Ritorno all’isola delle donne
- Autore: Molly Aitken
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2021
Bellissima storia di Oona e di sua madre Mary, di Oona e di sua figlia Joyce e dei rapporti contrastanti madre e figlia, tremendamente complessi e contornati da rabbia, amore, tenerezza e sensi di colpa. Ritorno all’isola delle donne (Garzanti, 2021, traduzione di Alba Bariffi) è il romanzo d’esordio, con il quale ha vinto numerosi premi letterari, di Molly Aitken, una giovane scrittrice scozzese cresciuta in Irlanda dove ha studiato Letteratura all’Università di Galway. Un romanzo con una grande capacità nell’evocare un mondo magico di streghe e di tempeste, di angeli e fate, su di un’isola immaginaria irlandese chiamata Inis, fatta di rocce battute dal vento.
Con Oona, la protagonista, tra mito e folclore celtico, e una prosa profondamente lirica, l’autrice ben narra alcune dure realtà legate alla vita delle donne: violenza sessuale, aborto, depressione. Ritorno all’isola delle donne è una storia senza tempo commovente, affascinante, sulla maternità, sulla libertà, sulle donne e sulle loro passioni e anche sui segreti celati.
"Sull’isola, il mare era ciò che separava le donne dagli uomini. Le donne non venivano prese dall’acqua. Le madri erano prosciugate dal versare lacrime sui corpi dei figli morti. Le nonne svanivano, e le ragazze affogavano nelle maree di sangue del parto. Gli uomini combattevano la morte sul mare, le donne dentro casa."
Sull’isola si narrava che i folletti del mare rapissero i maschi e quando nacque Oona, la mamma Mary non disse altro che era una bambina bellissima; che una figlia avrebbe avuto bisogno della madre, non come i maschi; che una figlia non sarebbe affogata e non sarebbe andata mai via. È ciò che ricordava Oona, pensierosa perché di sua figlia Joyce non aveva più notizie da giorni, assente anche alle lezioni all’Università. La sensazione di perderla era identica a quando era piccola, anzi ancor peggio perché essendo adulta poteva scegliere di non tornare più. Sua figlia era svanita nel nulla e il fatto la costringerà ad affrontare il suo passato.
Oona già da bambina sapeva di voler sfuggire alla vita dell’isola, e giunta l’occasione andò via da Inis con indosso il vestito che si era cucito, lasciando dietro di sé la sua casa e la Bibbia. Era forte il desiderio di allontanarsi dalle giornate sempre uguali, trascorse nella preghiera, nell’alzarsi all’alba e provvedere, dopo che gli uomini erano andati via, alle pulizie, a prendere il letame per il fuoco per risparmiare la torba per la sera, a rammendare, a filare e ad attendere l’arrivo del padre e dei fratelli. Le donne non andavano via dall’isola, le ripeteva la mamma, le ragazze restavano a casa fino a quando non diventavano esse stesse madri.
Il reverendo Finnegan ricordava in chiesa ogni domenica nelle sue omelie che tutti gli uomini erano peccatori ma le donne erano le peggiori; la radice di ogni male. Al ritorno da scuola con in volto la felicità per ciò che imparava, per le tante conoscenze, la mamma la puniva obbligandola a stare in ginocchio a pregare. Oona correva con la fantasia e immaginava una nuova vita in un nuovo paese, lontana dalla dura vita domestica. Voleva sentirsi libera come i suoi fratelli, come lo era Aislinn, la giovane vedova che danzava nuda nel mare e che partorì un bambino fatato in una notte di tempesta. Sognava di fuggire, e arrivò Pat, un giovane turista americano che divenne suo marito, con il quale si imbarcò con destinazione Ottawa.
Dopo venti anni Oona doveva capire dove fosse Joyce e perché fosse andata via. Si interrogava, e i pensieri correvano alla sua isola, alla baita un posto fuori dal tempo, al viso di sua figlia che osservava fin da quando era piccola cercando di scorgere quale sorriso isolano potesse apparire. Joyce sarà andata in Irlanda, avrà percorso la sua stessa rotta, sarà lì sulle coste dell’isola dove tutto ebbe inizio, su quell’’isola rimasta uguale a quando l’aveva lasciata. Oona cercherà le sue risposte guardando l’orizzonte e in quel cielo, dimenticato, increspato di nuvole che correvano verso le montagne del Claire, al Connemara e oltre, nel suo percorso di vita, a quando una volta diventata donna aveva eretto gli stessi muri sentimentali tra se stessa e sua figlia.
“Una volta Joyce era solo un peso sul mio petto, un calore. La vita era solo io, Pat e una bimba in braccio; poi all’improvviso eccola in piedi, a vociare opinioni e pensieri suoi, e ho avuto paura per lei.“
Coinvolgente, intensa, Ritorno all’isola delle donne è una lettura che consacra una giovane autrice alla letteratura irlandese contemporanea ed è, come lei scrive nelle pagine conclusive del libro, un viaggio magico nella scrittura per il quale ringrazia Oona.
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