Per sempre, altrove
- Autore: Barbara Cagni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2022
Nella collana “Le strade”, Fazi pubblica Per sempre, altrove (2022), il nuovo romanzo dell’autrice milanese Barbara Cagni, laureata in Biologia e ha studiato Scrittura creativa.
“Tutti quei piccoli paesi, come il nostro, erano popolati da fieri montanari e tutti si riconoscevano nel fiume che li attraversava: il Piave”.
Il paese della giovane narratrice di questa storia coinvolgente e intensa, che colpisce il cuore di tutti quelli che avranno il privilegio di leggerla, si trovava in Veneto, in provincia di Belluno, nell’alto Cadore, più precisamente nel Comelico, la cui anima era rappresentata da una comunità di donne più forti della diga del Vajont, coraggiose e resilienti.
“Dobbiamo insegnare a queste ragazze a essere libere”.
I componenti del borgo avevano poco da scegliere, il destino di molti si era compiuto altrove, fuori i confini di una nazione il cui governo spronava le persone a partire, giacché era preferibile che la gente andasse via, piuttosto che gli fosse venuto in mente di fare la rivoluzione. Però chi emigrava perdeva lentamente il senso della realtà di ciò che accadeva nella terra di origine, era come se non aggiornasse i propri ricordi. Gli italiani che emigravano in Australia, in Belgio o in Germania, non si sentivano pienamente australiani, belgi o tedeschi, ma nemmeno totalmente italiani. Restavano in una terra di mezzo, immaginaria, che solo loro sapevano abitare, avevano nostalgia del loro paese, dei loro parenti, ma non avrebbero avuto il coraggio di tornare, perché dove si trovavano stavano bene, avevano messo radici, o almeno ci avevano provato.
Negli anni Cinquanta, anni nei quali questa emblematica storia è ambientata, c’era anche chi aveva preferito cercare fortuna in Italia, a Torino o a Milano, perché lì c’erano fabbriche e tanto lavoro o a Vercelli nelle risaie, dove le donne imparavano a fare il difficile mestiere di mondina. Al Nord d’Italia i meridionali li chiamavano “terroni”, e i veneti erano “i terroni del Nord”, i padroni dicevano che erano fortunati ad aver trovato un posto che permettesse loro di sfamarsi, e guai a chi si lamentava. In paese tutti pensavano che chi emigrava andasse a star meglio, trovasse “la Merica”. Nessuno immaginava a che tipo di umiliazioni fossero sottoposti all’estero i loro compaesani. Berta, la sorella dell’io narrante, dopo una grande delusione d’amore, aveva deciso di andare a lavorare in Svizzera, a Zurigo, come operaia presso il Lanificio Schoeller sul Limmat. Qui la ragazza aveva trovato un ambiente ostile, agli svizzeri gli italiani non piacevano, fuori da una tavola calda, Berta aveva visto la scritta:
VIETATO AI CANI E AGLI ITALIANI
Umiliata, sola, discriminata, Berta, già con il suo carico di dolore personale, non aveva resistito lontana dal bozzolo accludente della sua famiglia. Riportata a casa dal padre, la giovane, non ancora ventenne, era scivolata in un mondo a parte, preda della malattia mentale. Berta aveva trovato il suo mondo altrove.
“È un po’ come se fosse partita, emigrata lontano”.
Nel romanzo ispirato a fatti realmente accaduti, dedicato “Ai miei figli, Anna e Gabriele”, l’autrice racconta il dramma dell’emigrazione, il senso di sradicamento, la solitudine e la nostalgia, compagni inseparabili di tutti quei giovani costretti a partire per costruire una diga pericolosa o per scendere in miniera, lasciandoci la vita come a Marcinelle. È un Per sempre, altrove, come accade alla bella e dolce Berta, partita senza ritorno in un posto inaccessibile agli altri.
Emblematico in tal senso l’esergo del romanzo:
“Al centro immigrazione ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America ”. Bartolomeo Vanzetti.
Per sempre, altrove
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