Per il bene di tutti
- Autore: Giulia Fazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2014
Un romanzo che mi è piaciuto tanto e che mi ha piacevolmente rapita in una lettura senza pause. È una storia che si presta a leggersi tutta d’un fiato. È il mio primo libro di Giulia Fazzi, una giovane autrice carpigiana già scrittrice di successo fin dal suo esordio e famosa all’estero. In Francia il prestigioso editore Gallimard ha pubblicato il suo primo romanzo Ferita in guerra conferendo alla nostra giovane scrittrice meritati riconoscimenti.
Per il bene di tutti è una storia dolorosa di donne sole, violate, abbandonate ed unite da una condizione di emarginazione, che viene narrata dall’autrice con stile e molta grazia. La storia prende corpo in un piccolo paese chiamato Borgo, un paese di mille anime nel mezzo degli Appennini dell’Emilia, un luogo immaginario ma talmente reale che rappresenta al meglio l’ostilità e la crudeltà, sentimenti avversi di una parte, quella più brutta, delle nostre comunità.
Un paese come tanti in Italia che, come accade spesso, per la loro omertà e indifferenza sono al centro delle cronache quotidiane. Le difficoltà, l’isolamento ed anche la povertà fanno parte della vita di Olga, un’anziana non benvoluta, che lega a sé le vicende e i drammi delle esistenze di altre donne, Anna Angela, Agnese e Delia.
A Borgo tutti si conoscono, tutti parlano di tutti e il mormorio delle loro voci si espande in ogni piccola via. Alla sera ognuno sigilla i battenti della propria casa, è il paese in cui l’egoismo e il disinteresse uccidono più di una mano armata.
Il romanzo si apre proprio con Olga che, in una mattina grigia, sporca di nebbia, lungo la strada provinciale che divide in due il paese, lentamente si trascina verso il supermercato. Zoppica, un passo dopo l’altro, e il rumore della sua gamba finta precede la sua figura. È il rumore degli anni che sono trascorsi e che hanno consumato la sua protesi.
"È la vecchia, è la storpia, quanto puzza!"
La salutano dandole il voi ma appena lei volta le spalle sente gli sberleffi e i biechi commenti che le si appiccicano alla schiena. Era giovane quando sopravvisse all’incidente, non morì, ma le amputarono la gamba.
Anna è l’insegnante arrivata a Borgo da un paese del Sud. Appena la videro la chiamarono la marocchina per i suoi folti capelli neri. Agli abitanti del posto non piace e non va proprio a genio che i loro figli vengano istruiti da una meridionale. Anna aveva scelto la montagna perché lei donna di mare non la conosceva e non poteva immaginare che quando le nuvole si abbassano e il paese sprofonda nella nebbia e il buio arriva presto, il gelo avvolge l’intero paese ed entra nell’animo delle persone.
Angela, invece, quando è mattina è già al lavoro da un pezzo, piegata con lo spazzolone sul pavimento della banca o dei condomini. Pensa ai suoi bambini da soli a casa che dormono e alla lunga giornata con lo sporco degli altri da pulire. Pietro l’ha abbandonata, lasciandola al dolore e alla rabbia. La sera è sfinita dalla stanchezza, ha la schiena a pezzi e per quanto si dia da fare tutto il giorno per portare il pane in tavola, deve anche combattere con le dicerie del paese che la incolpano di non essere stata in grado di tenersi il marito. A volte pensa, guardando fuori dalla finestra, che Borgo sia una terra straniera per lei, nata in un paese poco distante; il freddo e la nebbia lo avvolge ne disegna i contorni delle case e le figure si muovono come ombre, senza consistenza.
Per Agnese è difficile la sera rientrare a casa. Rimane per ore seduta alla scrivania dell’ufficio, assorta nei suoi pensieri. Valerio arranca a trovare un lavoro che riesca a garantire un po’ di benessere a lei e alla loro figlia. Lui è fragile le hanno sempre detto, sei tu quella forte, ma si sente sempre più stanca e non nasconde ormai più le violenze che subisce.
Delia, invece, dorme poco, soprattutto ora che si avvicina il mese di ottobre, il mese nel quale vent’anni prima ha perso suo figlio Fabio. Conserva i maglioni che indossava, le camicie, le sue t-shirt. È tutto intatto nella sua camera, come quando ne uscì per non far più ritorno. Da quando Fabio non c’è più, non ci sono più nemmeno lei e il marito Giacomo. Ogni sua giornata ha inizio con il primo caffè dopodiché spazza, lava, pulisce e sistema qualsiasi cosa nella sua casa che profuma di pulito con i pavimenti lucidi e neanche un po’ di polvere sui mobili, ma dove continua a vivere in un silenzio di ghiaccio.
Per il bene di tutti è un bellissimo romanzo che, lasciando l’amaro in bocca, narra le difficoltà di integrazione, di sopravvivenza alla maldicenza e all’egoismo che spesso, come per le protagoniste del romanzo, si è costretti ingiustamente a subire.
Storie che agli occhi del lettore sembrano quasi impossibili per la crudeltà delle azioni e delle parole, che fanno male all’animo e fa male anche di più la consapevolezza che forse siamo diventati così visibilmente cattivi da non rendercene più conto.
Nel lento svolgersi delle giornate grigie e sporche di nebbia delle nostre protagoniste, esse annaspano nelle loro vite infelici senza ricevere nessun conforto e nessuna solidarietà.
Si diventa così spettatori impotenti di fronte alle piccole miserie umane e impassibili di fronte al declino del coraggio umano. Una lettura consigliata!
Per il bene di tutti
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