Passeggiando con i khmer rossi
- Autore: Renata Tardioli
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
“La mia indipendenza che è la mia forza, implica la solitudine che è la mia debolezza". P.P. Pasolini
Racconti di una vita avventurosa ed emozionante di una donna che ha saputo sfidare se stessa alla ricerca di un altrove tra l’imprevedibile e lo straordinario. Memorie di una vita trascorsa in vari luoghi del mondo come osservatore delle Nazioni Unite prima e poi dell’Unione Europea, in Paesi poveri, devastati dalle guerre, distrutti dal terremoto, dalle dittature o dalla apartheid. Ha voluto la nostra autrice, attraverso i ricordi, guardare il suo passato, “cartoline colorate” di sensazioni e memorie e riportarle integre in questo bellissimo e appassionante libro d’esordio: Passeggiando con i khmer rossi (Scatole parlanti, 2020).
“ Un viaggio durato vent’anni, nei posti più remoti e più esotici del mondo ma allo stesso tempo nelle parti più segrete e nascoste dell’anima."
Renata Tardioli si laurea in Giurisprudenza a Perugia conseguendo negli anni un Master in Relazioni Internazionali all’Università di Cambridge. Ha prestato servizio come osservatore in più di trenta Paesi. Nel luglio del 1992 arrivò in Cambogia, nella provincia di Kampong Thom, e, lasciando alle spalle il fidanzato, Roma, la stabilità di un lavoro e una vita comoda, giunse in una zona del mondo in piena stagione monsonica, tra le mine e le bombe dei Khmer rossi. Una missione di pace alla quale aderirono ventiduemila persone tra caschi blu, poliziotti, civili e volontari: lei come altri giovani italiani “desiderosi di portare pace e democrazia”. Uno dei ruoli dell’osservatore internazionale è di vigilare affinché le elezioni in un Paese siano garantite a tutti e siano libere, di registrare il mantenimento di una tregua o un armistizio e la salvaguardia della pace. È una scelta di vita che diviene una scelta politica, rilevante per la propria consapevolezza morale e intellettuale, un impegno irrinunciabile per la propria identità.
Renata lavorava e viveva su di una palafitta senza elettricità, acqua calda e con pochi viveri, con il difficile compito nell’approcciare una lingua che non fosse inglese e francese, con un dispendio di energia, con l’intima necessità di allontanare ogni tradizione alla quale si è legati, come il Natale, per impegnarsi senza risparmio a condividere progetti “con colleghi uomini politicamente più astuti”. Bisognava amare viaggiare nel senso più ampio del termine, “avere una valigia mezza piena pronta all’uso, sotto al letto”. Nel leggere il diario dei suoi viaggi, pagina dopo pagina, ho fatto mie le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi desideri, quelli pieni di speranza e di fermezza di una giovane donna nello scegliere ciò che desiderava fare; la volontà di riuscire e l’esercizio allo studio; le amarezze e le delusioni alle quali non ci si può sottrarre e anche le gioie nel vivere un amore, di incontri inattesi con Tiziano Terzani, Bonino e altri grandi donne e uomini impegnati a garantire dignità e uguaglianza in un mondo così difficile.
“Che cosa ci facevo lì in mezzo ai khmer rossi, alla malaria, in quell’isolamento?”
Né cellulari né internet, le comunicazioni solo via radio, ci si poteva piangere per la fame, soffrire per la mancanza di un bagno, di un letto comodo e lei in mezzo alla foresta insieme a Luc, un giovane dal bel carattere e dalle spalle larghe. Trascorrevano le notti abbracciati per allontanare la paura nel sentire vicine le bombe e le granate negli attacchi dei khmer, tra una popolazione che aveva subito di tutto e che a stento cercava di sopravvivere agli orrori del genocidio: la democrazia e i diritti umani erano per loro concetti lontanissimi. In Cambogia come in Sudafrica, durante le elezioni di Mandela, in uno dei periodi più belli della storia, con la fine dell’apartheid e il desiderio del nuovo presidente di riconciliare il suo Paese, con il perdono e la non violenza. In Botswana, Zimbabwe e nel Sahara Occidentale, “un fazzoletto di sabbia tormentato e abbandonato”, con i centri ONU all’interno dei campi profughi, scoprendo a poco a poco anche il suo amore per il deserto; in fondo era stato sempre dentro di lei, “sopito e inesplorato”. Renata dimagrita, stremata emotivamente, con il pensiero ricorrente di tornare a casa, si interrogherà sulla scelta del suo lavoro: “si può spiegare a una generazione che ha passato la vita nei campi profughi in mezzo ad un deserto rovente il sogno di indipendenza?”.
Nel Timor Est tra Indonesia e Australia, chiamato a scegliere tra l’indipendenza o l’integrazione con l’Indonesia, e in Liberia durante il ballottaggio per le politiche tra George Weah e Ellen Johnson Sirleaf. Mama Elle si era laureata ad Harward in Economia ed era un alto dirigente del programma di sviluppo ONU per l’Africa. Eletta presidente riuscì a cancellare il debito del suo Paese, a iniziare la costruzione di strade e di illuminazione delle due città più grandi. In Aceh, su invito di Laura Boldrini, per una missione che si sarebbe rivelata molto impegnativa con un mandato ampio e complicato: reinserimento dei militari, amnistia, monitoraggio diritti umani e affari legali. Ma Aceh diverrà il posto in cui Renata prenderà maggiore coscienza di se stessa, nell’accettare le sue debolezze, le emotività e allargare i suoi orizzonti.
“In Asia si ha la tentazione di ascoltare il tempo che passa senza muoversi”.
Passeggiando con i khmer rossi è un coinvolgente diario di bordo di una donna indipendente, impaziente, a volte impulsiva, generosa e di sicuro un outsider, alle prese con lingue inusuali, luoghi impraticabili e pieni di atmosfera.
"Ho spesso trovato i miei pensieri più interessanti del dialogo con gli altri e odiato il rumore perché imbriglia i pensieri che solo in silenzio e solitudine partono al galoppo."
Pagine che sorprendono, che suscitano ammirazione; e poi cosa dire di un’autrice che mi ha incendiato l’anima quando ho letto che ascolta un musicista, mio grande amore, ed è profondamente legata a un sito in Val d’Orcia, un mio luogo del cuore? Consigliato!
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