Storia delle televisioni in Italia. Dagli esordi alle web tv
- Autore: Irene Piazzoni
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2014
Tele bla-bla dentro e fuori lo schermo made in Italy: in sessant’anni e spiccioli di vita gliene hanno dette/scritte di cotte e di crude, usando task force di aggettivi, analisi, anatemi, profezie, neologismi di senso uguale o contrario - pedagogica, cattiva maestra, oppio dei popoli (altro che religione!), orwelliana, bernabeiana, berlusconiana, specchio del paese.
Allargando i confini del discorso mi sa che David Cronemberg sulla televisione (meglio sulle ricadute ontologiche del consumo televisivo) la sapesse già lunga nel 1983, con l’esegesi della nuova carne rappresentata in “Videodrome”. Incubi all’americana (alla canadese a voler spaccare il capello) si dirà, alle nostre latitudini l’autoscopia è piuttosto opera di “Blob” che si impone anch’esso come una messa in scena dell’orrore. L’orrore mutuato in progress dalla cronaca (e dalla tv) quotidiana.
Fine inciso, e resta implicito che i toni adoperati da Irene Piazzoni per la sua “Storia delle televisioni in Italia. Dagli esordi alle web tv” (Carocci, 2014) sono di diverso taglio e spessore. Toni da accademia e da interprete seria della materia, per intenderci. Toni che calzano a pennello a un saggio che è anche un saggio di antropologia culturale e di costume: modi di vivere e di pensare di una Nazione divenuta grande oppure decaduta, di pari passo col crescere o il decadere delle televisioni. Mai come oggi il plurale è d’obbligo: al tempo di internet, reti satellitari e pay tv di “mamme” (tv) c’è n’è una folla.
A ciascuno il suo libero (?) palinsesto, la giusta dose di oppio via infotainment, di crescita o de-crescita giornaliere: dimmi cosa guardi e ti dirò chi sei, verrebbe da scrivere insistendo sulla strada degli slogan.
Il libro di Irene Piazzoni non tralascia alcun aspetto dell’avventura televisiva, in un piano-sequenza ideale che contempla le prove tecniche di intrattenimento degli albori e quelle globalizzate via web, la Rai monopolista e l’etere invece del sistema misto, non trascurando il focus dei suoi protagonisti - intellettuali, politici, partiti, artisti, imprenditori, dirigenti - che l’hanno resa, di volta in volta, grande, polemica, succube, impaurita, striminzita, volgare, istruttiva, comunque resa “incidente” nella vita di ciascuno.
“La televisione è un crocevia gremito: vi si incontrano in un complesso e mai conforme interagire sviluppi tecnologici, interessi economici, processi sociali, scenari culturali, impulsi creativi, mode, gusti, evoluzione del costume, dinamiche politiche e responsabilità istituzionali”.
Così comincia l’autrice: una premessa inconfutabile, sacrosanta, quasi lapalissiana, per uno studio tra i più esaustivi e stimolanti sul tema. Manca la parte teorica (alla Carlo Freccero, per capirci) ma non era nell’intento di questo saggio che si evolve per 300 pagine molto fitte lasciando a chi legge il compito eventuale del giudizio di valore. Costringendoci, piuttosto, al confronto irrinunciabile con uno dei linguaggi-cardine della contemporaneità.
Storia delle televisioni in Italia. Dagli esordi alle web tv
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