Sull’inutilità della destra
- Autore: Luigi Iannone
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
"La crisi contemporanea se da una parte indica l’esito storico di un processo planetario, dall’altra ci rivela l’inettitudine e la mediocrità delle classi dirigenti di Destra e di Sinistra. Entrambe arrese al monoteismo del mercato, quindi fintamente dicotomiche e perciò categorie inservibili. Ma se la Sinistra è totalmente ripiegata sulla difesa dei diritti civili, la Destra è riuscita a fare di peggio. Non solo ha messo definitivamente da parte l’idea che la competizione economica vada associata a forme istituzionalizzate di solidarietà (per esempio con l’economia sociale di mercato) e che la centralità della politica e la difesa della sovranità nazionale siano campi di azione irrinunciabili. Ma grazie ad un’orda di parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche, è stata in grado di bruciare in poche legislature entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani".
Nel suo recente pamphlet, Sull’inutilità della destra (Solfanelli, 2014), il noto saggista Luigi Iannone spiega come la destra abbia abbandonato ogni idea comunitaria e come la sinistra, concentrandosi acriticamente soltanto sulla rivendicazione dei diritti civili (Fusaro), abbia obliato ogni battaglia sociale genuflettendosi interamente al liberismo e al mondialismo. Il risultato di queste indecorose trasmutazioni sarebbe stato il finto antagonismo tra la destra e la sinistra, entrambe irretite dal "politicamente corretto" e schiave di una prospettiva miseramente elettoralistica funzionale alla preservazione dello status quo.
Ripudiando ogni riferimento al piano metapolitico e remando contro il suo stesso retroterra assiologico (sovranismo, giustizia sociale), la destra italiana avrebbe ceduto alle lusinghe del capitale finanziario senza opporsi minimamente – se non, a volte, a parole – alle politiche degli ignoti, e in gran parte non eletti, burocrati europei. Secondo Iannone la destra si sarebbe così dimostrata incapace di mettere sul campo i gravissimi problemi che attanagliano l’Italia e di risolverli sulla base di una piattaforma ideale parimenti solida e non dogmatica, parimenti conservatrice e rivoluzionaria – adoperando il celebre ossimoro sorto in Germania dopo la Grande Guerra.
A parere dell’autore di Manifesto antimoderno (2010), la destra dovrebbe superare l’idea di un banale rinnovamento pragmatico che, puntando soltanto sul programma, sia utile esclusivamente alla vittoria elettorale o al mantenimento del potere.
Se per lo scrittore da un lato appare pressoché irrealistico perorare una posizione radicalmente anticapitalistica (e, solo su questo, mi permetto di dissentire), dall’altra, emerge la forte volontà di denunciare, finalmente senza paura, un sistema in cui i politici, per lo più incapaci e culturalmente pietosi, sarebbero veramente divenuti i camerieri dei banchieri (Pound).
L’ispirazione di fondo del saggio è pertanto la seguente: se è bene oltrepassare l’ideologia, ciò non deve significare tradire le idee. La destra che in nome di una riconciliazione nazionale è addirittura pervenuta a definire il fascismo quale “male assoluto”, da un lato dovrebbe certamente evitare di degenerare nello sterile nostalgismo condannandosi all’autoghettizzazione e a percentuali irrisorie, d’altra parte dovrebbe esporsi culturalmente, dovrebbe difendere con coraggio i propri valori e, dove possibile, anche la propria storia; dovrebbe inoltre rendere le idee progetti attualizzabili ma corroborare le stesse idee sulla scorta di quell’orizzonte alternativo all’interno del quale ebbe un senso la suggestione della terza via – né capitalismo né collettivismo.
Il libro di Iannone, ricco di stimoli e di felici intuizioni delle quali in una breve recensione non è possibile dare conto, ha l’indubbio merito di scandagliare la realtà politica italiana proponendo alla destra una catarsi, un ritorno, un futuro. Se né la destra né la sinistra sapranno ritrovare ognuna la propria ragion d’essere, il mercato trionferà - sulle macerie della nazione.
Sull'inutilità della destra
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