Ritornare alla natura. Le opere di Giada Luce tra ecologia, matricentrismo e spiritualità
- Autore: Marco Piracci
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
È uscito in questi giorni Ritornare alla natura. Le opere di Giada Luce tra ecologia, matricentrismo e spiritualità (Golena Edizioni, 2020) un pamphlet incentrato sulle opere e il pensiero di Giada Coniglione, in arte Giada Luce, un’eco-artista abitante a Cerveteri molto sensibile alle tematiche ecologiche e fortemente legata al proprio territorio. L’autore del testo, che contiene anche un’intervista a Luce, è Marco Piracci, uno dei teorici più originali all’interno del panorama dell’ecologia radicale e libertaria, conosciuto soprattutto per il suo saggio Anarchia Verde (Bepress, 2016) e per i numerosi articoli di critica al transumanismo pubblicati sul mensile A-rivista. Il volume inizia con un’ esaustiva e flautata descrizione del pensiero della pittrice ceretana:
voler spiegare o riassumere il pensiero di Giada Luce è un po’ come voler tenere l’acqua del mare sul palmo di una mano. Per quanto ci si provi, per quanto ci si impegni, l’acqua scivola via, non la si può trattenere. Allo stesso modo il pensiero di questa giovane pittrice non può essere inserito nei nostri solidi schemi razionalisti, non può essere concettualizzato, né può essere catturato da quelle gabbie mentali che questa società ha così tanto contribuito a realizzare.
Il testo si sofferma, poi, sul rapporto che Luce ha con i propri dipinti. Qui emerge subito, in maniera apodittica e dirompente, la sua forte sensibilità. Una sensibilità che tratteggia nella nostra mente anche uno scenario di estrema fragilità:
Quando dipingo entro in un’altra dimensione… quindi i pensieri non ci sono… tutto diventa più chiaro. È una connessione che va oltre il momento. Guarigione… quando dipingo sento di guarire.
La dimensione fortemente individuale ed egoistica in cui vivono le persone occidentali le ha sospinte verso un contesto allarmistico non solo per la crescita esponenziale del malessere interiore, ma anche per il grado di distruzione dell’ambiente: grado di distruzione neanche lontanamente immaginabile in altre fasi storiche. L’epoca del progresso tecnologico e del trionfo della scienza si sta così rivelando l’antitesi di quello che finora ha promesso: abitiamo nelle società più eteronome della storia umana, sottomessi alle leggi della tecnoscienza, imprigionati nelle reti della dittatura delle multinazionali e dei mercati finanziari. Ma abbiamo delle scelte, possiamo ancora volgere il nostro sguardo sia verso quelle società che in passato hanno mantenuto un forte legame con la natura e con chiari valori di uguaglianza e cooperazione, sia verso quelle eco-comunità che ancora oggi ci forniscono la prova tangibile che un altro mondo, oltre a essere ogni giorno che passa sempre più necessario, è anche conseguibile.
Nel testo la riflessione si incentra, dunque, su alcune eco-comunità come quella degli hopi, degli inuit, degli aymara o degli indigeni messicani. I loro pilastri, come il minimo irriducibile, il matricentrismo, il senso del limite e la pratica dell’usufrutto, ci mostrano delle realtà sociali più belle della nostra, perché più vicine alla natura, più libere, più giuste. Il volume si sofferma, poi, su alcune correnti dell’ecologismo contemporaneo mettendo in evidenza come spesso le risposte che queste cercano siano alla nostra portata. Contro ipotesi apocalittiche e catastrofiste, l’eco-artista ceretana è netta:
Io credo che in quest’epoca sia assolutamente necessario stare attenti a come approcciamo al quotidiano… utilizzare parole positive, utilizzare messaggi d’amore, di fratellanza, di crescita interiore. Una crescita che dobbiamo fare singolarmente per poter raggiungere la serenità e capire che l’altro non è che noi stessi.
Un testo, insomma, questo Ritornare alla natura, breve ma stimolante, conciso ma profondo. Se questa realtà non ci piace, guardiamo da un’altra parte, iniziamo a vivere e viverci diversamente… perché in fondo la vita è Luce.
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