Pier Paolo Pasolini. L’ultimo Eretico
- Autore: Francesco Cenetiempo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Condannare un poeta all’oblio è molto peggio che ammazzarlo. L’ombra del “sordido delitto” che ha ucciso Pasolini ha oscurato la sua opera, le generazioni successive sono cresciute senza conoscere i libri, le poesie, i suoi articoli, i suoi film. Lo ha sostenuto il giornalista de L’Unità, scrittore e regista David Grieco, negando sempre sul quotidiano, in un libro e in un film che la morte nell’Idroscalo di Ostia potesse avere per colpevole solo un ragazzo. La tesi è riportata in un breve testo di Francesco Cenetiempo, saggista, autore cinematografico e curatore di antologie letterarie. Il lavoro è Pier Paolo Pasolini. L’ultimo Eretico, pubblicato nel centenario della nascita del grande intellettuale (Bologna 1922-Ostia 1975) da Gammarò Edizioni, costola del marchio editoriale Oltre (maggio 2022, 150 pagine, 18 euro).
Nell’orazione funebre durante il funerale di Pasolini il 5 novembre 1975, Alberto Moravia ha pronunciato parole indimenticabili:
“Abbiamo perso prima di tutto un poeta e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo. Poeta dovrebbe essere sacro. Ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo, alla fine del ’900 Pier Paolo sarà tra i pochissimi che conteranno”.
Il “godibile trattatello” di Cenetiempo sull’eretico profeta serve a ricordare e divulgare l’opera di uno dei maggiori autori italiani del Novecento, sostiene nella prefazione il presidente dell’Associazione nazionale autori cinematografici (ANAC), Francesco Ranieri Martinotti. Rammentare ai conoscitori, rivelare ex novo alle giovani generazioni, per raccontare la vita e tenere viva l’opera di un grande poeta, un pungente scrittore, un innovativo regista come Pier Paolo Pasolini.
In appena una cinquantina di pagine, la scrittura “agile e avvincente” di Cenetiempo mette a fuoco i principali passaggi biografici, si sofferma sul cinema di Pasolini e aggiunge una dettagliata appendice con la lista dei film, i soggetti, le sceneggiature e le collaborazioni dell’ultimo eretico.
Fece esperienza universitaria a Bologna in uno dei Cineguf, creati dal fascismo per la diffusione della cultura cinematografica. Dopo il trasferimento in Friuli durante la guerra, quello successivo a Roma con i genitori. Nel 1955 l’uscita del primo romanzo, Ragazzi di vita, rimandata dalla censura. Poi le collaborazioni con Bassani, Soldati, Fellini, Bolognini, Moravia, Bertolucci. Gli attacchi della censura e i tanti processi subiti. Gli altri film tormentati dalla disapprovazione bigotta, Accattone, Mamma Roma, La ricotta (in RoGoPaG), Teorema, fino a Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Eretico certamente Pasolini, non allineato e dissonante con il culturalmente corretto della sinistra dell’epoca: l’esempio è la discussa difesa in piena contestazione giovanile dei poliziotti figli di poveri dagli studenti figli di borghesi. Il 16 giugno 1968, apparve sul settimanale L’Espresso la sua poesia “Il PCI ai giovani!”.
“Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie (periferie), contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità”.
Era un intellettuale lucido, senza paraocchi ideologici, capace come pochi di guardare il presente cogliendo nella realtà i segni del futuro che sfuggivano ad altri.
Un’esecuzione quella inflitta a Paolini la notte del 2 novembre 1975, secondo l’amico e collaboratore David Grieco. La versione ufficiale - il diciassettenne Pelosi l’avrebbe investito per sbaglio fuggendo sulla macchina dopo averlo picchiato - traballa da tutte le parti. Nell’auto vennero rinvenuti oggetti non appartenenti a nessuno dei due. La prima sentenza ritenne impossibile che il borgataro avesse agito da solo: il cadavere era coperto di sangue, sul giovane solo qualche macchia sulla camicia. E come avrebbe potuto pestare a morte un uomo due volte più grande? Come avrebbe potuto tramortirlo con un’asse di legno marcio che si sgretolava tra le mani? Perché le testimonianze di chi aveva visto il poeta per l’ultima volta erano tanto discordi le une dalle altre?
La tesi di Grieco è che sul luogo dell’agguato c’erano due macchine e che diverse persone abbiano aggredito il poeta. Lo spiega nel film e libro omonimo La macchinazione. Pasolini. La verità sulla morte, pubblicato da Rizzoli nel 2015.
Ma l’opinione pubblica abboccò: omicidio commesso dal ragazzo che aveva tentato di violentare. Così, quella notte del 1975 Pier Paolo è stato ucciso due volte: prima da chi lo aveva aggredito, poi da chi ne ha per sempre cancellato il ricordo.
Pasolini stava scrivendo Petrolio (pubblicato postumo nel 1992), in cui citava la P2 sei anni prima della scoperta delle liste di Gelli. Nel romanzo voleva raccontare il contesto politico e sociale dell’Italia del boom economico, il cambiamento dei costumi, il fenomeno dello stragismo. Puntava il dito contro i servizi segreti italiani deviati e quelli statunitensi, i maggiori architetti dei misteri italiani, contro la mafia e i governi corrotti. Grieco si è sempre chiesto se servisse “altro, per firmare la propria condanna a morte”.
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