Segnali di fumo
- Autore: Andrea Camilleri
- Casa editrice: UTET
- Anno di pubblicazione: 2014
Quasi annotazioni diaristiche, non datate e progressivamente numerate, i “Segnali di fumo” (UTET, 2014) che Andrea Camilleri ha raccolto a mo’ di incisiva narrazione. I testi, che hanno la fulminante brevità del flash, sono complessivamente 142, di cui quarantotto sono comparsi sulla “Domenica” de “Il Sole 24 ore” nella rubrica Posacenere tra il novembre 2011 e il dicembre 2012. Camilleri, si sa, ha una grande capacità affabulatoria: narra conversando come se avesse davanti a sé chi l’ascolta. L’accordo comunicativo non si presta a fraintendimenti per l’immediatezza e la semplicità disarmante del linguaggio usato. Il lettore, leggendo questo libro, dialoga con i pensieri dell’Autore che lo contagiano, avverte sensazioni, prova sentimenti ed emozioni attraverso il fascino di un raccontare pacato, disteso, familiare. Al lettore, stavolta, non occorrono particolari conoscenze storiche e socio-antropologiche per la decifrazione dei brani proposti: gli basta la particolare attitudine dell’empatia come affabile interazione con i vissuti del’altro da sé e la disponibilità all’ascolto, essenziale alla compartecipazione che spinge all’elaborazione di ulteriori riflessioni. Tanti piccoli testi, dunque, che sanno offrire i tratti specifici della personalità dello scrittore di Montalbano: stili di vita in bilico fra “senso” e “ragione”, comportamenti segnati dalla presenza degli affetti in contrapposizione all’avidità dei beni di consumo, incontri, aneddoti divertenti e sapienziali che si alimentano di esperienze dirette. Si potrebbe parlare di una narrativa naturale in riferimento a quella del racconto detto oralmente che si svolge secondo l’estro del momento. Non a caso è lo stesso Camilleri a essersi attribuito il ruolo di contastorie. In altre circostanze, egli stesso ha definito così il suo modo di colloquiare:
“E’ un mio difetto questo di considerare la scrittura allo stesso modo del parlare (…) ho bisogno d’immaginarmi attorno quei quattro o cinque amici che mi restano stare a sentirmi, a seguirmi, mentre lascio il filo del discorso principale, ne agguanto un altro capo, lo tengo canticchia, me lo perdo, , torno all’argomento”.
Stavolta non sono presenti digressioni, data l’essenzialità dei brani: la chiarezza espositiva delle opinioni, funzionale al bisogno di raccontare e di essere ascoltato, è abbastanza lineare su argomenti ad ampio raggio, attuali o meno, condotti anche sul filo dell’ironia ora tagliente ora affettuosa (talora asseconda certe banalità, altre volte pone in discussione modi di dire che si tramandano come vangelo). Nel libro si ritrova il piacere degli incontri con personaggi sconosciuti o famosi. Sono pure indicati i grandi scrittori che l’hanno formato: da Pirandello a Vittorini, da Malraux a Roth e Tabucchi per citare soltanto alcuni nomi. Suggestive risultano le considerazioni sulla scrittura, le riflessioni sul flusso eracliteo del tempo e sugli anni che avanzano, nonché sulle vicende politiche in un contesto dove sono assenti idee nuove (non sono un fatto anagrafico le idee, egli afferma) e stabili valori, mentre dilaganti gli appaiono la corruzione e la volgarità, il populismo becero, il non decoro e la povertà intellettuale di troppi «politici senza onore». Conseguenza dello squallore sono la disoccupazione crescente, i conflitti sociali e la decadenza del Paese sul piano economico, oltre che dei costumi. Per concludere, pare di poter dire che scopo di queste conversazioni è quello di indurre alla riflessione e di agire sulle coscienze.
Segnali di fumo
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