Quanto manca per Babilonia?
- Autore: Jennifer Johnston
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2020
Alexander, erede di una famiglia più che benestante ma frutto di un matrimonio di convenienza e non d’amore, cresce protetto nella sua grande casa. Non frequenta neppure la scuola perché, a detta della madre, è di salute troppo cagionevole e viene quindi seguito negli studi da un precettore. Siamo nel periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale e questo periodo, nonché le campagne irlandesi, fanno da sfondo al romanzo di Jennifer Johnston Quanto manca per Babilonia? (Fazi, 2020, traduzione M. Bartocci).
La prima pubblicazione del libro risale a circa quarant’anni fa e il romanzo, di notevole pregio, ha avuto anche una trasposizione cinematografica interpretata da Daniel Dee-Lewis e Christopher Fairbank.
A trasformare familiarmente l’importante nome del protagonista nel più semplice Alec è un ragazzo quasi suo coetaneo: si tratta di Jeremiah, anch’egli detto familiarmente Jerry, di famiglia povera ma interiormente ricco e vivace. I ragazzi fanno lunghe nuotate insieme e sono accomunati dalla passione per i cavalli.
“Avevo un amico. Un amico intimo e segreto. Non andai mai a casa sua né lui venne a casa mia. Ci incontravamo giù al lago oppure alla collina dietro casa, dove il pomeriggio portavo il mio pony dopo che lui era tornato da scuola. Lassù, ben nascosti dietro un crinale di fulgido granito, creammo un maneggio […]. Jerry aveva sempre con sé un’armonica che sapeva suonare con grande virtuosismo […], quando facevamo la lotta, vinceva sempre lui anche se con il passar del tempo divenni un lottatore più abile di quanto non fossi stato al principio.”
Da ogni pagina che scorre si evince sempre più un rapporto assai stretto tra i due protagonisti, che nonostante siano anche divisi dal credo religioso, poiché Alec è protestante e Jerry cattolico, sono uniti da un rapporto sempre più intenso, quasi intimo.
Il tempo farà crescere i ragazzi in fretta: siamo nel 1914 e la guerra incombe: Jerry si arruola immediatamente quasi a seguire le orme di suo padre già iscritto nell’esercito, mentre per Alec si creano dissidi in famiglia: il padre che, a questo punto, per rivelazione della moglie, non risulta neppure essere quello naturale, è incerto e titubante poiché in realtà più legato ad Alec rispetto alla donna che lo ha dato alla luce. La madre, invece, caldeggia la partenza del figlio e così si rivolge al marito che nel ragazzo trovava conforto e compagnia:
“- Devi rimetterti in forma - disse lei bevendo un sorso dal bicchiere. - Quando Alexander partirà per la guerra non potrai più contare su di lui come fai ora. Per sostenerti.”
La guerra che tutti separa e divide è in realtà l’occasione per i giovani di ritrovarsi: i due vanno insieme nelle Fiandre dove il divario di classe comunque continua a inseguirli. Gli Ufficiali Britannici nella Grande Guerra erano infatti sempre giovani di alto ceto sociale, mentre i soldati ordinari provenivano da classi inferiori. Anche se i due amici si rivedono, trovano ostilità nei loro superiori: il maggiore Glenndinning proibisce ad Alec di fraternizzare con Jerry. La guerra è, nel disastro e nella distruzione, quasi più “democratica”: a nessuno, povero o ricco, risparmia sofferenze e questo vale anche per Alec, che ritroviamo dolente nel corpo e nello spirito.
Il finale è tragico, ma molto commovente: in esso è contenuta la "summa" di ciò che viene narrato in questo splendido romanzo e si riallaccia all’inizio del libro in cui Alec, colui che narra le vicende in prima persona, scrive:
“Mi hanno lasciato i miei taccuini, carta, penna e inchiostro perché sono un ufficiale e un gentiluomo. Così scrivo e aspetto. Non difendo nessuna causa e non amo nessuna persona in vita. Il fatto di non avere un futuro se non le poche ore che ho da contare davanti a me, sembra non disturbarmi granché”.
In queste poche righe sta il dramma della voce narrante: se non c’è più nessuno che ama, deve essere successo qualcosa di estremo. Si lascia ai lettori la possibilità di appropriarsi di una storia con tratti evocativi e lirici che narrano di un’amicizia, ma anche brevi momenti toccanti tra padre e figlio, in particolare poco prima della partenza per il fronte.
“Quanto manca per Babilonia?
Venti leghe, signor mio.
Vi giungerò a lume di candela?
Andata e ritorno, signor mio.
Se l’andatura è svelta e leggera
Vi giungerai a lume di candela”.
Cullato dall’antica nenia ha luogo il più tragico ma anche il più alto dei finali che rendono il romanzo di Jennifer Johnston un libro prezioso, potente e delicato allo stesso tempo.
Quanto manca per Babilonia? è uno fra quei romanzi che, davvero, si possono definire “indimenticabili”.
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