la lirica dannunziana. Persino il tema pasquale viene rielaborato da Gozzano con il consueto disincanto: lo scenario di rinascita e resurrezione, solitamente attribuito alla festività, qui è inserito in un’atmosfera cupa, quasi apocalittica. Il finale dovrebbe rompere il gelo dell’intera composizione con un bagliore di luce, ma risulta quasi blasfemo nel ridurre la tradizione cristiana della Resurrezione di Cristo a “l’antica pia favola” dell’uovo.
Tra le righe, nei versi di Gozzano, possiamo rintracciare tutta l’inquietudine e lo smarrimento dell’uomo contemporaneo.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
Pasqua di Guido Gozzano: testo
A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s’affaccia
ai muri della casa centenaria.Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.Quand’ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l’antica pia favola dell’ovo.
Pasqua di Guido Gozzano: parafrasi
La grigia pianta rampicante si aggrappa, come un elemento decorativo, sui muri della vecchia casa centenaria, e sembra una bambina che si affaccia all’uscio della porta.
Il cielo cupo, fatto di nuvole gonfie di pioggia si affaccia, come una minaccia incombente, sul bosco tristemente incatenato dal groviglio dei rovi. I rovi imprigionano le piante del bosco come braccia tenaci che non lasciano scampo alla fuga.
All’improvviso dal pollaio un richiamo sereno e nuovo riempie di gioia la terra: è l’antica, devota e rasserenante favola dell’uovo.
Pasqua di Guido Gozzano: analisi e commento
Pasqua è una delle poesie dell’ultimo Gozzano. In questo continuo riferimento alla tradizione cristiana (nella raccolta appaiono anche liriche dedicate al Natale e all’Epifania) ritroviamo anche la ricerca disperata di spiritualità di un uomo agnostico che vuole aggrapparsi alla nostalgia di Dio.
Nei versi il poeta ritrae un mondo cupo, apocalittico che sembra aver bandito il messaggio divino e con esso ogni prospettiva di speranza e rinascita.
Il giorno di Pasqua si riflette nell’angolo di un giardino, forse quello di Villa Il Meleto, ma non è affatto uno scenario bucolico. Gozzano apre la scena descrivendo una pianta rampicante che avvolge una casa centenaria. Sembra sentire odore di umido, di muffa e di antico. Con un’efficace resa ossimorica il poeta contrappone passato è presente: la pianta grigia ci dice, introducendo una similitudine, è come una bambina che si affaccia dall’uscio. Di quella bambina dunque avvertiamo l’innocenza e la vibrante curiosità in un paesaggio sempre più cupo che sembra sovvertire i canoni tradizionali della fiaba. Il cielo minaccia tempesta e, poco lontano dalla casa, si stende un labirintico bosco di rovi.
A rompere questo incantesimo terribile è un canto dal pollaio che sembra dischiudere uno spiraglio di luce improvvisa nel paesaggio plumbeo. Nell’aia è infatti nato un uovo, annuncia il poeta.
L’uovo si fa così emblema e metafora della Resurrezione divina, ma subito Gozzano ci avverte che è solo “l’antica pia favola”. E in questa definizione malinconica e struggente possiamo intuire il disinganno dell’uomo adulto e, al contempo, la speranza tenace del bambino che sa che da quell’uovo nascerà nuova vita.
Si tratta di una conclusione nostalgica, che sembra carica di rimpianto, nonostante prometta uno scenario di rinascita. Il “richiamo di Pasqua” cui fa riferimento il poeta è quello di un rinnovamento possibile: è tutto ancora in potenza nella forma rotonda dell’uovo pronto a schiudersi. Spetta a chi legge credere o meno in quella favola: Gozzano si interrompe lasciando un finale aperto, preannunciando tuttavia che una cosa così piccola, appena nata, un piccolo uovo custodito in un pollaio può essere emblema di qualcosa di immensamente grande, come il trionfo della vita sulla morte.
Nell’immaginario artistico l’uovo rappresenta il microcosmo e anche il macrocosmo, riassume in sé il mistero ineludibile del tutto. Gozzano si avvale, significativamente, di un simbolismo concreto per spiegare la propria visione laica della Pasqua. Il grande enigma della conoscenza, il ciclo della vita è in fondo tutto racchiuso “nell’antica pia favola dell’uovo”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Pasqua simbolica nella poesia di Guido Gozzano
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