Per custodire il fuoco. Vademecum dopo l’apocalisse
- Autore: Luigi Maria Epicoco
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2023
Chi scrive si dissocia ma solo parzialmente sul sottotesto di questo saggio che parte dal postulato che il romanzo La strada di Cormac McCarthy sia il libro più significativo e bello dell’ultimo millennio e che, addirittura, per definirlo si dovrebbe trovare un sostantivo diverso da “romanzo”, perché può dare l’impressione che sia un prodotto da diporto, utilizzato solo per distrarsi e intrattenersi. In verità le altre opere di McCarthy non sono da meno e di libri che raccontano come siamo diventati ce ne sono diversi.
Ma Per custodire il fuoco. Vademecum per l’apocalisse del teologo Luigi Maria Epicoco (Einaudi editore, 2023) parte da questo assunto.
Lo scrive benissimo nel prologo l’autore del libro:
La scrittura di McCarthy è come una pioggia battente, densa di descrizioni e capace di restituire, assieme alla storia, anche le impressioni più profonde che scaturiscono proprio dalla miriade di sensazioni che egli sa suscitare, riuscendo a diseppellire il mistero delle cose. Nessuna sdolcinatezza, e nessuna parola fuori posto, la sua scrittura è perfetta come la bellezza di un fitto bosco.
Luigi Epicoco non rivela troppa trama del libro di McCarthy, quindi sintetizzando molto: si tratta di un padre e figlio che camminano in un posto nero, oscuro e grigio.
Non viene detto poi altro, solo che la storia di questo scritto non si sviluppa per "estensione", ma per “introspezione”.
Parole che vanno verso la continua ricerca di un Senso, fosse anche Dio o nel cristianesimo, il figlio di Dio, Gesù di Nazareth.
Ma niente è semplice nella complessità dell’essere umano che si può riassumere con la frase del primo capitolo del libro, ossia:
Non c’è nessun Dio e noi siamo i suoi profeti.
L’autore sostiene che non sappiamo dare un nome alle cose, come i bambini che vogliono narrare una storia ma poi perdono i pezzi nel raccontarla e i più sensibili se ne accorgono e piangono e gridano.
Ma per gli adulti è diverso, non sapendo dare un nome al groviglio che hanno in testa, prevale la rabbia e la violenza. Viviamo in una società che quasi nega la morte, ma poi, tra avvenimenti in cronaca e pagine storiche, sembriamo sedotti dalla morte (pensate solo ai fatti di Genova nei famosi quattro giorni di luglio del 2001, mentre gli otto paesi più industrializzati continuavano indisturbati il loro summit).
Tornando a un fenomeno di costume che dura da anni: la chirurgia estetica. Spesso associata a un altro fenomeno estetico: i tatuaggi. Ragazze, ma anche ragazzi sempre più giovani, all’improvviso non si riconoscono allo specchio e quindi ecco che la ragazza va a togliere le rughe di espressione intorno alle labbra, non potendo più ridere, e i ragazzi continuano a farsi tatuaggi su tatuaggi, anche se vengono redarguiti. Ragazzi modernissimi che non potranno più ridere o toccarsi le mani piene di tatuaggi che sfidano la mancanza di Senso nello loro vite.
A questo proposito Epicoco scrive che “un deserto interiore” ci sta rendendo inutili, perché non aiutiamo più noi stessi e gli altri e la rabbia si scatena contro gli altri che sono cittadini come noi. Ma ai nostri occhi sono tutti clandestini.
Scrive l’autore che:
Il crollo di ogni ideologia ci condanna invece a un ateismo pratico.
Il che in buona sostanza, spiega perché i giovani non vanno in chiesa, non sanno più fare il segno della croce, né si recano a feste con la supervisione genitoriale.
Tra una riflessione e l’altra troviamo passi, brevi scritti oppure un’intera pagina tratta da La strada di McCarthy. Lo scrittore americano, che è morto da poco, scriveva anche per raccontare le cose che non si possono riassumere.
Mentre chi non scrive, non può raccontare la sua infelicità. E non può trovare nemmeno consolazione nella religione, perché ormai ha accettato il "materialismo" anche nella quotidianità. Eppure l’autore è fiducioso, non può fare altro in questo deserto di Senso, dunque parla di Speranza, una speranza che non si traduce in un’immagine:
Ma che avvertiamo esistere semplicemente, perché ne proviamo una cieca attrazione.
Ci sono dolori che si possono gestire, mentre sopravvivere a un figlio già morto, per incidente stradale o malattia, è un dolore che non può essere mai risolto, ma solo accolto. L’arte in generale può fare molto, ci può aiutare, ma non dobbiamo barare, dobbiamo accettare le nostre miserie quotidiane e il nostro carattere.
Una bellissima pagina tratta da La strada di McCarthy diventa spunto per una riflessione sulla fede.
Se solo si riuscisse a prosciugare il Natale dagli abbellimenti e dai pacchi dorati, dal consumismo, insomma, potremmo prendere sul serio Gesù, che nacque in una mangiatoia, al freddo. Il solo pensiero, a ben vedere, ci farebbe bene.
Infine Luigi Epicoco entra proprio nel merito del libro La strada e ne mostra i pregi inanellando una serie di citazioni, ma non troviamo solo la trascrizione del libro, vengono appuntate alcune formule per capirlo meglio.
E l’autore ci dà speranza quando scrive:
Finché c’è il fuoco, la vita è al sicuro.
Perché il fuoco rappresenta la più intima forza che spinge la vita in avanti...
L’inferno invece è assenza di fuoco, assenza di passione, assenza di forza vitale".
Il libro si conclude con Il Cantico dei cantici e con alcuni passi tratti dal Vangelo.
Per questo motivo questo meraviglioso saggio può essere letto anche da chi non conosce La strada di Cormac McCarthy.
Sono certo che la lettura di McCarthy aiuti tanto a capire le parole di Luigi Maria Epicoco, ma Per custodire il fuoco potrebbe essere un buon punto di partenza per leggere non solo La strada di McCarthy, ma anche gli altri libri del grande autore americano recentemente scomparso.
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