Psicoanalisi dell’arte e della letteratura
- Autore: Sigmund Freud
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
"Psicoanalisi dell’arte e della letteratura" è un volume che raccoglie undici scritti di Sigmund Freud pubblicati tra il 1907 e il 1942. Il filo conduttore che riunisce questi testi è uno: l’applicazione della psicoanalisi nell’interpretazione di alcune delle più grandi opere d’arte e letterarie di tutti i tempi. Un’operazione tanto minuziosa quanto ardita, che solo il “padre della psicoanalisi” poteva compiere.
Ciò che emerge già dal terzo saggio, uno dei più famosi di Sigmund Freud, è che la ricerca psicoanalitica non può limitarsi alle opere per svelarne il significato, ma deve estendersi anche alla vita dell’artista o dello scrittore che le ha realizzate. Così, nell’analizzare la celebre “Gioconda” di Leonardo da Vinci assieme al dipinto dello stesso autore “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino”, Freud si lancia in un’approfondita ricerca sulla vita del pittore, mettendo a nudo i rapporti coi genitori (specialmente con la madre, nei cui confronti Leonardo pareva provare una carica erotica fuori dal comune), l’approccio alla sessualità e tutti i processi psichici alla base della creazione artistica. Osservando la vita di Leonardo e rapportandola con i processi psichici che devono averlo coinvolto in ogni momento di essa, Freud arriva a definire un quadro completo (anche se in alcuni tratti abbastanza traballante) della psiche dell’artista. Una psiche dove la sessualità è completamente repressa e sublimata in un’intensa attività di ricerca, una psiche in cui l’impressione della madre è ancora così forte che Leonardo le sarà per sempre fedele: non potendola “tradire” con altre donne, dimostrerà tendenze omosessuali.
I saggi che si susseguono riguardano altri grandi autori come Shakespeare, Goethe e Michelangelo. Sul Mosè di Michelangelo, una statua tanto magnifica quanto indecifrabile, Freud propone una nuova e stravolgente chiave di lettura. Analizzando invece un ricordo dell’infanzia di Goethe, che lo scrittore tedesco scrisse nella sua autobiografia, Freud arriva a dimostrare quanto l’arrivo di un nuovo fratellino avesse stravolto la vita psichica dell’autore del Faust e approfondisce le conseguenze (positive) della morte del medesimo fratello.
Il breve saggio dedicato all’umorismo è forse uno dei più riusciti di tutto il volume. Cos’è infatti l’umorismo se non:
L’Io [che] si rifiuta di lasciarsi affliggere dalle ragioni della realtà, di farsi imporre la sofferenza, [e che] insiste nel pretendere che i traumi del mondo esterno non possano intaccarlo, [e] dimostra anzi che tali traumi non sono per lui altro che occasioni per ottenere piacere?
Ma è con il penultimo saggio sulla vita (con particolare focus sull’infanzia) di Dostoevskij che Freud dimostra le vere potenzialità della psicoanalisi. Freud arriva a dimostrare che lo scrittore russo nutriva un sentimento ambivalente di amore e odio nei confronti del padre talmente forte, che ciò gli procurava tremendi e frequenti attacchi epilettici. Freud sostiene che Dostoevskij avesse con ogni probabilità nutrito un sentimento omicida nei confronti del genitore e che la repressione di questo sentimento lo avesse condotto sulla strada della nevrosi, con conseguenze come il gioco d’azzardo e la totale riverenza allo Zar.
Pur presentando alcuni limiti (molte delle osservazioni, in particolare quelle su Leonardo da Vinci e Dostoevskij, si rivelano più congetture che teorie dimostrabili) quelli di Freud sono senza ombra di dubbio una serie di scritti interessanti, capaci, nell’analizzare le vite di personaggi illustri, di rivelarci tantissimo sui processi della psiche che coinvolgono tutti noi. Questa lettura si dimostra quindi consigliata a chiunque voglia compiere un primo passo, non verso la conoscenza dell’arte e della letteratura, ma verso la conoscenza di sé.
Psicoanalisi dell'arte e della letteratura
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