Sulle acque di Venetia
- Autore: Patrizia Marcato
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
In un tempo remoto, nella laguna dove l’Adriatico finisce o comincia, non era ancora grande la città delle meraviglie circondata e attraversata dalle acque. Tante isole, che oggi non ci sono più, formavano un insieme magico. Sulla più segreta, protetta dalla foschia e dalla superstizione, le madri insegnavano ai figli maschi il rispetto per le donne. Dovrebbe trattarsi di una solida realtà nella nostra società avanzata, ma è una favola, ammantata di mistero, raccontata da Patrizia Marcato e Giulio Maria Miglio nel romanzo Sulle acque di Venetia . È uscito ad agosto, nella collana Le meleagrine delle Edizioni il Prato (Saonara, Padova, 2021, 208 pagine), con la copertina e le tavole e mappe nel testo di Alessia Costantini.
Marcato e Miglio sono due sognatori. Lei è un’artista, molto impegnata anche nella sfida per la parità di genere. Veneziana del 1958, attrice, regista, performer, sceneggiatrice teatrale, insegna teatro ed espressione corporea. È anche sulle scene con la compagnia e associazione culturale “Attori per caso”. A quattro mani col marito Mauro Gazzato, ha pubblicato sempre per il Prato lo spiritoso e ironico Adamo ed Eva. Cronache dal paradiso terrestre, libro nato nel 2018 dal suo monologo teatrale Eva ha cinquant’anni e neanche Adamo scherza. In più, insieme a Giulio e altri due scrittori, ha firmato con lo pseudonimo collettivo Norah Gelbe due romanzi polizieschi e Gotico Venexiano (il Prato, 2018).
Miglio, milanese del 1951, cresciuto in Liguria e Friuli, appassionato della natura e laureato in agraria a Bologna, è votato ai ritmi slow, scrive lentamente, a penna, preferibilmente stilografica.
Sono lente e si muovono con cautela, tra le canne e la bassa vegetazione paludosa, anche le barche che trasportano Madre e il suo gruppo. Tredici donne e ventisette bambine e bambini, molti lattanti. Stanno fuggendo da un terrore e da una turpe tradizione: dagli sguardi duri dei loro uomini e dall’infame sacrificio che costringe da generazioni a immolare alla Strega Sommersa i nati nel primo quarto di luna. Un rito pagano propiziatorio, presso il gorgo incessante, nel plenilunio di sangue in laguna. “L’acqua dona, l’acqua prende”, la morte di uno per mantenere vivi gli altri. Tutte le donne prima di loro si sono arrese, col cuore straziato, non avevano avuto la forza di ribellarsi quando il loro figlio era stato il prezzo da pagare.
Ma la donna che ha cambiato per sempre il nome in Madre ha voltato le spalle agli uomini e all’offerta rituale crudele. Con la complicità dei monaci di fra Bastian, raggiungeranno l’isola segreta delle Femenae, dove vive in armonia una comunità di donne autonome, la Congrega delle Sorelle. Tra loro saranno al sicuro e potranno insegnare ai figli maschi a crescere forti dell’antica sapienza e a prendersi cura di madri e sorelle, come vuole la storia. Solo allora potranno avventurarsi verso la città sospesa sulle acque.
Andranno anche le figlie, una volta cresciute, a trovare uomini migliori con i quali generare bambini da avviare a un futuro sereno, senza superstizione e paura.
Gli abitanti delle paludi parlano con disprezzo e timore delle donne dell’isola introvabile. Credono a ogni sorta di leggenda, alle nebbie che proteggono quel luogo, alle pratiche inique che vi si consumano: prostituzione, contrabbando, riti occulti, omicidi. E lussuria sfrenata con gli uomini dispersi nella foschia, senza pensare che quelle donne si sono volute sottrarre alle voglie brutali di uomini che nemmeno le amavano.
Sull’isola delle Femenae, invece, Sorelle austere, al comando della Signora, si dedicano con serietà a tutte le attività utili a una comunità. Ospitano anche donne e bambini, che il barcaiolo Gustin vede uscire dalle abitazioni per raggiungere il refettorio comune. Hanno sguardi aperti, luminosi. Nessun sortilegio potrebbe regalare tanta serenità.
Gustin è stato inviato da fra Bastian a concordare il trasferimento del gruppo di Madre sull’isola segreta. Tutte vogliono unirsi alle Sorelle, nessuna ha preferito il monastero delle suore, San Maffio. Uomo di chiesa e di preghiera, il monaco vede tanta superstizione attorno a sé, ma sa bene che la priorità è dare un futuro a quelle donne, vittime ogni giorno dei loro uomini.
E quelli arrivano, battono al portone del convento, gridano che quelle “poco di buono” delle mogli sono nascoste certamente là dentro. Pensano che entrando le troveranno facilmente e potranno riportarle al villaggio, trascinandole per i capelli se necessario.
Il frate resiste, alterna inviti alla calma a minacce d’invocare l’ira di dio contro di loro, più temibile della maledizione della strega delle acque. Quando si decide a farli accedere, solo in pochi hanno il coraggio di entrare e cercare, ma non trovano che frati in preghiera nella cappella e non sentono pianti o voci di bambini.
Ammaliatrici, megere, fattucchiere, con quanti appellativi sono apostrofate le Sorelle, ma il cavaliere Ottilio da Cendeda, che incrocia il battello dove Malia è a prua di vedetta, è colpito da quella ragazza incantevole, con i capelli d’argento come la luna. Quella sarebbe una strega?
Sulle acque di Venetia
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