Ricetta del cuore in subbuglio
- Autore: Viola Ardone
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2021
Dopo il grande successo di pubblico che ha riscosso Il treno dei bambini e la notorietà ottenuta dalla sua autrice, la scrittrice napoletana Viola Ardone, ecco che il suo primo romanzo del 2012 viene ripubblicato da Salani, per riscoprire la prima ispirazione della scrittrice, le sue origini letterarie, che non somigliano al romanzo che l’ha affermata brillantemente nel 2019. Ricetta del cuore in subbuglio è la storia complessa di una crescita, di una rimozione, di una grande solitudine e di un’altrettanta sofferenza psicologica.
Il libro sembra contenere due diverse storie, due identità, un prima e un dopo che non è stato ancora possibile ricucire. Una bambina napoletana che vive in una famiglia disfunzionale, dove c’è silenzio, ostilità, contrasto. La piccola Dafne percepisce con istintiva consapevolezza che qualcosa non è andato bene nella sua famiglia: lei e suo fratellino vivono un po’ sospesi, come in una vaga attesa di svelamento di un mistero che in realtà rimane tale. Poi c’è il racconto in prima persona della Dafne adulta: è arrivata a Milano, lavora presso un prestigioso studio di progettazione dove la sua laurea in architettura conta molto nella sua affermazione professionale.
È fissata con la matematica, Dafne, la sua testa è piena di calcoli maniacali, di proiezioni, di equazioni, di incognite da ricercare, di schemi rigidi su cui incanalare la sua vita. È sola, raggelata, distante, impermeabile ai sentimenti Dafne, ma non sa cercare aiuto. Gli incontri con una psicoterapeuta non la soddisfano, anzi coltiva una forte ostilità nei confronti della dottoressa da cui non si sente compresa nelle sue manifeste nevrosi.
A me è piaciuta di più la scrittura di Viola Ardone quando parla dell’infanzia napoletana, delle abitudini, delle ricette, dei modi di dire, di una piccola atmosfera familiare, sociale, scolastica, di cui lei, piccola, stenta a capire i risvolti ma di cui acquisisce con acuta sensibilità le dinamiche divergenti. L’elegante professionista emigrata a Milano, tacchi alti e abiti di firma, che riceve le attenzioni dell’ingegnere, capo del progetto di cui è incaricata, è lontana in modo siderale dalla bambina che giocava a mattonelle, saltando da una all’altra senza mai toccare il bordo, che amava la pasta al forno con la besciamella che finiva troppo spesso nella spazzatura per i litigi di sua madre Marina con il marito; perché c’erano davvero gravi problemi in casa di cui lei non riusciva a capire la gravità, né il significato di parole astruse, prematuro, ad esempio. Dafne riversa il suo amore sulla bambola Dalia, sulle “barbi”, e anche quando sarà un’adulta piena di progetti non riuscirà per molto tempo a ricordare quella bambina che è sepolta nel ghiaccio della sua coscienza.
Quando tornerà a Napoli per seppellire l’amata nonna, compagna affettuosa della sua travagliata infanzia, non riuscirà a far pace con quel mondo, da cui pensa di aver misurato le distanze geometriche, attraverso i suoi teoremi mentali, i suoi calcoli complessi, i suoi ragionamenti razionali che la tengono al riparo dalla realtà. C’è un Natale che dovrebbe riunire la famiglia nel finale del romanzo, una riunione ardua da mettere insieme, un finale che mette in scena le figure geometriche così care al personaggio, poliedri, sfere, secanti, che dimostrano ancora una volta, tornando all’incipit del romanzo, che “Sommare sottrarre dividere moltiplicare. I numeri sono la religione degli scettici” non è un’affermazione sempre valida, la vita propone della varianti impreviste: l’esito di un test di gravidanza può cambiare la vita, “un muto oracolo che avrebbe stabilito Cosa e Come e Quando”. Le due metà di Dafne potranno finalmente ritrovarsi? Ricetta del cuore in subbuglio non sembra dare risposte certe, lasciandoci preda di una forma di inquietudine.
La ricetta del cuore in subbuglio
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