Smarrita di Federica Orsida

Mi chiamo Sophie, il mio nome è banale, scontato, come me del resto.

Con queste parole inizia il racconto di questa ragazza come tutte le altre, la cui breve vita ha conosciuto già dolori grandi, amarezze e delusioni, ma che si sforza di guardare al futuro come ogni giovane dovrebbe fare, con allegria e spensieratezza. Le amiche le stanno vicino, la coinvolgono, la fanno sentire importante, quelle compagne di università con cui si condivide tutto, anche il bagno da utilizzare a turno, e così si finisce per conoscersi in profondità e scorgere, l’una negli occhi dell’altra, il guizzare della propria vita e il vacillare dei sentimenti che inondano l’anima. Una di loro si chiama appunto Hope, "speranza", e vive attaccata al telefono e al computer per tenere strette le fila di un amore distante, che non vede l’ora di raggiungere attraversando l’Oceano.

Poi il tempo passa e sana ogni piaga, ma, come sbucato dal nulla, appare lui, il bel tenebroso dal nome esotico e significativo, Damon, una sorta di demone tentatore che ammalia, cattura, calamita. Uno di quei tipici uomini che non devono chiedere mai, anche se non hanno usato il famoso deodorante, che scrivono il loro numero sul braccio della ragazza, tanto sanno che quella non farà una doccia appena arrivata a casa.

Il principe in questione non è esattamente di un azzurro cristallino, ma pieno di anfratti e zone d’ombra, il suo cielo è solcato velocemente da nubi che un cuore di lei, che si sta pericolosamente innamorando, non riesce a vedere. Per quanto l’uomo stesso la metta in guardia (e lo stesso tentano di fare tutte le amiche), Sophie si immerge in quelle torbide acque completamente ed è inevitabilmente portata a soffrire sin nel profondo. Così la nostra protagonista sarà una "Smarrita", come già ci svela il lapidario titolo del libro scritto da Federica Orsida ed edito da David and Matthaus nel 2014.

Lui nasconde terribili segreti che gli hanno indurito l’anima e che si sveleranno per la tenera protagonista, come per il lettore, solo nelle battute finali quando Damon potrà prendere la parola tra le pagine ed esprimere se stesso, aprire il suo cuore come sul lettino dello psichiatra così da lasciarsi, in qualche modo, assolvere per aver "maltrattato" la nostra eroina.

Questo romanzo, scritto con un linguaggio scorrevole e lineare ma capace di giungere con metodo alla descrizione dei vari stati d’animo e delle situazioni, troverà i consensi di molte donne, giovani ma non solo, poiché ognuna di noi, prima di trovare il suo equilibrio e la sua felicità (lo auguro a tutte) ha avuto modo di incrociare un Damon sul suo cammino, un uomo, in poche parole, che ha paura di amare e donarsi completamente, ma di cui non ci si riesce a liberare.

Così Sophie ci accompagna per mano e, in breve, ci ritroviamo trasformate in lei, nell’altalena eterna del cuore, nella sofferenza che si sovrappone alla gioia alla velocità della luce.
E io che sono una grande amante del cinema vedo già la storia scorrere sulla pellicola, magari un bel film italiano o francese con attori non famosi, con quelle scene fatte di primissimi piani di sguardi e di colonne sonore struggenti, che ci inumidiscono gli occhi.