Scrublands Noir di Chris Hammer

Chi è davvero il sedicente sacerdote Byron Swift? E perché, in un’afosa giornata qualunque, nella cittadina australiana di Riversend, si mette a sparare sulla folla dalla cima della scalinata della sua chiesa, uccidendo cinque persone e finendo a sua volta ucciso da un solerte poliziotto?
A queste domande è chiamato a dare una risposta il giornalista investigativo che più investigativo non si può Martin Scardsen, che la sua testata, il Sidney Morning Herald, ha spedito sul luogo del terribile, quintuplice delitto allo scopo di fare un resoconto della situazione, a un anno dalla strage: Riversend, ovvero la cittadina che fa da sfondo a Scrublands Noir di Chris Hammer (Neri Pozza, 2021, trad. A. Biavasco e V. Guani).

In realtà a Riversend nessuno sembra più avere domande da porsi: il responsabile è stato ucciso e la ragione del gesto viene fatta ricondurre ai presunti atti di pedofilia di cui l’assassino si sarebbe macchiato in precedenza, mai provati del tutto e in cui nessuno, in realtà, sembra credere davvero.
Naturalmente Scardsen, una volta annusata l’aria, intuisce subito che c’è ancora molto da capire e da raccontare e si mette subito al lavoro.

Nel frattempo gli capita un po’ di tutto: salva, comportandosi da eroe, due cittadini di Riversend; s’innamora, con alterne fortune, della bella del paese; cade in errori ed è vittima di depistaggi che minano seriamente la sua credibilità di cronista (con un passato di inviato di guerra in cui ha rischiato seriamente la vita), tanto da essere licenziato in tronco dal suo giornale e fino alla piena riabilitazione umana e professionale, allorché riuscirà a svelare i misteri irrisolti di Riversend, rispetto ai quali è qui doveroso mantenere un rigoroso riserbo onde evitare di rovinare la sorpresa al lettore.

Scritto con uno stile asciutto e immediato, sulla falsariga di un vero reportage giornalistico, Scrublands Noir si inserisce in quel filone del genere giallo-thriller in cui il colpevole è noto e indiscusso fin dall’inizio e l’indagine si incentra esclusivamente, “a ritroso”, sulle ragioni che lo hanno portato a compiere il delitto (in questo caso plurimo) di cui si è macchiato.
Va da sé che questo tipo di indagine si muove anche e soprattutto nel campo delle motivazioni psicologiche che hanno determinato l’assassino ad agire fino all’esito di sangue da cui trae spunto tutta la vicenda, motivazioni psicologiche che affondano le loro radici in un passato turbolento e inquietante che finirà per riaffiorare a mano a mano che ci si inoltra nella lettura.

Ma questo romanzo rappresenta anche un’occasione per conoscere da vicino, sia pure virtualmente, una regione della lontana Australia, la Riverina, che ha nelle Scrublands citate nel titolo il suo territorio più arido, inospitale e, per certi versi, misterioso. Un luogo perfetto per ambientare una storia di morte e redenzione come questa, dove tutti gli abitanti del minuscolo villaggio sembrano avere segreti da nascondere, paure inconfessabili, verità di comodo in cui far finta di credere, perché scavare a fondo nei propri dubbi e nelle proprie improbabili certezze potrebbe rivelarsi assai pericoloso.